Tutto nacque anni fa, con la passione per gli zoanthus, poi dopo una parassitosi che colpì diverse colonie nella nostra vasca principale, l’interesse calò, e nel nostro nanoreef tenemmo solo piccole colonie. Poi all’improvviso l’anno scorso la passione pian piano riprese piede, forse intrigati anche dalla scoperta che gli Americani gli attribuiscono i più svariati e fantasiosi nomi …. Così poco dopo la fiera di Piacenza di Ottobre 2014, ci siamo messi all’opera per la creazione di un pico dedicato ai soli zoanthus, che fosse soprattutto una sorta di farm per vedere crescere questi piccoli coralli e allo stesso tempo un vero e proprio piccolo gioiello magnetico grazie alle stupende fluorescenze di coralli che spesso sono sottovalutati in vasche molto grandi, che in realtà invece riempiono di colori i nanoreef di tutto il mondo. La resa degli zoas in un pico dedicato si prospettava un’occasione irresistibile……che non ha tradito le aspettative! Ma parliamo della tecnica del nostro pico reef, per allestirlo abbiamo preso una vasca in acrilico TMC microhabitat 15 che nemmeno a farlo apposta è una perfetta riproduzione del nostro nanoreef che ci fa compagnia da anni, vicini sono bellissimi. La vaschetta al suo interno ha un piccolo skimmer a porosa (che abbiamo pensato di non utilizzare al momento), un riscaldatore e un vano pseudo sump con una pompetta da 300 lt/h che garantisce un buon movimento. Capitolo rocce: abbiamo utilizzato circa 2kg Caribsea life rock, ovvero rocce di aragonite che hanno già un bel colore violaceo che simula le coralline e a detta del produttore, inoculate con batteri; poi abbiamo aggiunto qualche altra roccietta viva (circa 200 gr) di varia provenienza e da una vasca avviata, inserite in uno dei tre vani della piccola sump. Sul fondo, considerando che gli zoas non temono particolarmente il carico organico, anzi ringraziano, abbiamo inserito fin da subito un fondo da meno di un cm di sabbia Hawaian Black della Caribsea, presa da una vasca già avviata, scelta anche scenografica per far risaltare i colori. Una volta scelto il posizionamento dell’unica grande roccia, abbiamo messo il fondo maturo, e finalmente l’acqua, 50 % di acqua del nostro nano avviato da anni e 50 % di acqua nuova preparata con sale Deep Blu. Per i cambi visto il litraggio esiguo, mezzo litro di acqua ogni due settimane sarà più che sufficiente.
Insieme ad amici del forum che si sono occupati di realizzazione e creazione dello spettro, siamo passati all’illuminazione; la mini plafoniera artigianale (stessa forma rettangolare della radion che illumina il nano avviato, dando definitivamente alla vaschetta l’aspetto di una sorta di “fratello minore” neo arrivato). La lampada monta 8 led da 3 w presi su aquastyle, in fase di progettazione nell’ottica di garantire benessere e crescita ai coralli erano stati preventivata come configurazione 1 White, 1 UV, 1 Actinic Violet, 2 Blu,1 Cyan, 1 Pink, dopo però diversi tentativi ci siamo accorti che volevamo una luce più blu e intensa, senza ovviamente rinunciare alla soluzione migliore per i coralli, simo quindi giunti alla configurazione finale che attualmente è composta dai seguenti led: 2 blu, 1 Actinic Violet, 1 UV, 4 Royal Blue. Se sarà comunque un buon compresso per la visualizzazione delle fluorescenze e la crescita lo scopriremo con il tempo.
Dopo poco più di tre settimane dall’avvio, in concomitanza con l’accensione della plafo, i primi test effettuati, a parte un po’ di fosfati non evidenziavano nitriti e nitrati < 2 per cui abbiamo inserito un po’ di talee di zoas, che si sono ambientate sin da subito; nelle foto seguenti potete vedere il risultato finale. Per alimentare gli zoas di questo nanetto utilizzeremo con un mix di UltraMin S + Ricordea / Zoanthus Food (entrambi Fauna Marin) preparato in una piccola boccetta, diluito con acqua osmotica, in modo poi da poterlo dosare a gocce. Adesso è ancora un po’ vuoto, ci sono solo i primi ospiti, quelli che si sono dimostrati più resistenti (punk roker, candy apple pink, red people eater, neon dragon eye, teal ring e i rossoblu ancora in via di identificazione) l’idea finale è quella di riempire la roccetta di colonie diverse con un’esplosione di colori. |