Le piante salmastre : inserimento e cure in acquario
Molti acquariofili sono convinti che una vasca salmastra debba per forza essere priva di piante e che l’ utilizzo di surrogati in plastica sia l’ unica strada percorribile.
E’ vero che la maggior parte delle piante d’ acquario in commercio non può sopravvivere in acqua fortemente salmastra, ma è altrettanto vero che, mantenendo la densità specifica al di sotto di un certo valore, possiamo introdurre e crescere con successo molte specie di piante acquatiche.
La piantumazione delle vasche, come tutti sanno, è benefica sotto molti punti di vista in quanto i vegetali contribuiscono ad arricchire l’ acqua di ossigeno sottraendo gli inquinanti, offrono rifugio e senso di protezione ai pinnuti, abbelliscono decisamente il layout.
Tra le molte controindicazioni all’ inserimento delle piante in acqua ad elevata salinità, la più importante è sicuramente l’ estrema povertà di anidride carbonica disciolta, che non può neppure essere immessa artificialmente per non compromettere il ph e la durezza cui i pesci sono molto sensibili.
Le piante che meglio tollerano l’ acqua salmastra sono quelle evolutesi nelle acque più dure, in grado quindi di utilizzare i carbonati presenti in soluzione come fonte di carbonio organico; tipicamente queste piante tollerano una densità specifica fino a 1,003.
Alcune altre specie, che andremo ora ad elencare e descrivere, possono essere immesse con successo in soluzioni a densità specifica fino a 1,005.
Piante che tollerano una densità specifica fino a 1,003
Anubias barteri
Comunissima epifita africana a crescita lenta, l’ anubias barteri è la pianta d’ acquario che tutti gli acquariofili, almeno una volta, hanno ospitato nelle proprie vasche e si comporta egregiamente in acqua a bassa salinità.
L’ anubias è indifferente al tipo di substrato scelto poiché non assorbe il nutrimento dalle radici, bensì attraverso le foglie direttamente dalla colonna d’ acqua; legata o incastrata fra le rocce o sui tronchi, vi si ancora in pochi mesi formando folti cespugli di foglie coriacee di un colore verde smeraldo intenso. Se la si lascia crescere senza potarla troppo frequentemente, non è raro vederla emettere dei piccoli fiori bianchi.
Si adatta a qualsiasi intensità luminosa; non di rado le basta la sola luce del giorno per sopravvivere.
Ceratophyllum demersum
Il ceratophyllum è una pianta che in natura può essere osservata ancorata al fondale, ma generalmente la sua forma tipica è un groviglio di germogli galleggianti a rapidissima crescita; è uno dei rifugi preferiti dai piccoli avannotti e offre un boccone succulento ai grandi pesci erbivori come i ciclidi e gli scatophagus.
Come l’ anubias, assorbe i nutrienti direttamente dall’ acqua e le radici, sottili e biancastre, solo occasionalmente raggiungono il fondo e servono unicamente per ancorare la pianta nella sua posizione.
E’ una formidabile utilizzatrice di nitrati e fosfati ed abbisogna di pochissima luce, caratteristiche che da sempre ne fanno la pianta ideale per vasche densamente popolate e/o in fase di avvio onde contrastare l’ infestazione algale.
Ceratopteris cornuta
La ceratopteris è una pianta a crescita rapida e assorbe nutrienti allo stesso modo del ceratopyllum, ma a differenza di quest’ ultimo richiede una forte illuminazione per crescere vigorosa.
Lasciata fluttuare sulla superficie, fornisce anch’ essa un ottimo riparo per i piccoli avannotti.
Anubias barteri, Ceratopteris cornuta, Ceratophyllyum demersum
Crinum
Il crinum è una pianta caratterizzata da un bulbo a forma di cipolla e da lunghe foglie nastriformi piuttosto coriacee di colore verde intenso.
Per la sua coltivazione è necessaria una buona illuminazione accompagnata da un fondo fertilizzato, utile per ospitare e nutrire adeguatamente l’ esteso apparato radicale.
Anche se si tratta di specie a crescita lenta, i crinum traggono notevole giovamento da una regolare fertilizzazione a base di ferro.
La varietà crinum thaianum può essere facilmente adattata ad un’ acqua leggermente salmastra, mentre i crinum calamistratum e pedunculatum in natura sono presenti prevalentemente in acqua salmastra, quindi tollerano anche salinità maggiori.
Cryptocoryne wendtii
La cryptocoryne wendtii è una delle poche varietà di cryptocoryne che tollera l’ ambiente salmastro.
Con i suoi cespugli folti e bassi è il rifugio ideale per piccoli pesci come i Ciclidi nani ed i Gobius, mentre le sue foglie tenere e delicate sono facile e sicura preda dei pesci più grandi.
Da evitare quindi in vasche con grandi Ciclidi o Scatophagus.
Hygrophila
La comune hygrophila polispermia e l’ hygrophila corimbosa possono essere adattate con successo all’ acqua salmastra.
Si consiglia l’ impiego di un fondo fertilizzato con laterite ed una luce adeguata, altrimenti gli steli si allungano e le foglie si ingialliscono, dando un aspetto trascurato e sciatto alla vasca.
Se coltivata in modo corretto e regolarmente potata, l’ hygrophila forma cespugli folti e di un verde brillante.
Grazie alla crescita molto veloce la pianta è un alleato prezioso contro nitrati e fosfati.
Vallisneria
Fra le piante d’ acqua dolce più utili agli acquariofili salmastri troviamo la vallisneria gigantea (americana) e la vallisneria asiatica.
Queste piante sono il rifugio prediletto dei grandi pesci predatori che amano rifugiarsi nella penombra facendosi accarezzare dalle lunghe foglie nastriformi mentre tendono le imboscate alle loro ignare prede.
In particolare i pesci arcieri vi si appostano regolarmente per dare la caccia agli insetti.
La vallisneria cresce bene anche in assenza di un fondo fertile, ma richiede una fertilizzazione anche blanda della colonna d’ acqua; se in salute emette continuamente stoloni.
Piante dell’ ambiente salmastro
Bacopa monnieri
Pianta a stelo dalle foglie tondeggianti e carnose, naturalmente presente in ambiente salmastro.Necessita di forte illuminazione e di fondo fertilizzato, adatta soprattutto ad acquariofili più esperti.
Echinodorus tenellus
Come la cryptocoryne è una pianta adatta ai piccoli pesci; necessita di un buon fondo fertile e di una illuminazione intensa, ma non è particolarmente esigente.
Stolona abbondantemente una volta acclimatata, formando un fitto tappeto.
Lilaeopsis brasiliensis
Pianta relativamente esigente, richiede fondo fertile e luce molto intensa. Crea un tappeto più fitto e compatto del tenellus ed è adatta a colonizzare estese aree della vasca. E’ particolarmente d’ effetto associata a specie di piccola taglia come gobius e ciclidi nani.
Microsorium pteropus
E’ considerata da gran parte degli acquariofili salmastri il meglio sulla piazza, grazie alle esigenze estremamente ridotte ed ala sua resistenza alla salinità.
Essendo epifita cresce anche senza un fondo, abbarbicata a rocce o legni, in tutte le condizioni di luce.
Il sapore sgradevole delle sue foglie tiene lontani gli occasionali fitofagi, ma si sconsiglia di introdurla insieme a pesci erbivori abituali quali gli Scatophagus, poiché ingerita in quantità è tossica.
Vesicularia dubyana
Il muschio di Giava può essere gradualmente adattato all’ ambiente salmastro e, nei grandi estuari del sud-est asiatico, può essere rinvenuto naturalmente in acqua ad elevata salinità.
Pianta epifita a crescita lenta, è il rifugio prediletto degli avannotti essendo un fitto rifugio e poiché fra i suoi germogli ospita una miriade di microorganismi appetitosi.
Non richiede forte illuminazione; una massima recita … se c’ è abbastanza luce per vederlo, c’ è abbastanza luce per crescerlo.
Mangrovia
La regina degli estuari e delle paludi costiere di tre continenti è una pianta estremamente robusta, adattabile ed affascinante.
Le sue radici sono in grado di far presa e di nutrirsi in acqua dolce, salmastra e persino marina, grazie alla capacità della pianta di filtrare il sale dalla linfa ed espellere quello in eccesso in forma cristallina dagli stomi delle foglie.
La mangrovia è un vero e proprio albero, e può quindi essere introdotta in vasche di grandi/grandissime dimensioni, oppure in vasche più piccole per limitati periodi di tempo. Fortunatamente la sua crescita è piuttosto lenta in acquario, il suo sviluppo può quindi essere agevolmente controllato con opportune potature.
Le sue proprietà depurative e di assorbimento delle sostanze inquinanti ne fanno un poderoso strumento nelle mani degli acquariofili e, in alcuni casi, possono addirittura sostituire l’apparato filtrante.
La mangrovia necessita di una vasca aperta o, nel caso di un acquario dedicato ai Perioftalmi o ai crostacei, di una vasca chiusa ma riempita solo per 1/3.
Le sue foglie infatti non sopportano la vita sommersa e abbisognano di abbondante illuminazione (l’ideale è una lampada HQI), mentre le radici possono essere affondate in un substrato morbido (sabbia o fango in natura) o ancorate a rocce (in questo secondo caso le radici si avvinghiano alla roccia con un effetto estetico fenomenale).
ATTENZIONE: adottate accorgimenti per fare in modo che le radici di mangrovia non raggiungano le sigillature della vasca, altrimenti correte il rischio che il vostro acquario si apra.
Aspetto della foresta di mangrovie con la bassa marea