Introduzione all’acquario d’acqua salmastraL’ articolo che segue ha lo scopo di presentare a grandi linee le caratteristiche salienti (è proprio il caso di dirlo) degli ambienti salmastri sparsi nei cinque continenti, sia nella fascia tropicale che in quelle temperate. Elementi distintivi dei biotopi salmastriL’ambiente salmastro si trova fondamentalmente dove i corpi fluviali incontrano il mare, sia esso una palude costiera, un ampio estuario o l’ intricato delta di un grande fiume. La parola chiave che contraddistingue queste zone, ovunque esse si trovino attorno al globo, è CAMBIAMENTO. Il cambiamento è evidente a livello fisico macroscopico, si ripete quotidianamente quattro volte al giorno con il salire e il ridiscendere delle maree e diventa drastico se si osservano i valori chimico-fisici dell’ acqua quali il ph, la durezza, la temperatura e, soprattutto, la salinità. Brulicanti nella fanghiglia troviamo protozoi, alghe, vermi, piccoli crostacei, molluschi che filtrano l’ acqua e si cibano dei microorganismi, fungendo essi stessi da alimento per grandi crostacei, piccoli pesci, uccelli acquatici. Qui i grandi predatori marini non arrivano e, grazie alle variazioni di salinità ed al carattere paludoso dei terreni, nemmeno i predatori terrestri e di acqua dolce hanno vita facile; la vicinanza del mare inoltre mitiga le fluttuazioni di temperatura, evitando eccessivi surriscaldamenti estivi e diurni e repentini abbassamenti della temperatura invernale e notturna: gli ambienti salmastri sono oasi naturalmente protette per la fauna che vi trova rifugio e il perfetto habitat dove crescere copiose nidiate di nuovi nati. In generale gli abitanti delle zone interessate dalle maree si suddividono in due grandi categorie: gli animali che arrivano con l’ alta marea e si nutrono durante le ore in cui il livello dell’ acqua è elevato e gli animali che rimangono rintanati con l’ acqua alta aspettando di uscire sulle spianate di sabbia e fango create dal ritirarsi dell’ acqua durante la bassa marea. Della prima categoria fanno parte fondamentalmente i pesci, siano essi detrivori, mangiatori di microorganismi o predatori di molluschi e crostacei; della seconda categoria soprattutto i crostacei, alcuni rettili e gli uccelli acquatici. L’estuario delle mareeGli estuari sono i più comuni ambienti salmastri e si presentano ovunque un fiume si getti nel mare; si usa suddividere l’ estuario in superiore ed inferiore.
Canneti e paludi salmastreLe paludi coperte di canne e le praterie salmastre sono caratteristiche delle zone temperate; anche se sono tipiche negli estuari, non vengono loro associate poiché qui l’ unica acqua marina è portata in modo discontinuo dalle maree, mentre l’ acqua dolce vi giunge più frequentemente tramite le piene dei fiumi, le piogge, o circoscritte polle che sgorgano dal sottosuolo. Queste diverse influenze creano un ambiente salmastro con una predominanza dolce, meno accentuata nelle paludi coperte da vegetazione bassa e più accentuata nei canneti che crescono più lontani dalla costa e prediligono una salinità inferiore. Le comunità ittiche che vi si trovano sono prevalentemente costituite da pesci di piccola taglia che vivono nell’ acqua bassa e più dolce che ristagna durante la bassa marea (Gobidi, Killifish) e si nutrono di lumache, piccoli insetti e vermi del fango; per la maggior parte del tempo l’ unica acqua presente è quella dolce, mentre l’ acqua marina giunge qui solo al culmine dell’ alta marea; si tratta quindi di una zona intermedia le cui caratteristiche variano dalla palude dolce al basso fondale salmastro. La ricchezza di piccole prede attira qui per nutrirsi e per riprodursi innumerevoli specie di volatili.
Praterie sommerseIn contrasto con le paludi, le praterie sommerse sono per la maggior parte del tempo allagate dal mare ed emergono con varie modalità solo al culmine della bassa marea. La salinità minima è solitamente attorno alla metà di quella tipicamente marina, mentre per la maggior parte del tempo qui l’ acqua è ancora più salata di quella del mare, a causa della forte evaporazione. Qui sono predominanti le specie prettamente marine come alcuni Gobidi, i pesci piatti come le sogliole ed alcune razze, gli ippocampi e i pesci stecco, come lo Xenentodon Cancila.
Foreste di mangroviaEccoci giunti all’ ambiente salmastro tropicale per antonomasia, estremamente interessante dal punto di vista acquaristico e caratterizzato dalla onnipresente mangrovia, un albero meraviglioso con caratteristiche uniche di adattabilità. Le mangrovie sono presenti lungo tutta la fascia tropicale, dai caraibi alla Florida, dalle coste occidentali dell’ Africa, al sud-est asiatico, all’ Australia. Quelle che comunemente sono chiamate mangrovie in realtà appartengono a specie anche molto diverse fra loro, ciascuna adattata a particolari condizioni di salinità e substrato. La particolarità della mangrovia è di ricreare un complesso ecosistema sia sopra che sotto il pelo dell’ acqua, supportando e dando asilo a una enorme varietà di specie terrestri ed acquatiche (tanto per dirne una, in Indonesia alcune popolazioni di scimmie si sono evolute come esclusive abitatrici di questo habitat e si nutrono in prevalenza delle mangrovie stesse). I rami della mangrovia danno asilo ad insetti, uccelli, roditori e rettili, mentre le radici costituiscono un sicuro rifugio in cui crostacei, molluschi e piccoli pesci vivono e, soprattutto, possono riprodursi al riparo dai grandi predatori. Le più famose specie di pesci salmastri, quali gli Scatophagus, i Monodactilus e i pesci arcieri, sono prevalentemente residenti nelle foreste di mangrovie.
Flora e fauna salmastre di interesse acquaristicoI pesci salmastri: specie e classificazione L’ acqua marina normalmente contiene 35 grammi di sali per ogni litro di acqua, cioè una salinità del 35 per mille che viene tradotta nella pratica, senza unità di misura, come salinità pari a 35. L’ acqua dolce invece contiene una concentrazione di sali troppo bassa per variarne in modo misurabile la densità; per nostra convenzione l’ acqua dolce avrà salinità pari a zero. Possiamo anche definire la salinità utilizzando una diversa grandezza, la densità specifica; l’ acqua dolce per convenzione avrà una densità specifica di 1,000, mentre l’ acqua di mare di 1,035. I sali contenuti nell’ acqua marina sono per la maggior parte costituiti da cloruro di sodio, ma anche da carbonato di calcio, da sali di magnesio e di moltissimi altri elementi minori; in particolare il carbonato di calcio ha un forte effetto tampone che mantiene ph e durezza dell’ acqua marina su valori stabilmente elevati. Anche gli organismi acquatici contengono un ben determinato tenore salino nei propri tessuti (citoplasma cellulare), nel proprio sangue e nei propri fluidi corporei. La stragrande maggioranza degli invertebrati marini come molluschi, coralli ed artropodi mantiene una concentrazione di sali assolutamente identica a quella dell’ acqua di mare e quindi nessun passaggio osmotico caratterizza i loro semplici organismi, rendendoli tra l’ altro incapaci di tollerare anche minime fluttuazioni della salinità. I pesci invece non hanno il medesimo tenore salino dell’ acqua in cui nuotano e, per diffusione, tenderebbero spontaneamente a guadagnare sali perdendo acqua o viceversa. La diffusione è la legge fisica secondo cui, in una soluzione di più elementi, essi tendono a spostarsi da zone a concentrazione più elevata verso zone a minore concentrazione, fino a che il tenore delle diverse sostanze tende ad essere omogeneo in tutti i punti (ad esempio una goccia di inchiostro disciolta in acqua si diffonde da sé senza bisogno di mescolare in un breve lasso di tempo). Per sopravvivere quindi, i pesci marini devono spendere molte delle loro energie per espellere i sali e trattenere la necessaria quantità di acqua; ci riescono inghiottendo l’ acqua marina ed eliminando il cloruro di sodio attraverso cellule specializzate delle branchie e il carbonato di calcio attraverso l’ esigua quantità di urina che producono. I pesci d’ acqua dolce hanno invece il problema opposto, guadagnano infatti acqua perdendo sali e sono costretti ad produrre grandi quantità di urina pressoché priva dei sali, che invece vengono trattenuti. I pesci che hanno adattato in milioni di generazioni i loro corpi ai due ambienti e sono quindi incapaci di passare dall’ uno all’ altro sono detti stenoalini, cioè adatti ad un ristretto campo di salinità. I pesci salmastri invece sono differenti: sono detti eurialini, cioè tolleranti rispetto ad un ampio intervallo di salinità. Pensiamo ai pesci che vivono negli estuari e presidiano un ben determinato territorio come i Ciclidi; se il loro territorio si trova in una zona interessata dalle maree, la salinità che li interessa varia drasticamente per ben quattro volte al giorno! I pesi arcieri invece non sono legati ad un territorio, ma di giorno cacciano insetti nelle foreste di mangrovia ove predomina l’ acqua dolce, mentre durante le ore notturne trovano rifugio nelle più profonde acqua marine costiere. Pensiamo anche alle anguille ed ai salmoni, che utilizzano le acque dolci per il loro ciclo riproduttivo, alternandovi lunghi periodi di permanenza in mare. Non tutti i pesci che comunemente sono ritenuti salmastri tollerano i medesimi intervalli di valori, vediamo quindi di classificare le specie più comuni a seconda del loro grado di sopportazione della salinità. Pesci d’ acqua dolce che tollerano una moderata salinitàI pesci in questa lista sono fondamentalmente pesci d’ acqua dolce che tollerano indefinitamente una salinità fino a 3, cioè una densità specifica di 1.003. Essi possono essere allevati insieme a pesci più propriamente salmastri che però vogliono bassi valori di salinità, come pesci arcieri, alcuni Gobidi, alcuni flatfish. Vorrei sottolineare che i pesci indicati possono convivere per quanto riguarda le esigenze dei valori acqua, ma possono essere incompatibili per regime alimentare,dimensioni vasca richieste, territorialità, attitudine predatoria.
Aequidens Pulcher Xiphophorus Variatus Ictalurus Punctatus Pesci marini che tollerano acqua salmastraDiverse specie generalmente commercializzate come marine possono essere allevate con successo in acqua salmastra ad elevata salinità e fare da compagne per tipici pesci salmastri. Essendo tenuti in acqua marina, devono essere adattati con molta cautela e gradualità alla condizione di salinità ridotta, ma possono poi viverci per un tempo indefinitamente lungo. Una densità specifica adeguata va da 1,012 a 1,017 e l’ accostamento ad altre specie non può prescindere da considerazioni caratteriali, alimentari e predatorie. Pesci propriamente eurialini (adattabili)Le specie in questo elenco sono invece adattate a vivere egregiamente in un vasto campo di valori e in certi casi si spostano agevolmente dall’ acqua completamente dolce al mare aperto. Per questi pesci si consiglia di tenere una densità specifica variabile da 1,006 a 1,012. Le considerazioni di carattere comportamentale sono identiche a quanto scritto sopra.
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