Allevamento
I pesci giovani si acclimatano con più facilità all'habitat in acquario; viceversa, gli individui adulti stentano ad adattarsi e risultano aggressivi verso i propri simili; per quest'ultimo motivo è raccomandato non tenere più di un'esemplare nella stessa vasca.
Non vede di buon occhio anche altre specie di Acanturidi e, come Zebrasoma flavescens, difende il proprio territorio da eventuali intrusioni. con attacchi intimidatori e ricorrendo alla pulizia della zona di appartenenza.
Zebrasoma desjardinii è munito di una splendida pinna dorsale che esibisce a scopo d'intimidazione soltanto quando è spaventato.
Ai fini di un equilibrato e corretto allevamento della specie in cattività, bisogna ricorrere a mangime principalmente vegetale, con integrazioni di alimenti animali.
Per quanto concerne il regime alimentare vegetariano occorre utilizzare, in primo luogo alghe finemente tagliuzzate, non provenienti necessariamente dall'habitat marino, o introdurre in vasca rocce vive rivestite di fibre di tali vegetali (tale specie è in grado di contrastare efficacemente la crescita delle alghe verdi filamentose nell' acquario; purtroppo accetta difficilmente come cibo altri tipi di alghe infestanti come le cyanobatterie).
Alimenti sostitutivi o integrativi possono essere verdure, quali broccoli, spinaci, zucchine e piante acquatiche tenere.
Un ingrediente supplementare è il mangime secco commerciale di origine vegetale in granuli o scaglie.
La somministrazione di mangime animale (gamberetti, polpa di granchi, molluschi, artemie, ecc. ) deve essere piuttosto limitata.
Sono soggetti ad infezioni intestinali ed alla malattia dei puntini bianchi.
Non vede di buon occhio anche altre specie di Acanturidi e, come Zebrasoma flavescens, difende il proprio territorio da eventuali intrusioni. con attacchi intimidatori e ricorrendo alla pulizia della zona di appartenenza.
Zebrasoma desjardinii è munito di una splendida pinna dorsale che esibisce a scopo d'intimidazione soltanto quando è spaventato.
Ai fini di un equilibrato e corretto allevamento della specie in cattività, bisogna ricorrere a mangime principalmente vegetale, con integrazioni di alimenti animali.
Per quanto concerne il regime alimentare vegetariano occorre utilizzare, in primo luogo alghe finemente tagliuzzate, non provenienti necessariamente dall'habitat marino, o introdurre in vasca rocce vive rivestite di fibre di tali vegetali (tale specie è in grado di contrastare efficacemente la crescita delle alghe verdi filamentose nell' acquario; purtroppo accetta difficilmente come cibo altri tipi di alghe infestanti come le cyanobatterie).
Alimenti sostitutivi o integrativi possono essere verdure, quali broccoli, spinaci, zucchine e piante acquatiche tenere.
Un ingrediente supplementare è il mangime secco commerciale di origine vegetale in granuli o scaglie.
La somministrazione di mangime animale (gamberetti, polpa di granchi, molluschi, artemie, ecc. ) deve essere piuttosto limitata.
Sono soggetti ad infezioni intestinali ed alla malattia dei puntini bianchi.
Famiglia
Acanthuridae
Provenienza
Mar Rosso.
Temperatura
24-26°C
Lunghezza
Fino a circa 30 cm.
Biotopo
Vive in barriere coralline.
Comportamento
Vivono prevalentemente solitario: la parola branco non ha alcun significato per questa specie che solo occasionalmente vive in coppia.
Effettuano una minuziosa opera di pulizia e salvaguardia dell'habitat in cui risiedono, pertanto non c'è da stupirsi, se palesano una marcata aggressività nei confronti di conspecifici, ma anche di animali di taglia analoga.
Essi effettuano movimenti più calmi rispetto alle specie Acanthurus e Paracanthurus, in quanto tendono a districarsi tra i coralli con maggiore prudenza.
In età adulta gli esemplari si nutrono prevalentemente di alghe; l'assimilazione di tali vegetali è favorita dall'apparato intestinale piuttosto allungato, inoltre la particolare conformazione dentale, a forma di spatola seghettata, permette ad essi di tagliuzzare anche i campioni vegetali più piccoli (problematica, invece, la triturazione di piante lunghe), operazione che li vede impegnati per tutta la giornata.
Durante il periodo della riproduzione, nuotano compatti in modo frenetico, finchè al tramonto, gruppi sparuti di pesci abbandonano il branco per dirigersi verso la superficie, dove espellono le uova e lo sperma.
L'espulsione delle uova e dello sperma è probabilmente facilitata dalla diminuzione della pressione all'interno della vescica natatoria, quest'ultima operazione resa possibile dal moto rapido verso la superficie.
Le uova galleggiano sulla superficie marina con l'ausilio di una particolare goccia oleosa e in poco tempo si schiudono rivelando le larve.
Il tempo di sviluppo di queste ultime è di 26 ore e si manifesta in varie fasi: inizialmente la larva, lunga appena 2 mm, trae sostentamento, per alcuni giorni, dal sacco vitellino, dopodichè evolve al secondo stadio denominato Acronurus.
Dopo poche settimane, la larva assume le fattezze di un minuscolo pesciolino, lungo circa 20 mm, che si nutre principalmente di piccolissimi organismi planctonici.
Anatomicamente parlando, la larva Acronurus non è munita di squame bensì di listelli cornei posti verticalmente sui fianchi.
Essa ha un aspetto trasparente e presentano raggi veleniferi nella prima pinna dorsale, in quella anale, nonchè in quelle pettorali.
La livrea muta cromaticamente in modo definitivo quando l'animale raggiunge una lunghezza di circa una decina di cm.
Effettuano una minuziosa opera di pulizia e salvaguardia dell'habitat in cui risiedono, pertanto non c'è da stupirsi, se palesano una marcata aggressività nei confronti di conspecifici, ma anche di animali di taglia analoga.
Essi effettuano movimenti più calmi rispetto alle specie Acanthurus e Paracanthurus, in quanto tendono a districarsi tra i coralli con maggiore prudenza.
In età adulta gli esemplari si nutrono prevalentemente di alghe; l'assimilazione di tali vegetali è favorita dall'apparato intestinale piuttosto allungato, inoltre la particolare conformazione dentale, a forma di spatola seghettata, permette ad essi di tagliuzzare anche i campioni vegetali più piccoli (problematica, invece, la triturazione di piante lunghe), operazione che li vede impegnati per tutta la giornata.
Durante il periodo della riproduzione, nuotano compatti in modo frenetico, finchè al tramonto, gruppi sparuti di pesci abbandonano il branco per dirigersi verso la superficie, dove espellono le uova e lo sperma.
L'espulsione delle uova e dello sperma è probabilmente facilitata dalla diminuzione della pressione all'interno della vescica natatoria, quest'ultima operazione resa possibile dal moto rapido verso la superficie.
Le uova galleggiano sulla superficie marina con l'ausilio di una particolare goccia oleosa e in poco tempo si schiudono rivelando le larve.
Il tempo di sviluppo di queste ultime è di 26 ore e si manifesta in varie fasi: inizialmente la larva, lunga appena 2 mm, trae sostentamento, per alcuni giorni, dal sacco vitellino, dopodichè evolve al secondo stadio denominato Acronurus.
Dopo poche settimane, la larva assume le fattezze di un minuscolo pesciolino, lungo circa 20 mm, che si nutre principalmente di piccolissimi organismi planctonici.
Anatomicamente parlando, la larva Acronurus non è munita di squame bensì di listelli cornei posti verticalmente sui fianchi.
Essa ha un aspetto trasparente e presentano raggi veleniferi nella prima pinna dorsale, in quella anale, nonchè in quelle pettorali.
La livrea muta cromaticamente in modo definitivo quando l'animale raggiunge una lunghezza di circa una decina di cm.
Caratteristiche
Il corpo è di forma ovale ed è schiacciato sui fianchi; l'arto dorsale e anale denotano una base piuttosto allungata, mentre la fronte è inclinata.
Tale specie è munita di aculei affilati racchiusi in un solco, ai due lati del peduncolo caudale.
Quando queste lamette lamette sono alzate, costituiscono un valido strumento di offesa e difesa, rendendo particolarmente pericolosi gli attacchi laterali eseguiti con la coda.
Tramite le pinne pettorali, eseguono movimenti natatori di natura ondeggiante, a volte possono raggiungere un'elevata velocità. Questi arti vengono usati per pulire gli occhi e addirittura il capo, caratteristica ravvisabile anche in altri pesci come i Labridi e alcune specie della famiglia Nemipteridae.
Per muoversi in determinate direzioni, gli Acanturidi impiegano la pinna caudale come se fosse un timone.
Tale specie è munita di aculei affilati racchiusi in un solco, ai due lati del peduncolo caudale.
Quando queste lamette lamette sono alzate, costituiscono un valido strumento di offesa e difesa, rendendo particolarmente pericolosi gli attacchi laterali eseguiti con la coda.
Tramite le pinne pettorali, eseguono movimenti natatori di natura ondeggiante, a volte possono raggiungere un'elevata velocità. Questi arti vengono usati per pulire gli occhi e addirittura il capo, caratteristica ravvisabile anche in altri pesci come i Labridi e alcune specie della famiglia Nemipteridae.
Per muoversi in determinate direzioni, gli Acanturidi impiegano la pinna caudale come se fosse un timone.
Dimorfismo
-
Alimentazione
-
Particolarità
Qualora tale specie ingerisca alghe velenose, diventa temporaneamente portatrice dell'intossicazione di ciguatossina.
Densità
1022-1023
ValorePH
8.0-8.3