Il Cavalluccio Marino (Hippocampus hippocampus) è uno strano e curioso pesce – perché, chiariamolo subito, è di un pesce che si tratta, anche se un non addetto ai lavori può pensare, di primo acchito, che sia un crostaceo a causa della consistenza del suo corpo – che appartiene all’ordine dei Singnatiformi e alla famiglia dei Singnatidae, una famiglia numerosa con i suoi tanti generi e specie di Pesci ago (150) e Cavallucci marini (24), che anni fa insieme formavano l’ordine dei Lophobranchii.
Il nome del cavalluccio marino è dovuto alla forma delle branchie a ciuffo e appaiate.
Origine del cavalluccio marino
II Cavalluccio si trova i tutti i mari temperati, Mediterraneo compreso, e il luogo di origine si deduce dalla colorazione più o meno vivace.
L’ambiente in cui vive è lagunare o marino, con acqua a salinità varia, come quello lagunare o delle foci fluviali, da pochi metri di profondità fino al massimo di 25, a stretto contatto con il fondo, ricco di praterie di alghe, dove con la sua coda prensile si aggrappa a rocce, detriti, piante. Molto diffuso nelle barriere coralline e nelle praterie di fanerogame.
Aspetto del cavalluccio marino
Il nuovo nome Singnatidae derivante dal greco sta significare che le mascelle sono unite a formare un muso tubiforme con una bocca piccola senza denti. Il capo, dalle sembianze vagamente equine, forma un angolo retto con il corpo per mezzo di un corto collo.
Gli occhi si muovono indipendentemente fra di loro, come avviene nei camaleonti. I pesci appartenenti a questa famiglia hanno il corpo molto allungato, dai 12 ai 15 centimetri, non troppo grosso, tutto ricoperto di placche poligonali ossee che formano una specie di corazza, che serve da difesa.
La corazza è formata da sette creste longitudinali, di cui due sono dorsali, una ventrale, due per ogni lato del corpo e due sulla coda, molto mobile e prensile, che diventa sempre più sottile fino a terminare con la punta arrotondata.
La coda serve per afferrarsi a oggetti sul fondo e per afferrare la compagna durante l’accoppiamento. Nel maschio, la corazza scompare in corrispondenza dell’apertura del marsupio. È un nome di comodo, giacché il marsupio, che è una caratteristica del corpo delle femmine di un gruppo di mammiferi, ha tutta un’altra funzione., come si vedrà parlando della riproduzione del cavalluccio. Forse, sarebbe meglio chiamarlo contenitore incubatore o qualcosa di analogo; ma l’importante è intenderci.
Manca la pinna caudale, quella anale e piccolissima; le pinne pettorali, a forma di piccoli ventagli, sono appena dietro le aperture branchiali, mentre la pinna dorsale, altro ventaglietto, all’inizio della coda. La pinna dorsale serve per il movimento del pesce in avanti e le pettorali per quello verticale.
Colorazione del’Ippocampo
La colorazione dell’Ippocampo dipende dall’ambiente di vita e dal suo umore: le tonalità possono essere tendenti al rosso, al giallo, al verde, al marrone o addirittura al nero, con minutissime macchiette bianche su tutto il corpo; i suoi colori ne denunciano il luogo di origine. La durata della sua vita è fra i 4 e i 5 anni.
Cosa mangia il cavalluccio marino
L’Ippocampo si alimenta quasi esclusivamente con cibo vivo costituito da larve varie, crostacei, invertebrati, naturalmente di piccole dimensioni, pesci e uova di pesce, plancton, o anche con alghe. Il cibo è escavato nella sabbia di fondo, sfruttando il suo muso tubolare; un volta in bocca, il pesce fa una selezione, sputando ciò che non è commestibile.
Riproduzione del cavalluccio marino
Interessante notare come maschio e femmina restino sempre l’uno di fianco all’altra e che lo siano per tutta la vita: sono animali monogami, fatto abbastanza raro in natura. La riproduzione avviene diverse volte durante l’anno.
A fine della primavera e all’inizio dell’estate, i maschi iniziano a corteggiare le femmine, poi le coppie continuano toccandosi a vicenda e intrecciando le loro code prensili; alla fine, i due restano fermi così allacciati fino a quando l femmina non abbia scaricato tutto il suo contenuto di uova nella tasca incubatrice del maschio, mentre lui le feconda.
Quelle piccole sferette di colore intenso, aderiscono alle pareti interne della tasca che, nel frattempo, sono divenute villose e riccamente vascolarizzate. Dopo un periodo che può essere di diversi giorni, dalle uova sgusciano embrioni immaturi lunghi dai 6 ai 7 millimetri o poco più, che se ne restano al sicuro nella tasca che si è ulteriormente dilatata. Questi possono essere una trentina, quando i genitori sono giovani, ma quando essi sono maturi possono giungere fino a un paio di centinaia. Dopo 3 o 4 mesi e mezzo, gli avannotti sono pronti ad affrontare il mondo esterno e il maschio, li espelle, proiettandoli nell’ambiente circostante.
Sistemi di difesa dai predatori del cavalluccio marino
La capacità di cambiare colore, grazie alle sue cellule cromofore, gli consente di mimetizzarsi nell’ambiente, per cui per i predatori risulta difficile localizzarlo.
Quali sono i principali pericoli per il cavalluccio marino
È un pesce che, a causa della sua scarsa mobilità, costituisce una facile preda per chi desidera usarlo come pranzo, cioè per altri pesci, fra cui le razze, o per i crostacei come i granchi.
E fra i nemici c’è pure l’uomo, che lo caccia per immetterlo nel commercio degli animali vivi destinati agli acquari (e tutto sommato, a parte la perdita della libertà, lui guadagna nel senso che il cibo se lo trova bello e pronto, senza doverselo andare a cercare).
Un altro utilizzo del cavalluccio marino da parte dell’uomo è quello, purtroppo, a uso medicinale, e in questo caso, il destino non è dei migliori. Però, l’intervento umano sta rischiando di portarlo all’estinzione allo stato naturale; così, resterebbero in circolazione solamente esemplari allevati dall’uomo.
C’è solamente da augurarsi che l’uomo si renda conto che, quando una specie animale è in difficoltà, bisogna trovare il coraggio di smetterla di sfruttarla, per evitare che scompaia per sempre dalla Terra. Altrimenti capiterà quando è successo al Dodo, per esempio, cioè all’uccello endemico delle isole Mauritius, che, purtroppo per lui, era incapace di volare.
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