La nostra terra ha un cuore caldo. I vulcani, sono i punti dove il magma sotterraneo esce alla superficie, a volte con fenomeni eruttivi spettacolari. E questo più o meno lo sappiamo tutti.
Ma accanto ai vulcani esiste un vulcanismo detto secondario, che si realizza quando masse calde di magma riscaldano falde di acqua sotterranee o gas intrappolati nella crosta terrestre, causandone la fuoriuscita a volte con risultati spettacolari (pensiamo ai geyser). Le sorgenti di acque termali, calde e ricche di minerali, sono forse meno eclatanti ma in fondo più gradevoli.
Anche i fondali marini hanno fenomeni vulcanici imponenti, anche se meno noti, almeno al grande pubblico. E hanno fenomeni in tutto assimilabili alle terme che noi conosciamo. Si tratta di sorgenti di acqua calda e mineralizzata, che di solito ospitano ricche e diverse comunità batteriche. Il più delle volte i batteri sono capaci di demolire composti chimici, come il solfuro di idrogeno (responsabile della puzza di uovo marcio che i frequentatori di terme conoscono) ricavandone energia, attraverso un processo noto come chemiosintesi. A partire dagli anni ’70 la scienza si interessa a queste sorgenti termali sottomarine, dopo le prime scoperte spettacolari di sorgenti profonde, ricoperte da animali stranissimi ed endemici che si nutrono filtrando queste acque sature di batteri.
Le spugne alle terme
E veniamo a noi. Isola di Bangka, Nord Sulawesi. Siamo in pieno nel triangolo della biodiversità marina, in uno dei siti al mondo più interessanti per la possibilità di osservare tante specie diverse. Tra i fenomeni che caratterizzano la zona, sicuramente anche il vulcanismo occupa una posizione predominante, con crateri attivi, sorgenti termali, laghi che cambiano colore, e anche fenomeni subacquei. Tra le moltissime stranezze che la zona offre, una è proprio la presenza di diverse sorgenti termali subacquee.
Un gruppo di scienziati dell’Università di Genova, con a capo il prof. Bavestrello, sta studiando due sorgenti che si trovano a 20 e 25 m di profondità su un fondale sabbioso interrotto da affioramenti rocciosi, vicino al popolare sito di immersione noto come Paradise.
I primi risultati del loro lavoro hanno evidenziato come attorno alle terme si affollino spugne delle stesse specie che si trovano nelle acque attorno. Non c’è una spugna specifica adattata alle acque termali, ma ci sono molte specie che, pur vivendo bene di solito a temperature comprese tra 25 e 30°, amano l’acqua calda. E la amano sul serio, infatti le rocce attorno alla sorgente sono completamente ricoperte di spugne e la loro abbondanza decresce man mano che ci si allontana. È una situazione nuova e stimolante per il fotografo, molto particolare. Le spugne non sono grandi, spettacolari di per se. Decido di riprendere la realtà così come la vedono i miei occhi, ottenendo foto inconsuete, strane, che sembrano scattate attraverso un vetro smerigliato. In realtà l’effetto flou è dovuto alla diversa densità dell’acqua calda. Al di là del getto emergono sfocate macchie di colore rosso e giallo che corrispondono ad altrettante spugne.
Alla spugna piace caldo, insomma, e molto caldo anche. Il termometro che abbiamo inserito nella sabbia dimostra che l’acqua fuoriesce dal buco a una temperatura vicina ai 90°C, siamo vicini al punto di ebollizione dell’acqua. Si diluisce velocemente mischiandosi all’acqua di mare, ma vi assicuro che è impossibile tenere la mano nella parte centrale del getto senza ustionarsi. Le sorgenti favoriscono l’insediamento e la crescita di spugne in un’area di pochi metri intorno ad esse. L’ipotesi è che le acque termali ricche di silicati possano facilitare la crescita delle spugne, che hanno uno scheletro fatto per lo più di spicole silicee.
Resta il mistero su come le spugne, degli animali, possano sopportare l’alta temperatura che si misura nei sedimenti sui quali sono insediate. Qualsiasi altro animale alla lunga rimarrebbe lesso, loro no. È probabile che si isolino termicamente con un denso rivestimento di collagene basale, una specie di muta naturale.
Allontanandoci di poco dalla zona delle sorgenti, le spugne sono sempre dominanti in un paesaggio in cui però si alternano a ascidie, coralli, gorgonie nel consueto caos della biodiversità. Ospitano e nutrono grossi e grassi nudibranchi, su di loro si appoggiano gli antennaridi. Sinceramente non le noteremmo in una situazione normale, ma qui, nella zona delle terme, non possiamo fare a meno di pensare che, anche a distanza, siano in qualche modo stimolate dalle acque calde.
Paese vulcanico per eccellenza, l’Indonesia offre diversi spettacoli di questo tipo al subacqueo che ami osservare fenomeni insoliti. Più a nord il vulcano sommerso di Mahengetang, nelle isole Sangihe, emette in continuazione da un vero cratere un gas ricco di solfuri e di altri metalli. Il cratere in questo caso è privo di forme di vita visibili a occhio nudo, anche se l’abbondante biomassa batterica probabilmente spiega la proliferazione di vita nelle acque circostanti. Lungo le pendici sommerse del vulcano Sangeang, non lontano da Komodo, bolle di gas fuoriescono dalla sabbia, in alcuni punti decisamente calda.
di Massimo Boyer
Questo è il punto di vista dell’ecologia, su quanto succede in ambiente naturale. L’acquario è un ecosistema artificiale in miniatura, dove cerchiamo comunque di riprodurre le dinamiche naturali. Riteniamo che uno sguardo sul funzionamento degli ambienti naturali possa giovare all’acquariofilo, per questo vi proponiamo gli articoli dell’ecologo Massimo Boyer.
Scopri come allevare le spugne in acquario con questo articolo di Matteo Algranati