Vi presentiamo “Takashi Amano, maestro dell’Aquascape, e la sua eredità“, scritto da Massimiliano Paolucci, vincitore della sezione “Allestimenti biotopo” del contest di AcquaPortal.it.
Takashi Amano, il maestro dell’Aquascape
Credo che tutti gli amanti di acquari vorrebbero, prima o poi, poter vedere un’opera realizzata da “The Master of Aquascape”: un acquario di Takashi Amano.
Tutti possiamo concordare che si tratti di vere e proprie opere d’arte. Non sono semplicemente la riproduzione in vasca di uno scorcio di natura, ma qualcosa che trascende il creato per invitare l’osservatore a porsi su un piano differente e cercare di afferrare l’inafferrabile.
È vero che si parla di Takashi Amano come del “fondatore dell’Acquario Naturale”, ma lui stesso affermava: “Quale sia lo stile di un acquario naturale è presto detto, si tratta di una espressione artistica e tecnologica della natura. Il principio e lo scopo sono quelli di imparare dalla natura, ma il risultato non deve essere l’imitazione di un paesaggio naturale acquatico, bensì il tentativo di comprendere e apprendere le regole della natura esprimendole in un acquario“.
Se definiamo arte l’attività dell’uomo basata sul possesso di una tecnica, su un sapere acquisito sia teoricamente che attraverso l’esperienza per la produzione di opere adeguate ai canoni estetici del bello, nessuno potrà negare che il contributo di Takashi Amano è stato quello di far emergere l’acquariofilia a categoria artistica!
Nel novembre 2017, durante una mia permanenza in Giappone, mi si è presentata l’occasione di ammirare alcune delle sue creazioni. Presso la Gallery AaMo in Tokyo, vi era in programma, dall’8 novembre 2017 al 14 gennaio 2018, una mostra di alcune sue vasche.
La mattina del 21 novembre avevo programmato per bene il percorso per arrivare al Tokyo Dome City, e poiché l’apertura era prevista per le 12:00, ho aggiunto una bella passeggiata intorno ai giardini imperiali, previa sosta per caffè espresso presso Eataly, negozio di prodotti italiani, all’uscita M8 della stazione di Tokyo. Sappiate che un caffè espresso vi costerà 320 yen se lo prendete al banco, mentre se vi sedete ci sarà un sovraprezzo di 25 yen, dunque dovrete sborsare circa 2,55 euro. Peraltro se siete a Tokyo e avete un urgente bisogno di un buon caffè, potete trovarlo anche in uno dei 5 Caffè Segafredo della città. Male che vada entrate in uno dei tanti Starbucks.
Mentre mi avvicinavo alla galleria, godevo di una serena giornata di sole che mi faceva apprezzare i dolci colori dell’autunno, predisponendo la mia vista ad apprezzare il bello.
Takashi Amano: la mostra a lui dedicata alla Gallery AaMo di Tokyo
Costo dell’ingresso 1.300 yen, quasi 10 euro. Gli addetti all’accoglienza mi trattengono per spiegarmi di non usare il flash e di stare attendo a non provocare danni con lo zainetto che portavo a spalla con i loro soliti modi gentili. Ma io avevo fretta di vedere quelle vasche.
Appena liberatomi dalle istruzioni, mi getto verso il percorso della mostra trovandomi davanti una serie di foto in alta risoluzione dei paesaggi naturali visitati da Takashi Amano. Dopo la terza foto, seguendo il labirintico percorso, mi assale un atroce dubbio e un brivido mi fa accattonare la pelle: non sarà mica solo una mostra di foto?
Accelero il passo e con grande gioia mi ritrovo imbambolato davanti alla prima vasca. Le emozioni si facevano spazio nel turbinio di considerazioni. La semplicità, l’armonia, la trasparenza, i contrasti, i colori intensi, l’equilibrio, la prospettiva, il lento movimento dell’acqua, la vivacità dei pesci, l’umidità dell’aria, attivavano i miei sensi e il mio cervello cercava di elaborare nuove categorie per descrivere tutto ciò che mi passava dentro. Ed era solo la prima vasca!
Poco a poco, lentamente, quasi che l’aria si fosse fatta densa come l’acqua, scivolavo da una vasca all’altra, sfiorando le altre persone, assorto e consapevole di vivere qualcosa di nuovo.
La cosa straordinaria è che ogni vasca, pur godendo della tecnologia offerta dai prodotti Ada, era singolare e unica nella sua diversità. Il vetro extra chiaro della vasca, le trasparenze dei supporti per il filtro, l’attenzione ai dettagli delle plafoniere erano l’unica cosa che le vasche avessero in comune. Per il resto, persino l’acqua, sembrava essere un elemento discriminante tra vasca e vasca.
Il sentimento principale che mi accompagnava era un senso di pace. Gli occhi comunicavano alla mia anima una bellezza tale che riusciva a pacificare i conflitti interiori, a farmi rallentare, a desiderare che il tempo smettesse di scorrere.
Ad un tratto mi sono ritrovato a percepire come se i pesci nelle vasche volessero comunicare qualcosa di importante ma, a causa del preconcetto per cui i pesci sono muti, la trasmissione del messaggio avesse trovato una forma alternativa non diretta alla nostra coscienza discorsiva.
Takashi Amano era riuscito nell’intento di mostrare ai nostri occhi e al nostro cuore la bellezza della vita? Era riuscito a farci prendere coscienza di quale grande grazia ci è data nel poter contemplare l’incredibile abbondanza della natura? Del bisogno di essere rispettosi e custodi del nostro mondo? Della gioia che nasce nel poter condividere con il prossimo tutta questa abbondanza? Se non ci era risuscito, sicuramente aveva segnato un grosso balzo in avanti.
Una volta viste le sue opere sarebbe inopportuno delegare tutto ad un semplice messaggio commerciale anche se, come c’era da aspettarsi, alla fine del percorso, Ada aveva preparato una serie di offerte per i visitatori.
Ancora una volta il messaggio per me era chiaro. Abbiamo bisogno di prendere coscienza che se vogliamo un futuro felice per i nostri figli, dobbiamo superare l’arrogante convinzione che la tecnica sia l’unica cosa necessaria e sufficiente, a scapito di un umanesimo universale dove la bellezza ritrovi la sua centralità nella vita.
Grazie Takashi. Speriamo che qualcuno abbia le spalle abbastanza larghe per portare avanti la tua eredità.