Fino a poco tempo fa molti li consideravano animali di serie B, privi di memoria, incapaci di provare sensazioni, indegni di essere considerati dal punto di vista del loro benessere, delle più elementari norme che asssicurano (o dovrebbero assicurare) un trattamento dignitoso a tutti gli animali.
Non parlo ovviamente dell’acquariofilia, forse l’unica branca dell’industria legata ai pesci in cui il pesce conta qualcosa, almeno per il “consumatore” finale, ma proviamo ad allargare un poco le nostre vedute, a considerare il trattamento destinato ai pesci degli allevamenti a scopo alimentare, a quelli che sono pescati. Già, non dimentichiamo che i pesci sono gli unici animali che nel XXI secolo ancora sostengono un’industria basata sul prelievo di animali selvatici.
Oggi il nostro livello di conoscenza è cresciuto: sappiamo che, pur dotati di organi sensoriali differenti dagli animali che ci sono più familiari, i pesci annusano sott’acqua o vedono i colori nitidamente ma anche che provano dolore, hanno ricordi, fanno tesoro delle esperienze, sono animali sociali, si riconoscono tra loro individualmente e hanno gerarchie di gruppo. Sappiamo che in certi casi specie diverse collaborano tra loro per cacciare la preda.
Il benessere dei pesci.
Ma andiamo con ordine. Questa consapevolezza ha fatto includere i pesci in una serie di atti legislativi comunitari come titolari di diritto al benessere, e recentemente per Eurogroup for animals, una ong che rappresenta a Bruxelles 54 associazioni europee e internazionali (tra cui l’italiana Lav) che lavorano per difendere il benessere di tutti gli animali, è arrivato il momento di fare un passo ulteriore. E4A ha così aderito a un gruppo di 22 associazioni che promuovono il benessere dei pesci sia allevati che pescati, attraverso la produzione e diffusione di informazioni da mettere a disposizione dei consumatori e presso le istituzioni europee per parlare di animal welfare nelle pratiche di allevamento, trasporto e movimentazione, macellazione.
E l’acquariofilia? I nostri amici pesci da acquario sono mantenuti vivi, è vero, ma siamo sicuri che i loro diritti siano rispettati durante ogni fase, dalla cattura, allo stoccaggio, al trasporto? Se avete delle opinioni in proposito, o se volete portare la vostra testimonianza, lasciate di seguito il vostro commento.
Massimo Boyer (testo e foto)