Questo è il primo di una serie di articoli che vi porterà alla scoperta dei gamberi ornamentali.
In questo articolo parleremo di un gruppo di gamberetti dalla sistematica controversa, riconosciuti dagli allevatori come “gruppo serrata” il cui nome deriva dalla sistematica; in tale gruppo troviamo specie come Caridina serrata, Cardina breviata, Caridina cf. cantonensis, dove “cf.” sta per “conferita”, termine attribuito dai sistematici a quelle specie che comprendono un insieme di taxa tra loro molto simili.
I lavori di studio su questi Decapodi sono in continua evoluzione e le nuove tecnologie di analisi genetica consentiranno di avere una sempre più precisa differenziazione sistematica. A tal proposito i gamberetti che vi presenterò, pochi anni fa sono stati riclassificati come Caridina mariae.
Tiger Wild: allevata da Marcello Barcellandi, fotografata da Matteo Di Nicola
In questa foto possiamo osservare un esemplare “wild” di Caridina cf. cantonensis (oggi Caridina mariae) chiamata “tiger”, allevata da Marcello Barcellandi e fotografata da Matteo Di Nicola.
Il nome tiger è dovuto alle tigrature presenti sul corpo di questa varietà. In questo caso non conosco la provenienza dell’esemplare, quindi non posso garantire per la costanza di pattern e colorazione, che ho potuto però riscontrare personalmente, alcuni anni orsono, allevando esemplari “local” provenienti da Hong Kong.
I miei gamberetti, in due anni di riproduzione, hanno dato alla luce ad esemplari con una vasta gamma di colorazioni (sfumature blu, verdi, porpora, arancioni e con pattern, nelle ultime generazioni, che hanno presentati linee “vertical” sul dorso e presenza di bianco vicino alle tigrature).
Per chi volesse provare l’allevamento di questo gamberetto, ecco alcuni suggerimenti:
Il pH dell’acqua deve avere un range compreso tra 6 e 7,5; la durezza carbonatica (KH) deve avere valori compresi tra 0 (in caso si utilizzi una terra allofona) e 4 (utilizzando fondo interte) dH; la durezza totale (GH) deve permanere in un range compreso tra 4 e 8 dH.
Per quanto riguarda la conducibilità, sono idonei valori tra 250 e 600 μS.
Blue tiger: allevata da Andrea “ Topo” Queirolo, fotografata da Matteo Di Nicola
Prendendo spunto dalla variabilità cromatica presente nei gamberetti di ceppo selvatico, alcuni allevatori tedeschi hanno selezionato gamberetti blu con occhi gialli che inizialmente furono chiamati “blue tiger yelllow eyes”. Specifico che furono chiamate YE perchè agli albori gli occhi di questa varietà erano di un giallo pallido.
L’attuale nome è invece orange eyes. Il gamberetto mostrato in foto fa parte ancora del ceppo storico di colui che le selezionò per primo e che io in seguito rimpinguai con sangue nuovo di un ulteriore allevatore tedesco che contribuì a fissare tale carattere.
Ad oggi questo ceppo allevato da Andrea “Topo” Queirolo e da me, risulta essere tra i più belli in Europa ed è dimostrato anche dai numerosi premi vinti nei diversi campionati europei. I parametri di riproduzione sono molto simili a quelli dei parenti selvatici, anche se i migliori risultati li ho ottenuti con un pH alcalino e con una conducibilità intorno ai 600 μS.
Black tiger orange eyes: allevata da Cristian Ghia, fotografata da Matteo Di Nicola
Nello stesso periodo, siamo nel 2009, acquistai anche delle black tiger orange eyes. Questi gamberetti sono una selezione ottenuta incorciando le black tiger create da Kai A. Quante e ottenute selezionando dal ceppo selvatico i gamberetti con striature nere molto sviluppate e che portavano alla quasi totalità di pigmentazione scura sul gambero, con delle Blue tiger yellow eyes.
Il risultato fu, come si vede in foto, un gambero totalmente nero con la pigmentazione dell’occhio arancione. Il problema di tale gamberetto è legato alla bassissima fertilità e questo spinse ad utilizzare ancora le Blue tiger YE per aumentare le nascite. Così facendo diedero vita a nuove selezioni, in primis le deep blue tiger OE. Il pattern risultante da una colorazione di fondo blue su cui le tigrature nere si sono espanse a tal punto da risultare in un colore uniforme blu molto scuro.
Una peculiarità delle black tiger e delle deep blue, è che in ambiente acido il nero tende ad avere una colorazione ruggine e da qui il nome “rusty”.
Gli allevatori tedeschi utilizzarono questa nuova selezione per continuare a miglirare la linea genetica, però così facendo, purtroppo, diluirono il nero ottenendo nuove colorazioni. A seconda del grado di diluizione del nero hanno ottenuto le blue di prussia, le royal blue e in questa situazione, capita spesso di trovare mancanza completa di pigmentazione che nel caso delle caridine viene chiamata “skeleton”.
Nel caso delle tiger il nome dato a tale carenza è stato “poisoned blue”
Rusty veduta dorsale: allevata da Cristian Ghia, fotografata da Matteo Di Nicola
Prussian blue veduta dorsale: allevata da Cristian Ghia, fotografata da Matteo Di Nicola
Poisoned blue veduta dorsale: allevata da Cristian Ghia, fotografata da Matteo Di Nicola
Royal Blue Tiger veduta dorsale: allevata da Cristian Ghia, fotografata da Matteo di Nicola
Nel 2009 presi da un amico Tedesco delle “red tiger” ovvero gamberetti trasparenti con tigrature rosse. Purtroppo non conosco la provenienza poiché anche le “red tiger” sono “wild” . Ma posso dirvi le mie esperienze dove in circa due anni (e quindi alcune generazioni) senza mai rimpinguare sangue nuovo, notai che le tigrature in alcuni casi si assottigliavano tenendo il corpo sempre con una colorazione tendente al trasparente , mentre altre portavano le tigrature ad ampliarsi e in questo caso vicino alle tigrature si notavano segni bianchi e il corpo tendeva al giallo, azzurrino .
Altra particolarità sono le condizioni di allevamento, infatti queste sono state le uniche “tiger” ad essere allevate in ambiente acido con un pH tra i 6.2 e i 6.9 mentre la conducibilità era di 450/600 μS.
La “ red tiger” fotografata da Matteo Di Nicola mi è stata data per gentile concessione da Marcello Barcellandi .
Red tiger: allevata da Marcello Barcellandi, fotografata da Matteo Di Nicola
Proprio grazie alle mie “red tiger “ ho ottenuto le “red tiger oe”. Ottenute casualmente poiché in una vasca di blue tiger con tigrature con colorazione ruggine “rusty” sono entrate alcune “red tiger” e dopo alcune generazioni comparirono alcuni esemplari con corpo blue , occhi arancioni ma tigrature rosse .
Poiché ne avevo poche, grazie a Sebastian Prati, che è colui che sin da subito ha creduto in me e con il quale abbiamo creato shrimpsandmosses.com (gruppo FB), ne cercai altre in giro per l’Europa. E trovai un ragazzo tedesco che ne aveva di molto simili . Ne presi alcune e da quel momento iniziai la mia linea che dal 2012 iniziò a dare le prime vere soddisfazioni .
Parteciparono all Asia Pacific Shrimp Contest piazzandosi al 3° posto in uno dei campionati più antichi ed importanti al Mondo (tuttora sono l’unico Italiano ad avere partecipato al Campionato Giapponese APSC di Osaka ) .
Questi gamberetti hanno una variabilità cromatica che è veramente incredibile, come dimostrano le fotografie che sotto Matteo Di Nicola ha saputo mostrare con i suoi scatti.
I valori di allevamento sono molto variabili e simili a quelle delle altre “tiger”
Tutte le Red tiger OE vedute dorsale: allevate da Cristian Ghia, fotografate da Matteo Di Nicola
Questi gamberetti necessitano di un ambiente ricco di ripari forniti da muschi e piante epatiche, foglie di Terminalia catappa (sempre utile per una continua cessione di acidi fulvici e umici, tannini, saponine, triterpenoidi e flavonoidi; tutti molto utili per la salute dei nostri gamberetti).
Io poi utilizzo molto i minerali di Montmorillonite per aggiungere minerali all’acqua e molto importanti sono le piante acquatiche a crescita rapida come ad esempio Ceratophyllum demersum e Najas guadalupensis.
Dimensioni consigliate almeno acquari da 60lt, ma anche i cubetti sono validi, se pur un po’ più impegnativi nella gestione. Filtri vanno benissimo qualsiasi tipo di filtraggio. Importante è l’ossigenazione dell’acqua.
Altre info sulla mia pagina FACEBOOK
Ringrazio Matteo Di Nicola FACEBOOK , per il meraviglioso contributo fotografico e per la pazienza nell’aiutarmi a realizzare tale articolo, perché sono convinto che oltre ai contenuti il più semplici possibili, le immagini e fotografie sono una parte fondamentale.
Cristian Ghia