La vasca: si tratta di una vasca commerciale,con coperchio e plafoniera inclusa nello stesso, delle dimensioni di 50x30x30 cm, per un litraggio “netto” di circa 40 litri , anche se in realtà sono molti meno a causa del volume delle rocce vive. Queste sono costituite da più di una decina di chili di rocce di prima qualità provenienti da Bali. Le rocce vive hanno costituito l’elemento economico più consistente, però la loro presenza e la loro qualità è stata essenziale per un ottimale conduzione della vasca. Il filtraggio infatti in questa vasca è assente, o meglio, un piccolo filtro in plastica è presente, ma è privo di materiali filtranti e serve unicamente come alloggio per il termoriscaldatore (Blutherm della Sacem da 25 watt) e supporto per la pompa. Niente schiumatoio, niente filtri a letto fluido, resine o altro. Fra vetro di fondo e le rocce vi è una lastra di plexiglass con la funzione di proteggere il vetro da eventuali urti delle rocce sovrastanti. Sopra tale lastra sono state poggiate le rocce, e quindi ho inserito uno strato di sabbia corallina alto qualche centimetro.
Per la pompa, andando contro alle tendenze generali, ho utilizzato per anni un unico modello , la Vega 60 della Pet Company, ovvero una minipompa da 150 -200 l/h circa. Questo perchè alcuni coralli, soprattutto gli Actinodiscus, sembravano male adattarsi a pompe più potenti, e comunque perchè non ho visto l’esigenza di migliorare il movimento dell’acqua visti i risultati comunque soddisfacenti. Anche per quanto riguarda l’illuminazione mi sono mantenuto su bassi wattaggi, esattamente impiegando due PL, una Osram 860 da 11 watt e una Osram blue da 9 watt (a luce blu non attinica!) Per quanto riguarda il sale ho quasi sempre utilizzato l’Istant Ocean della Aquarium Systems, mi ha sempre soddisfatto soprattutto in quanto a solubilità. Come integratori non ho usato niente se non Succes Calcio della Red Sea ed Extra Calcium della Elos, entrambi integratori di calcio appunto. I valori: la salinità dell’acqua è stata sempre mantenuta a 1023 (misurata con Sea-Test Aquarium Systems), pH 8,3, KH intorno a 10°dKH, Ca piuttosto alto, intorno ai 500 mg/l, NO2, NO3 e PO4 assenti o a valori minimi (risultati da test a reagente liquido Sera ed Elos) C’è da dire che queste scelte di gestione abbastanza “essenziali” sono state dettate dalla volontà di allevare esclusivamente coralli “facili”, sicuramente animali più esigenti non avrebbero reagito in maniera così positiva. Gli ospiti introdotti: mi hanno impressionato soprattutto gli actinodiscus che si sono adattati benissimo alle condizioni generali della vasca, moltiplicandosi a vista d’occhio e (come si vede dalle foto) occupando buona parte delle rocce. Oltre a questi hanno popolato la mia vasca Rhodactis, Xenia pumping, Sarcophyton, Palythoa, Protopalythoa, Zoanthus, Parazoanthus, Clavularia, Pachiclavularia violacea, Briareum, Sinularia, Porites, spugne varie (gialle, verdi, arancioni, marroni) una Dendronephthya , che pur essendosi adattata bene alle condizioni della vasca non consiglio di acquistare per le particolari esigenze (purtroppo ignorate anche da me al momento dell’acquisto), più altri invertebrati di cui ignoro la classificazione. Oltre ai coralli ho introdotto della Caulerpa serrulata, una lumaca turbo e un piccolo gamberetto (precisamente Stenopus zanzibaricus). Gli ospiti “involontari”: rientrano in questa categoria tutti quegli animali non introdotti volontariamente da me, ma scaturiti dalle rocce vive: si tratta di stelle marine ( Asterina gibbosa e un altro tipo, di colore verde) di piccola taglia, lumache, anch’esse di piccola taglia, Mysis, Copepodi, Anfipodi, un granchio (subito eliminato essendo un granchio peloso), un piccolo anemone, spirografi, vermi di vari tipi e dimensione (Nematodi, ma soprattutto Policheti di cui ho assistito anche alla riproduzione) e infine su tutti sono da citare apparizioni in massa di piccole meduse che ciclicamente sono nate nella mia vasca. Queste ultime, misuranti pochi millimetri di diametro e di colore marrone chiaro, si limitavano a vagare pulsando trascinate dalla corrente; dopo tre giorni al massimo da ogni “schiusa” sono sempre sparite nel nulla (ho provato a spegnere anche la pompa nella speranza di prolungarne la vita, senza però ottenere risultati positivi). Oltre agli animali anche diverse alghe spontanee hanno popolato la mia vasca, fra le quali Caulerpa racemosa var. uvifera , Valonia ventricosa e altre (fra cui molte alghe rosse) che non sono riuscito a classificare. Nessuna di queste, eccetto la Caulerpa racemosa, si è dimostrata particolarmente infestante. Ultime considerazioni: la vasca, che mi ha regalato innumerevoli soddisfazioni e che mi ha accompagnato per più di quattro anni, verrà a breve smantellata, e il suo contenuto trasferito in un’altra vasca, nuova e dalle dimensioni più idonee (55x40x40 cm). Ho preso questa decisone perchè nel corso di questi anni mi sono capitati due incidenti con la vecchia vasca, il primo dovuto alla rottura del vetro di fondo (esperienza che nel successivo allestimento mi ha portato a utilizzare la lastra di plexiglass come protezione) ed il secondo dovuto alla parziale scollatura di uno dei vetri laterali. Entrambi gli episodi sono stati fatali per molti degli invertebrati presenti in vasca, ci sono voluti mesi (dopo i rispettivi interventi di riparazione) perchè la vasca si ristabilisse, e questo è stato il principale motivo che mi ha spinto a prendere in considerazione di cambiare vasca. Il mio consiglio quindi per chiunque si cimenti in questa bellissima avventura è quello di partire con le idee chiare sin dall’inizio: anche se non si ha mai avuto esperienze col marino e il nano-reef rappresenta un’occasione per avvicinarsi a questo nuovo mondo non prendete niente sottogamba, a cominciare dall’attrezzatura e in particolare dalla vasca, pena il rischio di incappare in brutte esperienze come la mia! Altra cosa importantissima è la pazienza: allestire un acquario del genere significa ospitare molteplici forme di vita, ognuna con caratteristiche ed esigenze diverse, significa ricreare per quanto possibile un piccolo pezzo di mare, e l’unico modo per fare ciò ottenendo buoni risultati è costruirlo pezzo per pezzo, corallo dopo corallo, senza avere la furia di comprare tutto e subito, ma con la pazienza e la costanza di osservare ogni giorno il vostro mini-angolo di barriera e il suo evolversi. In fondo la bellezza di un nano-reef è proprio questa. Braccini Stefano |