Una vasca senza sabbia è come un cielo senza stelle… Circa un anno fa ho avviato la mia vasca attuale dopo una lunga e meticolosa progettazione per evitare i numerosi errori compiuti nella mia prima vasca. Dopo tanto meditare sui consigli contrastanti di vari amici in merito alla presenza della sabbia, ho deciso di seguire il mio progetto iniziale e di non lasciare il vetro di fondo nudo, come il vetraio l’aveva prodotto… Vediamo innanzitutto quali sono state le motivazioni che mi hanno spinto a mettere la sabbia. Le nostre vasche moderne sono dominate da apparecchiature tecniche sempre più all’avanguardia e sempre più efficienti, ma il cuore pulsante che fa vivere una vasca e tutti i suoi abitanti, sono i microscopici batteri. Sono l’inizio e la fine della catena alimentare e senza di loro la vita non avrebbe potuto esistere sul pianeta in cui viviamo. E’ l’equilibrio che si crea tra le varie specie e tipologie di batteri che determinerà il buon funzionamento di una vasca e se è vero che basta così poco a spostare questo equilibrio, serve poi tanta pazienza e costanza per ricreare una nuova condizione di stabilità che porti benessere ai nostri cari amici. Come avrete capito è quindi fondamentale garantire ai batteri le migliori condizioni possibili e mantenerle stabili nel tempo poiché l’adattamento ad un nuovo equilibrio è lento, dovendo cominciare alla base delle catena alimentare e ripercuotersi su tutti gli essere più complessi. Ogni cambiamento provocherà una variazione alle fondamenta, determinando poi una variazione nelle caratteristiche degli esseri viventi più complessi che si cibano di quelli più semplici, dai batteri, passando per il plancton fino agli invertebrati ed i pesci. Dobbiamo quindi garantire un supporto fisico su cui i batteri possano svilupparsi ed un ambiente circostante adatto a permetterne la sopravvivenza. Cominciamo dalle rocce: grazie alla loro struttura microporosa, forniscono milioni di metri quadri su cui i batteri possono replicarsi, crescere e poi morire, trasformando la materia organica (es. i resti di cibo, le feci degli animali) in molecole inorganiche più semplici, fino a trasformarli in gas che si disperderanno nell’atmosfera. I batteri, a seconda della specie, svolgono trasformazioni chimiche differenti, ma ciascuna di esse necessita caratteristiche chimico-fisiche dell’acqua specifiche. Come sapete, il ciclo dell’azoto comprende una parte aerobica, la prima, in cui l’ammoniaca viene trasformata prima in nitrito e poi in nitrato e che avviene sulle superfici dove l’acqua ricca di ossigeno è libera di circolare, e la seconda, anaerobica, che permette la trasformazione del nitrato in azoto gassoso avviene all’interno delle rocce dove l’ossigeno è assente perché è stato completamente consumato nelle parti più esterne. Prima di decidere che tipo di fondo vogliamo inserire è importante capire l’importanza del concetto sopra esposto poiché la sabbia è indissolubilmente legata alle nostre rocce. Una vasca può perfettamente essere gestita senza sabbia, a patto che vi sia una sufficiente quantità di rocce, in modo che via sia una giusta quantità di zone aerobiche ed anaerobiche. Se invece ne inseriremo una quantità scarsa, avremo poche zone anaerobiche e quindi pochi batteri adatti ad eliminare il nitrato, con conseguente accumulo dello stesso. In questo caso, si renderà necessario creare un fondo di sabbia alto, o “deep sand bed” (DSB), dove non sarà presente ossigeno nelle parti più basse e permetterà lo sviluppo di specie batteriche anaerobiche, sopperendo quindi alla mancanza delle rocce. La sabbia diventa perciò un’integrazione ed un supporto al lavoro svolto dalle rocce vive e garantisce una maggiore stabilità alla vasca poiché può ospitare un immenso numero di batteri aggiuntivi e di numerosi altri organismi superiori. Le caratteristiche delle sabbia sono molto importanti. Ogni granello, a seconda delle dimensioni e della composizione, sarà una superficie adatta allo sviluppo dei batteri. Sabbia con granulometria grande (>3mm) permette un maggiore flusso d’acqua al suo interno, lasciando ampi spazi libero tra un granello e l’altro e non è quindi adatta ad un DSB. Tanto più i grani di sabbia sono fini, tanto maggiore è la superficie totale a disposizione per i batteri e nelle parti più profonde del letto sabbioso si può creare un ambiente privo di ossigeno, poiché viene consumato dai batteri aerobi in superficie. La granulometria è inoltre importante a mio modo di vedere per i micromovimenti che avvengono all’interno del letto sabbioso. I microorganismi presenti al suo interno possono infatti muoversi più liberamente in una sabbia di dimensione inferiore (sugar size) e questo previene l’impaccamento e la calcificazione del nostro fondo sabbioso, mantenendolo vivo ed efficiente. Molte persone ritengono che il sedimento che vediamo accumularsi nelle nostre vasche sia da rimuovere e perciò non inseriscono un fondo sabbioso per paura che accumuli sedimento e si trasformi in una sorgente di inquinamento. Ritengo invece che il sedimento sia una materia prevalentemente inerte, che alcuni animali, tra cui i nostri amati coralli, sono però in grado sfruttare come cibo. Molte persone ritengono inoltre che solo un DSB sia in grado di smaltire il sedimento trasformandolo e quindi consumandolo. A mio modo di vedere invece, il sedimento si accumula nella sabbia indipendentemente della sua profondità, come se questa fosse una spugna. Una volta saturo di sedimento, quello in eccesso, rimarrà in circolo e verrà eliminato dallo schiumatoio. Muovendo la superficie della sabbia, vediamo infatti disperdersi del materiale particolato, tuttavia, la sabbia è viva, come ci dimostrano i numerosi tunnel e bolle di gas che vediamo attraverso i vetri nella sezione trasversale del fondo. Un fondo composto da pezzi di grossa granulometria, col passare del tempo si riempirà invece di sedimento e restando immobile si calcificherà lentamente trasformandosi in una sorta di gettata di cemento. Come avrete capito sono molti gli elementi di cui tenere conto e non è ancora finita… Fondamentale per il funzionamento di una vasca è quindi fornire il giusto ambiente per i batteri. Inserire una giusta quantità di rocce di buona qualità (1Kg ogni 5 litri di acqua), garantisce ciò di cui abbiamo bisogno. Ma se intendiamo metterne di meno, la sabbia sarà un supporto alternativo, nonché una fonte inesauribile di cibo e di spazio per molti animali che non riusciamo nemmeno a vedere ad occhio nudo. E’ di vitale importanza scegliere con cura le nostre rocce e trattarle nella maniera corretta. Scegliere rocce fresche appena arrivate dal mare e non rocce rimaste asciutte a lungo o che emanano un forte odore di marcio, garantisce tutta la varietà batterica presente al momento del prelievo e di cui necessitiamo per attivare i processi metabolici alla base del buon funzionamento del nostro acquario. Una roccia che giunge dal mare, oltre ai batteri, contiene numerosi esseri animali e vegetali superiori che muoiono durante il trasporto e che devono essere eliminati prima di poter utilizzare le rocce come substrato filtrante. E’ questa la fase di spurgo che porterà a purificare la rocca, rendendola adatta ai nostri scopi e permettendo un ristabilirsi delle specie batteriche per chiudere il ciclo dell’azoto. A mio avviso è molto utile eseguire questa fase in un ambiente controllato differente dalla vasca, loro destinazione finale. Io ho utilizzato un grosso catino che le conteneva comodamente, con un forte movimento all’interno per favorire la rimozione degli scarti suddetti. Uno schiumatoio adeguatamente dimensionato (io ho usato lo stesso che avrei poi utilizzato in vasca) rimuoverà tutte le particelle organiche, prima che vengano trasformate in massa in sostanze inorganiche inquinanti. Infine è importante mantenere l’acqua nelle giuste condizioni di temperatura e salinità, poiché sappiamo che gli organismi marini non tollerano bene le variazioni chimico fisiche, essendo stati abituati a milioni di anni di stabilità di questi valori. Non appena vedremo ridursi il lavoro dello schiumatoio (producendo meno liquido) ed i test ci dimostreranno assenza di ammoniaca/ammonio e nitriti, le rocce saranno pronte per essere inserite in vasca. E’ d’obbligo non fare alcun cambio d’acqua in questa fase per non compromettere questo delicato ed importante periodo e non è necessario fornire alcuna illuminazione artificiale, poiché le superfici rivolte alla luce in vasca saranno differenti. Il tempo necessario alla fase di spurgo sarà molto variabile a seconda della quantità di materiale organico presente nelle rocce; nel mio caso sono state necessarie 4 settimane. AllestimentoHo quindi riempito la vasca con acqua di osmosi (TDS = 0) e dopo aver verificato che la temperatura fosse almeno di 24°C, ho versato lentamente il sale, mentre delle grosse pompe di movimento ne favorivano lo scioglimento (attenti alle precipitazioni!). Una volta verificata ed aggiustata la salinità a 35ppm (vi ricordo di calibrare sempre il vostro rifrattometro per non incappare in errori facilmente prevenibili…), con l’aiuto di un folto gruppo di amici, abbiamo rimosso gran parte dell’acqua dalla vasca, lasciandone circa 20cm per facilitare la creazione della rocciata, e disposto tutte le rocce sul pavimento per facilitare la scelta. Abbiamo inoltre spazzolato via i residui più grossolani di materiale organico rimasto sulle rocce. L’acqua contenuta nel catino nella fase di spurgo va eliminata e non riutilizzata: dobbiamo avviare la vasca con acqua non inquinata e ricca di tutti gli oligolementi. Ho quindi posizionato in vasca tutte le rocce (se ne avete acquistate troppe, non è obbligatorio inserirle tutte… i coralli devono avere spazio per crescere) e creato la rocciata secondo il mio gusto personale, ma facendo attenzione a lasciarla staccata da ogni vetro, in modo da garantire un buon circolo dell’acqua intorno ad essa. Anche le singole rocce sono state posizionate lasciando il maggiore spazio possibile tra loro, creando molti anfratti e caverne per facilitare la circolazione dell’acqua su ogni superficie. Sono state fissate le rocce più instabili con colla bi epossidica, piazzandola nelle zone meno visibili ed abbiamo quindi riempito la vasca con l’acqua. Abbiamo infine attivato pompe, schiuamtoio e controllo di livello e temperatura. Il giorno dopo ho dato un’ulteriore spazzolata alle rocce per rimuovere le ultime grossolane impurità e ho “soffiato” via il particolato residuo sulle rocce con una pompa. Ho quindi aspirato i residui dal fondo e sostituito l’acqua rimossa. Ho infine inserito una buona quantità di batteri, lasciando lo schiumatoio spento per alcune ore. Il giorno successivo, i test mi hanno confermato l’assenza di ammonio e nitrito ed ho inserito la sabbia. Ho quindi rimosso circa 50 litri di acqua tenendoli da parte; ho immerso un sacco di sabbia viva sugar size in vasca facendolo poggiare sul fondo e ho tagliato un angolo facendo fuoriuscire la sabbia. Immediatamente l’acqua è diventata bianca annullando la visibilità in essa. Ho disposto la sabbia con le mani ed ho ripetuto l’operazione col secondo sacco di sabbia, 36Kg in totale. Ho quindi reimmesso la quantità necessaria di acqua a raggiungere il livello corretto. Si è successivamente formata una schiuma bianca sulla superficie dell’acqua, sia in vasca che in sump, che è poi sparita nei giorni successivi grazie al lavoro dello schiumatoio. Sarà inoltre necessario ridurre temporaneamente la quantità d’aria aspirata dallo schiumatoio per evitare che il bicchiere si riempia troppo rapidamente di liquido facendolo traboccare poi in vasca. Ho scelto sabbia viva perché ritengo che garantisca una più rapida maturazione, accorciando il tempo che necessita per venire adeguatamente popolata e diventare attiva. E’ inoltre molto importante inserire la sabbia dopo le rocce per evitare che queste possano schiacciarla e comprimerla con il loro peso, favorendone l’impaccamento. Io ho pure lasciato alcune rocce parzialmente o completamente ricoperte dalla sabbia, poiché questa non impedisce il lavoro batterico ed anzi attivano prima la sabbia. Due giorni dopo l’acqua era di nuovo limpida ed i test mi hanno mostrato assenza di ammonio, nitrito e nitrato. E’ quindi giunto il momento di accendere la luce. Io ho iniziato con due ore di luce, per arrivare al fotoperiodo completo nel giro di 3 settimane, ma credo che partire da subito con le ore di luce definitive avrebbe garantito un più rapido raggiungimento della stabilità. Sono quindi comparse alcune macroalghe, che ho controllato con un riccio Mespilia ed un Diadema Setosum, nonché una Dolabella Auricolaria. Non appena i fosfati si sono dimostrati bassi (nel mio caso alla prima misurazione sono risultati 0,05 e sono poi discesi fino ad un valore non rilevabile) sono stati inseriti i vari invertebrati e i pesci, facendomi guidare per l’inserimento di questi ultimi dal valore di fosfato. Per garantire un minimo movimento della superficie sabbiosa ho aggiunto pressoché da subito cinque stelle insabbiatrici Archaster e 5 lumache Nassarius. Col tempo le pompe hanno modellato il fondo, creando alcune zone profonde pochi millimetri ed altre profonde vari centimetri. Ritengo oltre che più pratico, anche più logico inserire la sabbia nella fase iniziale della maturazione per vari motivi, molti dei quali sono stati esposti e che ora andrò a citare di nuovo (repetita iuvant…). Inserendo la sabbia in una fase iniziale, la maturazione delle rocce e del fondo avverrà simultaneamente. Eseguire questa operazione dopo aver inserito gli animali, porta ad una nuova maturazione che gli animali potrebbero mal tollerare. La sabbia viva, inoltre, permette una più rapida maturazione e quindi di inserire più rapidamente gli animali. Inserire la sabbia all’inizio permette inoltre di ottimizzare la posizione delle pompe per evitare di scavare buche profonde nel fondo e di scegliere quindi la posizione degli animali secondo le esigenze di movimento e di luce. Inserire la sabbia dopo aver popolato la vasca sarà molto più complesso perché potrebbe rendere necessario lo spostamento delle pompe, esponendo così i coralli a flussi d’acqua a loro non graditi. Un consiglio, che ritengo molto importante per il costante benessere della vasca, è quello di inserire periodicamente (ogni sei mesi circa) una piccola roccia viva “fresca” in vasca possibilmente, oppure in sump, mantenendo spento lo schiumatoio per un giorno. Questo permette, a mio avviso, di reintegrare efficacemente le eventuale specie batteriche andate perse. Riporto infine un incidente di percorso che potrebbe essere di aiuto per non ripeterlo in altre vasche. Nel tentativo di portare e mantenere valori alti di Ca e Kh (450 mg/l del primo) ho aumentato significativamente la CO2 del reattore di calcio, utilizzando un materiale che si scioglie a ph più basso della corallina. La vasca è progressivamente peggiorata, rallentando la crescita degli animali e mostrando la comparsa di numerose alghe verdi filamentose e cianobatteri su tutte le superfici, sabbia compresa. Una misurazione del pH in vasca mi ha confermato e spiegato cosa stava accadendo. Dopo aver sostituito il materiale nel reattore con della classica corallina e riportato il ph in vasca a valori superiori, anche con l’ausilio di un reattore di kalkwasser, che consiglio vivamente a tutti poiché un ph tra 8 e 8,5 è la condizione ideale per la calcificazione del corallo, ho assistito ad una progressiva scomparsa delle alghe e dei cianobatteri. Per qualsiasi commento, scrivetemi pure sul forum o su veneluca at tiscali.it |