Coda a spillo: sintomo o malattia?Prima di entrare nel merito della questione un doveroso ringraziamento a Cristian (Salogni, ittiopatologo ufficiale di AIG). A lui va il merito di oltre un anno di sperimentazione, ricerca e prove di laboratorio nel tentativo di combattere uno dei nemici più diffusi dei nostri beniamini, il Gyrodactylus. Io ho semplicemente messo il lavoro in “bella copia”, oltre ad aver fornito i parassiti ovviamente, ma non so se questo possa avere particolare merito. ClassificazioneIl Gyrodactylus spp. è un ectoparassita (parassita esterno) si localizza sulla cute e sulle pinne, raramente a livello delle branchie. Classificato tra i Platelminti (vermi piatti) appartiene alla classe dei Monogenei, famiglia Gyrodactylidae. Per scendere nel dettaglio il Genere è ovviamente Gyrodactylus e in esso sono comprese diverse centinaia di specie. Vermiformi, lunghi da 0,5 a 1 millimetro gli appartenenti al genere Gyrodactylus assomigliano a delle microscopiche sanguisughe. La parte terminale del corpo è una specie di ventosa contornata da svariati uncini detti “uncini marginali” e una coppia di veri e propri ganci, più grossi detti “Amuli”. Questo apparato si chiama Aptor, comune a tutte le specie le differenzia in base a numero, forma e distribuzione degli uncini.
La specie più studiata è senza dubbio il Gyrodactylus Salaris, sul quale si trovano moltissimi trattati e notizie, parassita dei salmonidi viene combattuto soprattutto perchè riesce in breve tempo a devastare interi allevamenti intensivi di salmoni e trote destinati al commercio. Specie meno conosciute ma per noi più interessanti sono il G. Bullatarudis e il G. Turnbulli. Tutti i Gyrodactylus sono “specializzati” a vivere alle spese di una particolare specie di pesci, i 2 sopra sono ancestrali parassiti dei guppy (poecilia reticulata). Il secondo, in modo particolare, è quello che, senza saperlo, io allevavo da anni insieme ai pesci e che pare essere il vero e proprio flagello del Guppy. Comportamento:Il parassita vive esclusivamente sui pesci, non sopravvive più di 24-48 ore staccato dall’ospite ma, per moltiplicarsi sulle spalle dei Guppy, ha sviluppato varie strategie che poi vedremo. Si aggancia letteralmente alla cute con l’Aptor e si nutre di muco, squame, pelle, fluidi corporei e persino tessuto muscolare; le lesioni che provoca arrivano infatti sino a quella profondità. Poi, per spostarsi, usa sia gli uncini dell’ Aptor come fossero dita di una mano sia una specie di ventosa di cui è provvisto anche nella parte opposta del corpo e ricomincia la sua azione in un altro punto lasciando profonde ferite e lacerazioni esposte all’azione di batteri e funghi. Riproduzione:Si riproduce “clonandosi”: ogni individuo nasce con al suo interno un embrione già in via di sviluppo il quale ha al suo interno un embrione in via di sviluppo …… una sorta di gioco di scatole cinesi o, se preferite, simile a quelle bamboline russe che stanno una dentro l’altra. i corpi più grandi sono parassiti adulti, si nota all’interno di ciascuno di essi l’embrione in sviluppo, al centro gli uncini, chiaramente distinguibile, la coppia di uncini dell’embrione. Tutto il ciclo riproduttivo ha una durata inferiore alle 24 ore, addirittura 16-18 in condizioni particolarmente favorevoli, per il parassita ovviamente. I conti sono presto fatti per capire che è sufficiente un singolo individuo per trovarsi nell’arco di una settimana con intere vasche di pesci infestate. Basti tenere conto che un avannotto soccombe rapidamente sotto l’azione devastatrice di 3-4 di questi parassiti per spiegare la rapidità con la quale intere figliate di guppy letteralmente spariscono. Trasmissione:La via principale di trasmissione è quella diretta ovvero da pesce a pesce per contatto, strusciandosi durante il nuoto o addirittura alla nascita tra madre e figlio. Esiste poi la via indiretta; il parassita ha breve vita da solo ma, quando staccato dall’ospite (o perchè l’ospite originario è morto o perchè strusciandosi su qualcosa è riuscito a staccarsi il verme), si lascia galleggiare andando a finire nella pellicola formata dalla tensione superficiale dell’acqua. Qui, dato il comportamento tipico dei guppy di mangiare a pelo d’acqua, trova rapidamente un nuovo ospite. Da questo comportamento si può intuire che anche l’acqua stessa è potenziale veicolo di infezione. Quindi schizzi da vasca a vasca, spostamento di piante ed arredi, anche solo mettere le mani prima in una vasca “malata” poi in una sana sono senza dubbio comportamenti a rischio di cui tenere conto. Allo stesso modo potrebbe essere fonte di trasmissione l’uso di uno stesso retino per pescare qua e là in vasche diverse o dello stesso sifone per la pulizia del fondo. L’unico vantaggio per l’allevatore è che quando retini, tubi o sifoni si asciugano eventuali parassiti muoiono poichè non resistono al disseccamento. Individuare il Gyrodactylus (la diagnosi):Risulta estremamente difficile fare una diagnosi certa solo osservando dei sintomi, che sono spesso molto simili quando non i medesimi per patologie completamente diverse; però ci sono alcuni dettagli che puntano in modo abbastanza sicuro verso la presenza di Gyrodactylus in una popolazione di guppy. La presenza del Gyrodactylus può tuttavia essere accertata solo tramite un esame al microscopio di un raschiato di cute. – Morie cicliche: troppo spesso si riconducono questi eventi a cambi di stagione o sbalzi di temperatura o chissà cosa altro. In realtà Guppy sani superano questi eventi esterni senza alcun problema, a meno della presenza del nostro “amico”. Il rapporto ospite-parassita è regolato da equilibri biologici per i quali i due potrebbero tranquillamente convivere per mesi senza mostrare alcun sintomo. Quando poi l’equilibrio si sposta nell’uno o nell’altro senso il parassita potrebbe prendere il sopravvento passando da uno stadio di quiescenza a infestazione attiva e massiccia; solitamente questo capita proprio con i cambi di stagione o al mutare delle condizioni delle vasche o acquari che dir si voglia. – Coda a Spillo: spesso confusa per una vera e propria patologia è in realtà un sintomo. La presenza di parassiti provoca una iperproduzione di muco cutaneo, è una forma di difesa automatica messa in atto dal pesce. Di seguito alcune fotografie di avannotti colpiti da Gyrodactylus Turnbulli
Se un singolo caso potrebbe essere causato da altri fattori, i risultati di laboratorio in questi 18 mesi hanno dato un esito preciso: la coda a spillo diffusa in figliate di guppy è quasi sempre riconducibile alla presenza di Gyrodactylus. L’evoluzione della patologia sugli avannotti di Guppy è abbastanza semplice e rapida; l’infezione avviene direttamente al parto o negli istanti successivi sotto il pelo dell’acqua dove gli avannotti si radunano durante le prime ore di vita. Nei primi giorni (indicativamente 3,4) il piccolo guppy possiede una copertura immunitaria data e dalla madre e dal sacco vitellino, nel frattempo il parassita replica. Trascorsa la prima settimana si notano i primi avannotti con la caudale che si chiude fino a mostrare la tipica forma appuntita, il nuovo si fa dondolante e si nota un progressivo dimagrimento. Data la velocità di riproduzione e il numero esiguo di parassiti che risultano letali per un piccolo guppy nel giro di un paio di giorni sopraggiunge la morte pressochè certa.
– Sintomi dell’adulto: se la coda a spillo (che si diffonde rapidamente in una intera figliata di avannotti) è sintomo inequivocabile per quanto riguarda i pesci adulti i sintomi sono più o meno simili ad altre patologie. Quello che si nota da subito è il fatto che i pesci si strusciano su sabbia e arredi, grattandosi a causa delle punture e ferite provocate dal parassita sulla cute. A seguire opacità della pelle, l’ipermucosità, particolarmente evidente sulla pinna dorsale che si arrotola letteralmente e sembra appiccicata al corpo. La caudale è chiusa e, con il progredire della patologia (e l’aumento dei parassiti) si possono notare zone necrotiche. Maschio affetto da parassitosi, evidenti le lacerazioni nella caudale e le zone ormai in necrosi dopo l’azione dei parassiti (le parti ormai decolorate di dorsale e caudale) Patologie secondarie sono spesso la causa di confusione nella diagnosi. Le ferite inferte dai Gyrodactylus vengono immediatamente infettate da batteri e funghi, non di rado i bordi delle pinne (caudale in special modo) risultano sfilacciate e con zone arrossate sintomo di infestazione batterica. Io ho registrato anche casi di idropisia di origine secondaria. Da notare il margine della caudale che presenta segni di batteriosi secondaria dopo cure per il Gyrodactylus Gli adulti sono più resistenti, perciò si possono trovare casi limite in cui , come mi ha riportato il Doc, su una singola squama si possono trovare anche 40 vermi!
Senza interventi la ovvia conclusione è la morte degli esemplari più deboli. Nel caso degli adulti il Gyrodactylus risulta più subdolo perchè alcuni esemplari sviluppano una sorta di immunità e riescono a convivere con il parassita che rimane in una sorta di stato quiescente, solo pochissimi vermi su un pesce, in equilibrio con il sistema immunitario ma sempre pronti a riprendere la loro azione nel momento in cui mutano a loro favore le condizioni ambientali. E’ proprio questo il momento in cui è necessaria maggiore cura e cautela, ovvero quando potrebbe sembrare di aver sconfitto la malattia e invece non è così. Spostare un pesce che sembra guarito in una vasca di pesci sani potrebbe avere conseguenze disastrose. – Introduzione di nuovi ospiti: non è esattamente un sintomo ma, alla luce di quanto esposto in precedenza, ritengo opportuno precisare che episodi patologici a seguito della introduzione di un nuovo ospite in una vasca (sia esso proveniente da allevamenti esterni così come da una vasca vicina) non significano automaticamente che l’esemplare nuovo fosse il veicolo del parassita. Questi sono eventi sintomatici di patologie nascoste, le cause possono essere molteplici ma si possono trarre preziose indicazioni sullo stato di salute del proprio allevamento. Per spiegare meglio vi faccio un esempio; nel mio acquario n° 1 ho una popolazione di guppy apparentemente sani, prendo un pesce dalla vasca 2, anche qui tutti apparentemente sani, e lo metto con i pesci della vasca 1; risultato: tutti morti. Questo non significa che il pesce spostato abbia portato con se il patogeno. Nel caso specifico del Gyrodactylus, i Guppy sviluppano una sorta di immunità da contagio sopportando la presenza, sotto controllo del sistema immunitario di uno, 2 parassiti che rimangono semiquiescenti, per così dire “tranquilli”. Arriva il nuovo ospite, l’unico ad essere in effetti sanissimo, il cui sistema immunitario non conosce il Gyrodactylus; su questo pesce il parassita avrà vita facile moltiplicandosi esponenzialmente, a questo punto anche quegli esemplari abituati a fronteggiare pochi parassiti si troveranno attaccati da decine, soccombendo a loro volta. Questo è il motivo principale per il quale spostare pesci anche all’interno di un allevamento deve essere fatto con grande cautela; a maggior ragione se si tratta esemplari provenienti da altri allevamenti o, peggio ancora, dal circuito commerciale (qui andrebbe fatto un discorso approfondito sulla quarantena ma questo sarà argomento di un altro articolo). Come si curaDopo aver diagnosticato la presenza di questo parassita bisogna prepararsi ad eradicarlo completamente. Mangime medicatoSenza dubbio un valido ausilio e base di partenza per i successivi trattamenti. Per combattere il Turnbulli risulta particolarmente efficace il Praziquantel. Principio attivo, purtroppo un po’ costoso ma si trova comunemente in pastiglie ad uso veterinario contro platelminti che parassitano cani e gatti può facilmente essere incorporato in pastoni o mangimi. La concentrazione deve essere 50mg/10grammi. La preparazione è piuttosto semplice; si polverizza un mangime granulare o a scaglie e si aggiungere il Praziquantel in polvere. Io consiglio sempre di aggiungere dell’olio di pesce, che, oltre ad avere un altissimo contenuto di vitamine, riesce a riaggregare la polvere ottenuta e a rendere il medicato molto più appetibile. Inoltre l’olio crea una sorta di capsula che protegge il cibo conservando il principio attivo al suo interno molto più a lungo una volta messo in acqua. La somministrazione di un mangime medicato non da garanzia di successo fondamentalmente perché non tutti i pesci mangiano in modo omogeneo e, di conseguenza, non si ha garanzia che il principio attivo arrivi a tutti in concentrazione letale per i parassiti; per esempio individui inappetenti vanno allontanati o renderebbero inutile il trattamento. Non sono stati registrati casi di tossicità da sovradosaggio, in questo modo il medicato è metodo sicuro per tenere sotto controllo e/o limitare l’epidemia. Particolarmente utile per le femmine gravide; isolate e trattate possono essere liberate dai parassiti con buona probabilità di successo. Ovviamente si procede in questo modo per avere nuove figliate libere da parassiti e poter salvare ceppi preziosi di pesci. L’uso della FormalinaIl bagno in formalina è un trattamento antiparassitario drastico ma con buonissime probabilità di successo. Concentrazione del bagno deve essere a 150-250 ppm (parti per milione); tradotto significa 0.5-0.7 ml di formalina pura in 10 litri di acqua (si facciano poi le debite proporzioni con la concentrazione della soluzione di formalina che si ha a disposizione). Durata del bagno 45 minuti. Il bagno è fatto a parte e, molto importante, con una porosa azionata da un aeratore. Prima di pescare tutti i pesci e metterli nel bagno è opportuno preparare una vasca nuova (priva di contaminazione) in cui portarli dopo il bagno. Si abbia cura di ripescare i pesci e sciacquarli in altro recipiente in modo che nella nuova vasca non arrivi la formalina con l’acqua che inevitabilmente si trasporta con i retini. Si raccomanda estrema cautela nel maneggiare la formalina; evitare assolutamente il contatto con pelle e soprattutto occhi, meglio dotarsi di una mascherina per evitare di inalare i vapori tossici (chi ha animali domestici faccia in modo che non possano avvicinarsi al recipiente di bagno) Purtroppo capita spesso di avere decessi tra i pesci trattati, in ogni caso questi sono esemplari che mai si riprenderebbero dai danni inferti dai parassiti. Questi bagni si possono fare, anzi mi sento di consigliarlo, anche a scopo preventivo su avannotti appena nati in vasche a rischio, di norma si riesce a liberarli dai pochi parassiti che sono riusciti ad attaccarli senza che il bagno ne pregiudichi la salute. Come prassi io preparo i pesci con 2-3 giorni di trattamento con il mangime medicato e poi passo al bagno in formalina, cambiando ovviamente vasca. Poi nei 4-5 giorni successivi somministro nuovamente il medicato. In questo modo si riesce ad alzare notevolmente la percentuale di successo del trattamento anche se, come mi ripete sempre il Doc “la biologia non è matematica” e qualsiasi trattamento o medicinale difficilmente riesce a dare garanzia assoluta di successo. A questo proposito devo segnalarVi che le recidive (il ripresentarsi della patologia) risultano addirittura più pesanti, infatti individui già curati e feriti da precedenti infestazioni difficilmente riescono a superare la seconda ondata di parassiti. Andava detto, in ogni caso ritengo sia doveroso tentare di “salvare il salvabile”, come si suole dire, anche perché l’alternativa (l’attesa) significa stare a guardare i propri guppy morire uno dopo l’altro. Esistono altri trattamenti ben più pesanti e per i quali bisogna ‘giocare’ con sostanze particolarmente pericolose (sia per i pesci che per l’uomo). Non li elenco qui perchè anche nelle mie vasche, durante alcuni esperimenti, li ho eseguiti sotto il controllo del veterinario. Questo lo stato dell’arte per quanto riguarda le cure contro il Gyrodactylus, naturalmente il forum è a disposizione di tutti coloro che avessero bisogno di ulteriori chiarimenti; in ogni caso non mancherò di aggiornare questo articolo nel momento in cui si dovessero trovare cure diverse, più efficaci o meno pesanti per i pesci, in sostanza più sicure! |