I primi studi sulla nutrizione delle tridacne sono piuttosto recenti (risalgono al 1992) ed evidenziano la presenza di zooxantelle nel loro mantello, malgrado siano insufficienti da sole a provvedere tutto il cibo necessario per la loro vita. Fu quindi subito evidente di come le tridacne necessitino anche di materiale particolato dell’acqua da poter filtrare. Ma quali sono le condizioni migliori per mantenere le nostre belle tridacne in acquario? Sapere cosa succede in natura sicuramente ci aiuta a gestirle meglio nel nostro acquario. Zooxantelle e cibo microparticolato Per capire quanta sostanza le tridacne riescono ad ottenere dall’attività delle zooxantelle è necessario valutare quanto carbonio/energia (indice C/E) riescono a fornire le alghe e quanto ne necessita la tridacna per la sua vita e il suo accrescimento. Le zooxantelle, con il loro metabolismo sono in grado di produrre molta più energia di quella che necessitano per loro stesse, quindi in parte la cedono alla tridacna che le ospita; questa energia potrebbe bastare alla tridacna per vivere, ma serve molto di più per andare oltre alla sola sopravvivenza.
Ma come ci arrivano le zooxantelle nel tessuto della tridacna? Al contrario dei coralli le tridacne non ricevono le zooxantelle dai genitori ma le devono assumere dall’acqua. Questo non avviene durante la fase larvale ma solo nella metamorfosi, con la formazione dei canalicoli del mantello. Durante questa fase la larva assume protozoi e alghe simbionti del genere Symbiodinium che arrivano al mantello grazie alla comunicazione tra il tratto digerente e i canalicoli. Dopo la metamorfosi la piccola tridacna ha già trovato il posto nel reef dove insediarsi, ottenendo quindi caratteristiche di luce, corrente e acqua stabili. Si presuppone quindi che assuma alghe simbionti compatibili con le caratteristiche dell’ambiente d’insediamento.
Le zooxantelle non hanno la possibilità di fornire alla tridacna il 100% dell’energia necessaria a vivere, crescere, respirare e riprodursi. In assenza di altro nutrimento la tridacna deve scegliere a cosa dare la priorità (di solito respirazione e sopravvivenza) ma questa condizione può essere mantenuta solo per poco tempo prima di portarla alla morte. Le necessità energetiche variano molto in base ad ogni specie e alle dimensioni della tridacna. Sembra infatti che una tridacna piccola riesca a soddisfare tramite le zooxantelle il 65% del suo fabbisogno, mentre crescendo questa percentuale si abbassa sempre di più fino ad arrivare a un punto critico che coincide con le dimensioni di 15-17 cm; in questo momento infatti la tridacna incrementa di molto la quantità di energia assunta filtrando visto l’aumentato fabbisogno. Per quanto riguarda le specie invece, le principali differenze si osservano in natura tra la T. gigas e tutte le altre specie più piccole; infatti questo gigante è caratterizzato da una crescita più rapida e imponente e un peso maggiore. Queste caratteristiche fanno si che la nutrizione avvenga principalmente per filtrazione piuttosto che tramite le zooxantelle. Per questo la gigas presenta un apparato di filtrazione evoluto, a volte con doppi sifoni in entrata e in uscita, che permette loro di arrivare a filtrare l’acqua con velocità 14 volte superiore a quella delle altre specie. Invece sul mantello ospita solo i tipi di zooxantelle che preferisce in base all’ambiente in cui si colloca.
Ma quando mangiano, di cosa si nutrono le tridacne? In passato si pensava che si nutrissero solo di phytoplancton, ma ultimamente si è scoperto che mangiano anche lo zooplancton e i detriti; spesso esagerano così tanto che poi sono costrette ad eliminare una parte dell’alimento assunto perché incapaci di digerirlo tutto. Va infatti ricordato che l’apparato digerente è piuttosto esiguo rispetto alle dimensioni della tridacna. I sali azotati e il fosforo, malgrado possano essere assunti anche dal cibo filtrato, vengono prelevati principalmente dall’acqua marina circostante poiché possono essere assorbiti direttamente dai tessuti del mantello. I sali azotati vengono assunti in forma di NO3 e il fosforo in forma di PO4, tutti elementi presenti nell’acqua in quantità scarsa. Sembra che le zooxantelle usino queste molecole assorbite dal tessuto per formare aminoacidi e glucosio, poi forniti alla tridacna. Il mantenimento delle tridacne in acquario La qualità dell’acqua Quindi che dire di più se non che le tridacne vogliono un’acqua perfetta? Troppo semplice così, andiamo avanti…
Salinità Temperatura A esempio la T. gigas aumenta di molto il suo rateo di crescita attorno ai 30°C, ma bastano un paio di gradi in più per diminuire di molto la crescita e aumentare il tasso di mortalità. Quindi la temperatura massima a cui si possono tenere le tridacne è di 30°C (alla quale si ha il massimo tasso di crescita), ma mai oltre i 31. Al contrario c’è un ampio margine di errore dal lato opposto, alle temperature più basse, alle quali il metabolismo rallenta molto. Attorno ai 22°C iniziano a manifestare segno di stress, retraggono il mantello e rispondono di meno alla luce ambientale. Calcio Tenere il calcio a un giusto livello può essere difficile, non tanto quando in vasca abbiamo tridacne piccole, ma soprattutto quando le conchiglie sono grandi e spesse e assumono calcio molto velocemente. Per mantenere costante il livello di calcio si possono usare varie soluzioni oppure, molto più comodo, si può usare un reattore. pH e alcalinità L’alcalinità invece è sempre attorno a 6-7 dKH (gradi di durezza carbonatica), ma nell’acquario conviene tenerla a valori leggermente più alti perché ovviamente il volume di una vasca è decisamente inferiore di quello dell’oceano e perché i coralli possono farla diminuire.. Sia il ph che l’alcalinità devono essere misurate costantemente; l’alcalinità può diminuire in modo sorprendente quando si ospitano tridacne di grosse dimensioni.
Le sostanze contenenti fosforo si presentano in molte forme nell’acqua del reef e, malgrado non siano direttamente tossiche per gli organismi viventi, possono creare particolari problemi, in particolare sulla crescita e sullo sviluppo delle alghe. Il fosforo entra in acquario principalmente con il cibo, soprattutto congelato; il miglior modo per tenerlo sotto controllo è non eccedere con la somministrazione e al limite usare le resine per i fosfati (ma per periodi brevi). Comunque le tridacne necessitano di una fonte di fosforo, che può essere assunto tramite il cibo o direttamente dall’acqua. La massima concentrazione ben tollerata e utile alla vita delle tridacne è di 0.03 ppm. I composti azotati che troviamo nel nostro acquario sono l’ammoniaca (NH3), nitriti (NO2) e nitrati (NO3); vengono principalmente prodotti dal metabolismo dei pesci. Le tridacne sono organismi in grado di utilizzare l’ammonio e i nitrati per il loro metabolismo e per quello delle alghe simbionti. Va quindi tenuto a mente che le tridacne non utilizzano questi composti saltuariamente, ma lo fanno in modo costante e che la loro assenza può portarli a deperire e poi alla morte. Va ricordato comunque che l’ammonio si trova nell’acqua marina a livelli sempre molto bassi (inferiori a 0,1 ppm). Le tridacne vivono nei reef e nelle zone limitrofe quindi sono sottoposte a forti correnti e all’azione delle onde; ciò riguarda in particolare le maxima e le crocea. Ma il movimento dell’acqua che si riscontra in natura è ben diverso da quello in acquario: lungo il reef si hanno spostamenti lievi di grosse masse d’acqua, mentre in acquario piccole quantità di acqua vengono spostate con velocità superiori. In acquario la scelta migliore è porle in una zona dove ci sia un flusso lieve o anche turbolento, ma bisogna evitare la corrente forte, lineare e continua. Per capire se la posizione della tridacna è corretta bisogna osservare i movimenti del mantello: se il mantello viene sollevato esageratamente o addirittura viene introflesso all’interno della conchiglia la posizione è scorretta perché questa condizione porta alla continua introflessione del mantello.
Fornire alle tridacne la giusta quantità di luce per tenerle in vita è ovviamente importante visto che la luce che colpisce le zooxantelle è la principale fonte di nutrimento per loro. Ci sono ovviamente delle differenze di specie: tridacna crocea e hippopus hippopus vivono al massimo a 6 metri di profondità quindi necessitano di luce molto intensa. Maxima e squamosa si possono trovare fino a 15 metri di profondità, mentre le gigas attorno ai 20 metri e le derasa anche fino a 25 metri di profondità. Queste informazioni vanno tenute in mente quando si posiziona una tridacna in acquario in modo da non arrecarle molto stress costringendola ad abituarsi a condizioni di luce non idonee. In più, oltre alle differenze di specie, esistono anche differenze individuali dettate dalla genetica diversa dei vari organismi, che sono molto difficili da identificare. Considerando che gli acquari possono essere illuminati con vari metodi, esiste un illuminazione migliore per ogni tipo di tridacna? L’hippopus è l’altra tridacna che necessita di molta luce, ma sono leggermente diverse dalle crocea perché si adattano di più a variazioni di illuminazione e quindi possono essere posizionate più in basso in acquario, soprattutto perché amano essere collocate sui fondali sabbiosi, sapendo però che meno luce si da loro più rallentano la crescita. Quindi se si vuole ottenere una crescita naturale anche loro devono essere posizionate in cima alla rocciata. La maxima vive più in profondità della crocea e anche in acquario può ricevere meno luce rispetto alla crocea, quindi possono essere tenute più facilmente sia sotto HQI, che sotto T5 o LED. La tridacna squamosa vive alle stesse profondità della maxima ma in natura la maxima prevale nei primi metri, mentre le squamose abbondando anche più in profondità. Quindi la squamosa tollera di più un’illuminazione inferiore. Per ultima la tridacna derasa, quella che vive più in profondità; può essere tenuta sotto HQI, T5 e LED senza problemi, ma necessita di essere collocata in zone di poca luce (nel caso di HQI ad almeno 60 cm di profondità). Fin ora si è detto di inserire una tridacna in un acquario con acqua limpida e valori perfetti prossimi allo zero e una buona illuminazione, ma questo basta a far vivere e crescere una tridacna? Di solito no e spesso la tridacna muore per mancanza di apporto di fosforo e composti azotati. Quindi la tridacna necessita di assumere queste sostanze o tramite l’acqua o tramite il cibo. Un buon modo è quello di avere una vasca popolata da pesci che producono l’ammonio e che vengono cibati, introducendo fosforo. Quindi avere pesci e mantenerli ben nutriti spesso risolve tutti i problemi. Alcune volte però ci sono troppi pochi pesci in vasca per supportare le tridacne, quindi bisogna intervenire fornendo cibo. Il cibo che si fornisce alle tridacne non è mai troppo ma a volte può sovraccaricare il sistema; la cosa migliore è cibare molto nei giorni successivi all’introduzione di nuove tridacne e poi diminuire gradualmente il cibo osservando però molto bene le loro reazioni e soprattutto la crescita di nuova conchiglia. S e si sta facendo tutto per il meglio entro poche settimane dall’introduzione si inizia ad osservare un lieve deposito di nuovo materiale calcareo.
Ma cosa fornire come alimento? Il fitoplancton che troviamo in commercio può contenere Tetraselmis, Isochrysis, Pavlova, Thalassiosira e Nannochloropsis; quest’ultima specie è l’unica troppo piccola per la filtrazione mentre nessuna è troppo grande per essere filtrata. Le tridacne possono filtrare anche lo zooplancton, ma alcune di queste particelle sono troppo grosse per essere filtrate, soprattutto dalle tridacne di dimensioni inferiori. Esiste l’errata concezione che tridacne di piccole dimensioni debbano essere per forza nutrite, mentre quelle grandi no; ma in realtà è tutto il contrario. Tridacne di grandi dimensioni hanno bisogno di un maggior apporto di energie e quando arrivano a maturità sessuale necessitano di cibo anche per lo sviluppo dei gameti. Quindi, mentre non è fondamentale nutrire piccole tridacne, è importante nutrire quelle di grandi dimensioni. Le tecniche per nutrire le tridacne sono tre: 1- Nutrire la vasca; è il metodo più semplice, soprattutto se si hanno più tridacne e molti filtratori. Ovviamente in questo modo è possibile che altri coralli possano competere con la tridacna per il cibo. 2- Nutrimento con la bottiglia; è un metodo più scomodo che consiste nel ricoprire la tridacna con una bottiglia a cui è stato tagliato il fondo. A questo punto dall’apertura si immette il cibo e si lascia la bottiglia in sito per un po’ in modo che la tridacna possa filtrare il cibo.
3- Nutrizione diretta; molto scomoda e spesso stressante per la tridacna, consiste nel riporre la tridacna in un contenitore a parte nel quale viene immesso il cibo. E’ un metodo che può essere utilizzato in casi estremi di deperimento come ultima possibilità.
Ciò che invece va evitata è la somministrazione diretta del cibo (come si fa per gli LPS) perché la tridacna non farebbe altro che chiudersi; in più, essendo un animale filtratore, non riesce ad alimentarsi con cibo concentrato.
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Le Tridacne: Nutrizione e mantenimento in acquario
30/03/20220
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