Come tanti di noi, fin da bambino, ho avuto un’irresistibile attrazione per il mondo acquatico, che mi ha portato a fare esperienze dirette con i suoi abitanti, prima con pesci rossi, per poi arrivare a cimentarmi con il gotha dell’acquariologia: i coralli! Nel 2001 inizia la mia esperienza marina, prendendo una vasca artigianale (che è ancora la mia vasca principale), in un negozio milanese e partii subito con l’idea di provare ad allevare coralli molli e, una volta arrivato a maturazione, inserii i primi pesci che, come per tanti, furono proprio una coppia di ocellaris. Di questa coppia oggi rimane il maschio che è il genitore dei piccoli di cui vi sto per parlare!
La coppia iniziò a deporre dopo che riuscii a ottenere condizioni stabili in vasca e dopo l’inserimento di un entacmea quadricolor e queste deposizioni continuano più o meno regolarmente fino ad oggi.
Nel 2009 decisi di fare una vasca dedicata agli anemoni, incombatibili in una vasca di 300 litri dedicata a sps e lps, dove predisposi un dsb con aragonite viva e un isolotto di rocce vive prelevate dalla vasca principale.
In breve tempo gli anemoni si riprodussero e gli ocellaris ebbero modo di ritrovare un ambiente molto simile a quello che sceglierebbero in natura. Grazie ad Acquaportal riuscii a ottenere buoni risultati nell’allevamento di coralli, pesci e tutto ciò che riguarda questo fantastico hobby/malattia e la lettura degli articoli sulle riproduzioni mi avevano sempre affascinato particolarmente, portandomi a credere che anche io ci sarei riuscito, anche grazie ai consigli di persone che ce l’avevano fatta.
Il più grande ostacolo è sempre stato lo sviluppo delle uova che venivano regolarmente mangiate dal maschio e la pesca degli avannotti.
La mia prima esperienza con un certo successo risale a circa tre anni fa in cui riuscii a pescare 7 larve e a portarne una in fase preadulta. Purtroppo per un mio stupido errore, il piccolo ocellaris saltò fuori dalla vaschettina e me ne accorsi tardi quando ormai era spacciato. Questo articolo non differirà molto dagli altri in cui si tratta di allevamento, dato che tutte le procedure sono praticamente le stesse, ma è una prova ulteriore che con pochi accorgimenti e tanta dedizione si possono riprodurre in casa anche alcune specie di pesci marini.
Grazie ai consigli di appassionati mi sono preparato con una coltura di nannochloropsis e di rotiferi.
Per quanto riguarda la vasca ho optato per un cubo della Wave da 30 litri riempito per metà con una miscela di acqua della vasca 3/4, phytoplancton ¼ e rotiferi arricchiti (circa 20 per ml) con prodotti appositi (roti rich).
È molto importante avere un’alta densità di phyto e l’acqua deve apparire molto verde, la famosa green water, ciò aiuterà a mantenere i valori più stabili, a fornire cibo ai rotiferi che hanno un metabolismo molto rapido, a diffondere la luce e a concentrare le larve nel suo fascio. È molto importante schermare la vasca con un telo scuro che non permetta variazioni di luce dall’esterno (ogni minima variazione luminosa spaventerà le larve con l’alta probabilità di ucciderle) e fornire la vasca di una fonte luminosa costante 24h su 24. Non serve un hqi da 400w basterà un piccolo faretto o una semplice lampadina da poche watt, ma deve rimanere sempre accesa.
Naturalmente anche la temperatura dev’essere costante!
Inoltre è necessario munirsi di areatore da cui faremo uscire, tramite tubicino preferibilmente rigido, circa 3 bolle al secondo per smuovere l’acqua e tenerla ossigenata e per mia comodità ho dotato la vaschetta di un osmoregolatore per mantenere i livelli di salinità stabili. LA MIA ESPERIENZA
Chiaramente la migliore deposizione che ho seguito si è verificata a 15 giorni dalla partenza per un viaggio alle Maldive che mi avrebbe tenuto lontano dai piccoli per una decina di giorni, ma pensai di provarci ugualmente! A 9 giorni dalla deposizione sono riuscito a prelevare una settantina di larve che ho delicatamente pescato con un bicchiere aiutandomi con una torcia, il tutto naturalmente a luci e pompe spente (la schiusa avviene circa un’ora dopo lo spegnimento delle luci). Le ho spostate nella vaschetta sopra descritta e per la settimana seguente ho fatto circa 3 cambi del 60% dell’acqua rimpiazzandola con quella dell’ acquario dei genitori e con phyto nuovo.
Bisogna fare attenzione che i rotiferi consumano molto in fretta il phyto e si riproducono più velocemente di quanti ne vengano consumati dalle larve nei primi giorni di vita (in seguito saranno consumati molto in fretta e non basteranno più come unico alimento), sporcando notevolmente l’acqua, da qui i cambi frequenti.
La mortalità è stata molto contenuta rispettando i consigli e le direttive di chi prima di me ha avuto successo con l’allevamento. Al massimo avrò trovato 10 larve morte sulle 70 recuperate nell’arco di una settimana.
Fino a qui i passaggi descritti non hanno niente di nuovo rispetto ad altre guide, ma la mia partenza a una settimana dalla schiusa a apportato modifiche nella prassi che avrei seguito se fossi stato sempre presente.
Al ritorno dal viaggio pensavo che non avrei trovato più nulla di vivo, invece con mio grande stupore circa 10 piccoli erano sopravvissuti, magri come chiodi, ma ce l’avevano fatta. La maggior parte dei loro fratelli era morta probabilmente non più di 1 o 2 giorni prima, visto che i cadaveri erano evidentemente freschi. Se fossi tornato prima sicuramente sarei riuscito a salvarne molti di più!
Comunque sia mi è venuta l’idea di provare a somministrare un po’ di cibo secco, più facile da dosare e soprattutto molto più nutritivo, sfruttando il fatto che erano affamati.
Iniziai a dosare pochi granelli di svc della Elos e cyclop-eeze che vennero subito assaggiati avidamente dai piccoli. Pensai di nutrire prevalentemente con cibi secchi coadiuvando solo alla sera con pochi rotiferi e i primi naupli di artemia che sono sì molto nutritivi appena schiusi, ma anche noiosi da ottenere.
Nel giro di due giorni dal ritorno i superstiti diventarono arancioni e spuntò la prima banda bianca e tra l’altro non ebbi nessuna perdita. Dopo una decina di giorni somministrando prevalentemente svc, scaglie shg marino sbriciolate e una volta la sera pochi naupli, iniziò a sbucare la seconda banda e i piccoli iniziarono a cercarsi i loro spazi e elementi con cui fare simbiosi (interruttore galleggiante!) La maggior parte dei superstiti (una decina) se ne stanno in gruppo nei pressi del fondo. Grazie a quest’alimentazione più ricca di quella viva, anche la terza ed ultima banda non tarda ad arrivare e si notano già le differenze tra gli esemplari (chi più grande e sviluppato, chi più piccolo, chi più intraprendente ecc…) Su consiglio di un appassionato (il mitico Teo Algranati!!!) che è riuscito svariate volte a riprodurre con successo i pagliaccetti, ho inserito un piccolo sarcophyton che ha subito attirato l’attenzione di un primo pagliaccetto, mentre gli altri se ne stavano tutti in gruppo a mezz’acqua o nei pressi del fondo, indice che erano ormai passati nella fase bentonica della propria vita. Arrivò anche il momento di togliere finalmente il telo che copriva i lati della vasca.
Ed ecco il pioniere delle simbiosi!
Un mese e mezzo dopo la schiusa pensai che sia arrivato il momento di provare a mettere una vaschetta di plastica con coperchio (l’esperienza insegna hehe!) all’interno della vasca con i genitori e pescai anche un paio di anemoni da inserire visto che sicuramente serano pronti per la simbiosi, che avvenne in tempi brevissimi. Purtroppo appena inseriti gli anemoni uno dei piccoli, non so come, è rimasto incastrato sotto il piede di un anemone che si spostava ed è morto.
In seguito ne son morti altri 4 per ragioni sconosciute, forse battibecchi, forse attacchi da organismi che si sono infilati nella vaschetta….Sta di fatto che me ne rimangono ad oggi solo 3 che però godono di ottima salute! CONCLUSIONI
Rispetto a molti altri più scrupolosi di me, non ho fatto cambi giornalieri d’acqua finchè si trovavano nella vaschetta dedicata e soprattutto ho avuto molta fortuna nel trovarne ancora qualcuno vivo dopo il viaggio, ma ciò mi ha permesso di testare la relativa resistenza degli avannotti e di trovare una via alternativa nel nutrimento dei piccoli.
La prossima volta (se mai ci sarà!) in cui mi cimenterò nella riproduzione, credo che alimenterò dopo una settimana con cibo secco lasciando gli avannotti a digiuno di vivo uno o due giorni se rifiuteranno il secco. RINGRAZIAMENTI
I più sentiti ringraziamenti vanno a Matteo Algranati che mi ha sempre dato preziosissimi consigli e aiutato nella ricerca e provvigione di materiale.
A Camillo (GROSTIK) che mi ha fornito materiale fondamentale per l’allevamento e chiaramente ad Acquaportal che mi ha permesso di crescere grazie ai suoi articoli e al suo forum dove ho potuto conoscere veri appassionati di questo calibro! |