Spesso si legge in vari post e su internet l’idea di realizzare un biotopo per quella specie o di quella zona, ma altrettanto spesso si abusa di questa parola e le si associa un significato incompleto o errato.
Definizione
Cerchiamo di capire il perchè, innanzitutto prendendo in considerazione il termine con il suo significato letterario:
“In Biologia, viene indicato con questa parola il complesso ecologico in cui vive una determinata specie animale e vegetale, o una particolare associazione di specie.” – Enciclopedia Treccani
“In Ecologia il biotopo è un’area di limitate dimensioni di un ambiente dove vivono organismi vegetali ed animali di una stessa specie o di specie diverse, che nel loro insieme formano una biocenosi. Biotopo e biocenosi formano una unità funzionale chiamata ecosistema. Il biotopo è dunque la componente dell’ecosistema caratterizzata da fattori abiotici (non viventi), come terreno o substrato, con le sue caratteristiche fisiche e chimiche, temperatura, umidità, luce e così via, ma non considerata disgiunta dalla componente biologica.” – Wikipedia
“Tipici esempi di biotopo sono: una pozzanghera, un prato, un torrente o, più in generale, qualsiasi ambiente che abbia caratteristiche sufficientemente unitarie.”
Da quest’ultima definizione si capisce subito che un grande fiume come può esserlo il Rio delle Amazzoni non ha caratteristiche unitarie per cui non è corretto parlare di biotopo del Rio delle Amazzoni in generale.
Per cui un primo passo per poter capire meglio il significato e di conseguenza il giusto utilizzo della parola è che l’ambiente rappresentato deve avere caratteristiche unitarie, anche se è esteso per più o meno Kmq!
Detto questo, che mi dite a proposito di ‘biotopo asiatico’ o ‘biotopo amazzonico’?
Sono “semplicemente” estesi per una superficie di milioni di Kmq…e presentano differenze importanti tra le varie zone e per questo non esiste un biotopo amazzonico (o asiatico/africano…) unico e riproducibile.
Una volta individuato un ambiente relativamente piccolo si può cercare di riprodurlo (non sto parlando di acquari necessariamente) in miniatura per poterlo godere “dal vivo” nelle nostre case. Per far questo occorre per prima cosa cercare informazioni riguardo al suddetto ambiente, informazioni non solo riguardo alle specie viventi che lo popolano ma anche riguardo la componente abiotica caratteristica del luogo come sabbia, pietre, legno, detriti in genere…
Dopo aver cercato i vari accessori che lo compongono, bisogna avere un occhio di riguardo per le “regole” che fanno funzionare quel determinato ambiente; regole che fanno capo alle condizioni climatiche innanzitutto, sia per quanto riguarda la temperatura sia per quello che concerne la stagionalità, le precipitazioni, le ore di luce…
Alcuni video che mostrano alcuni luoghi di origine dei nostri pesci:
Insomma, la cosa ideale (spesso non fattibile) sarebbe andare per un periodo nel luogo da noi scelto per capire bene “come funziona”!
Il concetto di “biotopo” in acquariofilia
Detto questo, passiamo al lato puramente acquaristico del concetto.
Innanzitutto, perchè alcuni scelgono di allestire un acquario “biotopo”?
Precisando che un vero acquario biotopo è una cosa secondo me impossibile da realizzare, permettetemi l’utilizzo del termine per questo piccolo articolo.
In generale viene voglia di ricreare un ecosistema molto simile ad uno realmente esistente per portare a casa e ammirare un pezzo di natura a noi lontana.
In questo modo si ha la possibilità di studiare e di godere di un particolare spettacolo in cui animali, piante e altri organismi viventi interagiscono tra loro.
Una cosa che si dovrebbe fare, per provare a creare un buon acquario geografico, è quella di limitare le piante ad una (al massimo un paio) di specie: troppo spesso negli acquari ci sono molte specie di piante che, anche se provenienti dallo stesso continente) non formano un paesaggio realistico.
Per questo è meglio concentrarsi sulla quantità più che sulla varietà!
Certo, non si possono riportare tutte le caratteristiche naturali nel nostro acquario perchè sicuramente non avremmo la possibilità di riprodurre molte cose come ad esempio i predatori naturali, le interazioni con altri animali o vegetali (un albero che cade, un grosso animale che fa il bagno nel fiume o beve, un uccello che si tuffa in acqua…) nè i maggiori cambiamenti climatici stagionali (le alluvioni, le secche, le forti piogge torrenziali…) però l’obiettivo per i veri appassionati è quello di cercare il più possibile di ricreare un ambiente naturale veritiero.
E’ sicuramente una sfida, una difficile sfida che spesso non si riesce a vincere per motivi pratici o per scelte personali (va ricordato che un pezzo di un fiume non è esattamente l’idea di acquario che molti hanno in mente di ricreare).
Detto questo, spero che si inizi ad usare questa parola con maggiore coscienza perchè è una parola ricca di significato e per alcune persone rappresenta un vero impegno (conosco alcuni acquariofili che dedicano molto tempo allo studio e alla riproduzione di veri “biotopi” per cui, almeno per rispettare il loro lavoro, cerchiamo di usare bene questa espressione!)
Ricordo inoltre che esistono differenti modi per indicare un acquario allestito con piante e animali provenienti dalla stessa zona geografica: si può utilizzare il termine di “Acquario geografico”, “acquario sudamericano/asiatico/africano/europeo”…ecc
Infine scrivo qualche piccola riga per formare un semplice glossario su alcuni termini spesso usati come sinonimi ma che in realtà hanno significati diversi:
Bioma
in particolare i Biomi acquatici (ma esistono anche i Biomi terrestri): sono sostanzialmente 2, quello d’acqua marina e quello di acque dolci. Si distinguono oltre che dal tipo di acqua anche dall’intensità della corrente e dalla profondità dell’acqua stessa.
In base a questi parametri si differenziano i vari biomi: per esempio lago, fiume, torrente, estuario, palude, barriera corallina, oceano aperto.
Ogni bioma è caratterizzato dalla presenza di vegetali e animali, ed è in base al tipo di vegetazione presente (principalmente) che si è adattata all’ambiente e al tipo di clima, con il conseguente adattamento delle specie animali, che si caratterizza un bioma specifico.
Ecozone
sono delle macroregioni suddivise dagli studiosi a seconda delle specie animali e vegetali presenti sul territorio, a seconda della loro adattabilità ai fattori geografici e ambientali.
Il numero delle ecozone varia da studioso a studioso, però generalmente sono presenti 6/7 macroregioni sulla Terra: Ecozona Paleartica, Ecozona Indomalese, Ecozona Neotropicale, Ecozona Afrotropicale, Ecozona Neartica, Ecozona Australasiana e, spesso non considerata come Ecozona, la zona Antartica.
Infine riporto una frase che meglio di tutto lo scritto precedente fa capire la differenza tra biotopo/ecozona/ecoregione…:
“Il Sudamerica è un’ecozona, la foresta amazzonica un ecoregione, la macchia mediterranea un bioma, mentre la riva sabbiosa a sud del Lago di Bracciano è un biotopo.” – cit. Entropy
Spero che queste poche righe siano scorrevoli e interessanti, ma ancora di più spero siano utili per rinfrescare la memoria e per imparare ad usare meglio questa parola carica di significato.
Ci tengo a precisare che il discorso è molto ampio e c’è da dire ancora tantissimo a riguardo, ma un po’ per la lunghezza del testo e un po’ per le competenze sempre scarse in questa materia non mi è possibile aggiungere altro; il discorso sarà ampliato con i vostri commenti e interventi ovviamente!
Ringrazio di cuore due amici in particolare per l’aiuto e la collaborazione:
- Andrea (Entropy) per alcuni consigli tecnici e per alcune nozioni scientifche;
- Luca (Malù) per alcune considerazioni e per le “chiacchierate notturne” a riguardo!
Grazie anche a tutte le altre persone che hanno postato video e fotografie a riguardo, alcune delle quali sono state utilizzate anche in questo post.
# – Le fotografie sono state prese dal web, i video postati da YouTube