La passione per l’acquario è stata in me latente penso dalla nascita. Sin da piccolo ero attratto in modo maniacale dai volatili che cercavo invano di catturare con trappole e marchingegni vari. Ai tempi delle elementari stavo ore dal balcone aspettando qualche povero malcapitato pennuto da ingabbiare (mai riuscito!). Nel fiume che scorreva vicino casa, con i compagni di quartiere, andavamo a catturare rane e girini, infatti la pesca è un altro hobby che ho sempre praticato e che continuo a praticare soprattutto in fiumi e laghi. Insomma l’attrazione per il mondo vivente e per la natura che ci circonda fa parte della mia vita da sempre ed il conseguimento della laurea in Scienze Biologiche non può che esserne la prova provata. Adesso ho 44 anni ma purtroppo il mio lavoro e tutt’altra cosa. • L’idea e l’attrezzatura Mia idea e prerogativa inscindibile nel creare il mio acquario, assolutamente di tipo aperto, è che dovevo costruirmelo da me integrandolo quando più possibile con l’arredo della casa. Pertanto il mobile è stato costruito dal sottoscritto fino all’ultima vite, vernice compresa (verniciato a tecnica mista con gomma lacca e cera). Stessa cosa per l’assemblaggio dei vetri fatto con del normalissimo silicone nero (un acquario precedente costruito a casa dei miei, è stato svuotato dopo 20 anni ed il silicone non mostrava nessun segno di cedimento!) usando dei cristalli comprati in vetreria dello spessore di 1 cm. Le misure sono lunghezza 85cm, profondità 45cm, altezza 50cm. Il volume netto dovrebbe aggirarsi sui 160 litri. Siamo venuti ad abitare nell’attuale abitazione nel 2005 e quell’angolo di casa era sin dall’inizio destinato all’acquario…che è arrivato qualche anno dopo. La pazienza è la virtù dei forti! Detto questo ho iniziato ad acquistare i vari accessori con calma, man mano che mi si presentava l’occasione, anche per fare un buon affare, spesso acquistando di seconda mano. Cronologicamente, ho iniziato con il cavetto riscaldante sotto sabbia Dennerle a bassa tensione (24 volt), seguito poi dal riduttore di pressione sempre Dennerle a due manometri. Intanto un amico mi procurava due estintori a CO2 da 3Kg. È stata poi la volta della plafoniera, rigorosamente con lampada ad alogenuri metallici, filtro esterno della JBL “Cristal Profi E 901” e diffusore di CO2 anch’esso rigorosamente esterno della Sera “Reactor 500”, elettrovalvola CO2 della Ruwa. Infine ho acquistato una pompa esterna per poter far lavorare il reattore della Sera, trattasi di una Maxi Jet 1000. • Fondo e protocollo di concimazione Penso che la decisione sul fondo da adottare è stata quella che più di ogni altra cosa mi ha fatto tribolare. Più leggevo sul web, forum e quant’altro, più mi confondevo le idee. Però la voce univoca circa le qualità della Flourite prodotta dalla Seachem mi ha spinto ad usarla quasi come substrato unico. Ho aggiunto un po’ di torba solo nel primo strato comprendente 1/3 ca della Flourite totale, perché ritengo che l’unica cosa che manca a questo substrato è la sostanza organica, indispensabile per le piante. Ho utilizzato 3 sacchi di Flourite e tre piccole confezioni di torba granulare di circa 200gr l’una. Quindi nel primo strato ho usato un sacco di Flourite e le tre confezioni di torba, il tutto ricoperto dagli altri due sacchi di Flourite. Riguardo alla concimazione mi sono affidato sempre alla Seachem per gli stessi motivi che mi hanno spinto ad usare la Flourite e devo dire di essere molto soddisfatto di come procede il tutto sia per stabilità dei parametri chimici che per crescita delle piante: il mio unico problema è lo sfoltimento settimanale che devo operare per l’eccessiva crescita di H. polysperma e di H. zosterifolia. Uso il protocollo base e aggiungo solo “al bisogno” un po’ di fosforo e azoto sempre Seachem. Nient’altro…si fa per dire! • Luce e flora Per le piante mi sono fatto un mio progetto di layout, prediligendo piante non troppo esigenti ma di impatto visivo. La mia filosofia è quella che sono le piante a doversi adattare al mio acquario e non il contrario. Con questo voglio dire che partendo da un progetto iniziale, alcune piante sono deperite ed altre prosperate. Pertanto quest’ultime sono rimaste e le altre rimpiazzate fino a trovare essenze adatte al mio ambiente subacqueo. Ad es. come pianta da “prato”, la Liaeopsis brasiliensis è andata man mano a svigorirsi fino a morire del tutto, mentre rispondeva bene fino a diventare splendida l’Hemianthus callitrichoides. Stessa infausta sorte ha subito la Rotala wallichii, mentre la Rotala rotundifolia ha dimostrato di crescere bene. Ho inserito l’Hygrophila polysperma come pianta predominante da sfondo, insieme all’ heteranthera zosterifolia, entrambe a crescita rapida. Dalle foto è possibile vedere com’è evoluta la crescita e la trasformazione della flora. Tutto ciò anche per andare incontro ad un discorso di gestione “sostenibile”, economicamente parlando, nel senso che ho preferito ad es. usare una lampada da 70 W che per molti potrebbe sembrare un po’ pochino anziché una da 150 W. Avrei quindi potuto consumare più energia elettrica e scegliere piante più esigenti in termini di luce, ma ho preferito una gestione meno onerosa in termini di consumi. Inoltre sulla luce si legge molto, ma a mio avviso c’è troppo empirismo su questo argomento.
La considerazione da fare è la seguente: le piante si sono evolute e vivono sul pianeta Terra grazie alla luce del Sole. Pertanto la migliore luce da utilizzare sarebbe quella solare, o meglio, quella che per qualità e quantità di più si avvicina ad essa. Quando leggiamo le caratteristiche tecniche delle lampade, abbiamo davanti vari parametri che sicuramente ci possono mettere in difficoltà circa la stessa comprensione di essi. Però tre sono quelli da tenere in considerazione. Indice di resa cromatica, ovvero qualità della luce emessa. Come suddetto, la luce del Sole è quella con la quale siamo “abituati a vivere” in qualità di esseri viventi cresciuti ed evoluti su questo pianeta. Essa ha uno spettro di emissione completo, cioè comprende tutte le lunghezze d’onda comprese e non, nel range del visibile. Alle nostre piante dobbiamo quindi fornire luce quando più simile a quella solare e il parametro più importante che ci da indicazioni in merito, relativo alle lampade presenti sul mercato, è l’Indice di resa cromatica. Per convenzione quello della luce del Sole è posto uguale a 100 ed indica la perfezione: con questa luce percepiamo in modo “autentico” i colori proprio perché è completa di tutte le lunghezze d’onda. Ecco perché nei negozi di abbigliamento capita, ad es., di comprare un indumento marrone e poi si rivela essere verde! Sicuramente in quel esercizio commerciale ci sono fonti luminose di bassa qualità. Tornando alle nostre lampade, guardando sui siti dei più noti costruttori, possiamo scoprire come sono pochi i modelli che fanno al nostro caso. La nostra scelta deve ricadere su quelle con indice di resa cromatica superiore a 90: di solito le migliori ruotano intorno a 93-96. Troviamo modelli che fanno al nostro caso solo tra i tubi fluorescenti e le lampade ad alogenuri metallici. Riguardo all’uso dei led, ho visto che il loro indice di resa cromatica non supera il valore di 80, per cui penso che ancora dobbiamo aspettare che vengano migliorati da questo punto di vista prima di poterli usare. Temperatura di colore. A seconda delle condizioni meteorologiche e della posizione del Sole sull’orizzonte, la luce cambia il suo spettro passando dal rosso del tramonto o dell’alba fino al blu di un cielo coperto. Senza approfondire troppo il tutto ma rimanendo nella praticità delle cose (chi vuole approfondire può consultare gli eccellenti e direi indispensabili articoli apparsi in più puntate sui numeri del 1998 di Aquarium oggi), questa “impressione cromatica” che abbiamo, viene chiamata Temperatura di Colore e si esprime in gradi Kelvin (K). Quando il sole sorge oppure è al tramonto, abbiamo circa 2500-3000K, a mezzogiorno 5000K. Per il nostro scopo può andare bene una temperatura media sui 4000k. Ci tengo a precisare che essa è indipendente dalla resa cromatica. • Fauna Su questo argomento non mi dilungo molto in quanto io ho creato il mio acquario solo ed esclusivamente per le piante dando poca importanza ai pesci. Infatti ho inserito un bel branchetto di ca 30 cardinali (Paracheirodon axelrodi), ed una decina di neon neri (Hyphessobrycon Herbertaxelrodi). Il tutto è completato dalla presenza di due Gyrinocheilus aymonieri, un folto gruppo di gamberetti e quattro lumache del genere Neritina.
Nella gestione dell’acquario uso acqua di rubinetto (nella mia zona non è calcarea) seguendo per intero il protocollo “base” Seachem che prevede un cambio del 5% di acqua settimanale con aggiunta dei fertilizzanti a giorni alterni. Uso la linea Flourish e non penso di passare alla nuova linea Aquavitro. La CO2 è tarata sulle 80 bolle al minuto che mi permettono di avere un pH stabile sulla neutralità. Non sono un fissato delle misurazioni ma faccio le essenziali, ora, saltuariamente: pH, Kh, No3 e PO4. Quest’ultimi due li trovo sempre a zero. Ecco perché in mezzo alla settimana aggiungo 2ml di Phosphorus e 2ml di Nitrogen. Due volte al giorno somministro del mangime granulare ai pesci alternandolo all’Artemia salina liofilizzata. Il fotoperiodo è di 8 ore (15:30-23:30) e simultanemente viene attivata l’elettrovalvola della CO2 e la pompa del reattore della Sera. Ovviamente il filtro JBL è sempre acceso, mentre il cavetto riscaldante sotto sabbia si accende allo spegnimento delle luci fino al mattino per 8 ore complessive. Così facendo, ho voluto creare un movimento di acqua nel fondo evitando l’anossia di esso e cercando di simulare ciò che dovrebbe avvenire in natura quando al tramonto del sole è il terreno a cedere calore alla colonna d’acqua, mantenendo la temperatura costante che nel mio caso è di 25°C. D’estate mi comporterò in base alle condizioni ambientali nel gestire l’accensione del cavetto. Quando evapora l’acqua che ho stimato in ca 5l settimanali, aggiungo sempre quella di rubinetto ovviamente a temperatura adeguata.
|