Il sistema acquatico ricreato in acquario è quanto di più instabile possa esistere basti pensare alla enorme varietà di composti chimici presenti sia sotto forma di molecole che di ioni.
Un’abitudine di noi acquariofili è quella di sottoporre giornalmente tale sistema all’orlo della crisi con somministrazione di cibo con l’aumento della fauna e della flora ed inoltre con l’aggiunta di medicinali il più delle volte senza criterio. Spesso l’utilizzo di un curativo è dettato dal consiglio di qualcuno o perché si è letto che tale sostanza è utile per un dato patogeno e così via, ma il più delle volte non conosciamo veramente cosa introduciamo nel nostro acquario.
Quando parlo di acquario parlo di una singola vasca in cui il cuore che permette di far sopravvivere tale microsistema è rappresentato dal filtro biologico. Il filtro risente in maniera positiva o negativa delle sostanze disciolte nell’acqua. Tale sistema è in continuo divenire tra morte e vita.
antibiotici in acquario
Se adesso aggiungiamo all’acqua del cloro, dei metalli pesanti od un antibiotico il sistema di microorganismi “buoni” ne risente morendo o inattivando i processi per rendere innocue le sostanze tossiche presenti.
Il cloro presente nelle nostre tubature può essere allontanato tramite decantazione essendo un composto volatile. I metalli pesanti con l’aiuto di un biocondizionatore o per chi mastica un po’ di chimica utilizzando dei chelanti e per allontanare l’antibiotico?…istallare una nuova vasca.
Non sembri drastica la mia affermazione, ma non serve allontanare l’antibiotico, magari con l’aiuto del filtraggio su carbone, poiché l’impronta lasciata da esso sui microorganismi va ben oltre la sua eventuale efficacia terapeutica.
Gli antibiotici sono una classe di composti nati per curare una serie di patologie ricollegabili ad infezioni causate da diversi microrganismi del regno dei batteri del quale fanno parte pure i microrganismi utili per il nostro filtro biologico.
Farmacologicamente si dividono in antibiotici a largo spettro d’azione che cioè hanno la capacità di inibire la crescita di un numero molto vasto di batteri ed in antibiotici selettivi specifici per un determinato ceppo batterico (anche se su ciò ci sarebbe da dire qualcosa…) poi ci sono i battericidi cioè antibiotici capaci di distruggere il batterio, ma penso che l’acido solforico concentrato non sia indicato come curativo.
Possiamo inoltre dividerli in base alla azione farmacologica in:
- Inibenti la sintesi della parete cellulare: questo è il principale gruppo di antibiotici; all’interno di questa categoria i più importanti sono la penicillina, le cefalosporine, la bacitracina, la vancomicina ed altri più recenti. Sono in grado di inibire il processo di costruzione del peptidoglicano un indispensabile componente della parete cellulare dei batteri ( in particolare di quelli Gram+). Sono comunque in grado di colpire solo i batteri perché nelle cellule corpo umano e dei pesci non è contenuto peptidoglicano. La penicillina è stato senza dubbio il più rappresentativo degli antibiotici e se ne considerano due categorie: naturale e semisintetica..
- Attivi sulla membrana batterica: di questo gruppo fanno parte le polimixine, nistatina e anfrontericina B. Sono antibiotici battericidi che agiscono sulla membrana batterica rendendola più debole e facendo quindi fuoriuscire il contenuto cellulare con la conseguente morte del batterio. Alcuni di questi antibiotici sono sostanze abbastanza tossiche.
- Inibenti la sintesi proteica: vi appartengono antibiotici antisettici, fanno parte a questo gruppo il cloramfenicolo, le tetracicline, le macrolidi e gli amminoglicosidi. Sono gli antibiotici più largamente utilizzati per le infezioni batteriche; essi vanno a colpire i batteri colpendo la sintesi delle proteine. Più precisamente vanno ad impedire che le informazioni genetiche contenute nell’RNA messagero vengano tradotte nei ribosomi e vadano a formare la catena di aminoacidi che costituisce la proteina da sintetizzare.
L’antibiotico più rappresentativo di questa categoria è la streptomicina che ha la caratteristica di essere attiva sui batteri resistenti alla penicillina e ai sulfamidici. Il cloramfenicolo, l’eritromicina e le tetracicline sono antibiotici con un largo spettro di azione che colpiscono batteri sia Gram+ che Gram-, in particolare l’eritromicina è attiva su gran parte dei batteri resistenti alla penicillina e alla streptomicina.
- Inibenti il metabolismo degli acidi nucleici (DNA & RNA): sono particolari antibiotici che interferiscono con il metabolismo degli acidi nucleici sia delle cellule batteriche, sia delle cellule dell’organismo ospite. Per questo motivo sono tossici anche per l’uomo e per i nostri pesci e quindi vengono raramente utilizzati. Di questo gruppo fanno parte due tipi di antibiotici:
- inibenti la sintesi del DNA: gli antibiotici che fanno parte di questo gruppo, come la mitomicina, agiscono impedendo che nella cellula avvenga il processo di duplicazione del DNA;
- inibenti la sintesi dell’RNA: gli antibiotici di questo gruppo, come l’actinomicina e la rifampicina agiscono impedendo che nella cellula abbia luogo la trascrizione del DNA, un importante processo durante il quale le informazioni genetiche del DNA vengono appunto trascritte sotto forma di RNA.
Essendo un farmacista mesi fa mi fu richiesto da un amico negoziante di procurargli del Cloramfenicolo che è un noto antibiotico a largo spettro d’azione che a suo dire aveva visto utilizzare in un allevamento professionistico per combattere un non meglio identificato stress dei pesci importati. Ho cercato di spiegargli che tale sostanze può essere utilizzata in determinati casi in cui un altro curativo si è dimostrato inefficace e che il suo utilizzo in impianti professionistici era dettato da motivi commerciali e da criteri scientifici dettati dall’esperienza degli addetti all’allevamento.
L’amico negoziante se lo procurò lo stesso avendo come risultato: vasche putride!. Il motivo? Come accennato sopra l’utilizzo del cloramfenicolo aveva non solo ucciso i batteri patogeni ma anche tutti i microrganismi presenti nelle vasche determinando un aumento di sostanze tossiche disciolte e dato l’odore anche la formazione di ammoniaca .
Allora vediamo quando gli antibiotici possono essere utilizzati:
- Provata presenza di patologia di tipo batterico.
- Il loro utilizzo andrebbe fatto solo in vasche di quarantena e mai in vasche con filtri ben avviati.
- Va utilizzato una sola volta durante la vita del pesce .
Il terzo punto è molto importante a mio avviso perché ci mette in guardia con il pericolo della resistenza dei batteri ad un dato antibiotico. Qualsiasi antibiotico utilizziamo esso determinerà la selezione di ceppi batterici resistenti a quel determinato antibiotico.
Un criterio terapeutico sarebbe quello di utilizzare antibiotici in base al loro raggio d’azione partendo dal meno efficace in modo da avere a disposizione nel tempo un congruo numero di antibiotici; ciò è difficile da analizzare in casa dai comuni appassionati ed è per questo che il loro utilizzo lasciamolo agli impianti professionistici.
Vorrei però indirizzare l’attenzione su dei kit diagnostici che sono dati ai dottori veterinari che permettono in 24 ore un antibiogramma discreto …un consiglio per le associazioni di acquariofilia.
Gli antibiotici sono molecole chimiche che possono reagire con la soluzione acquosa “acquario” ed essere inattivate.
Se per esempio vogliamo introdurre un antibiotico come una pennicillina (Zimox, Clavulin, Amplital etc) nell’acquario essa verrà inattivata dalla presenza di residui proteici presenti nell’acquario così come l’acidità eventuale del sistema o l’eccessiva presenza di cationi possono farla precipitare.
Il discorso vale per tutti gli altri antibiotici quindi si aggiunge un ulteriore problema per il loro utilizzo: l’inattivazione chimica che essi possono subire in vasca.
Un antibatterico di sintesi che secondo la mia esperienza può essere utilizzato, a patto però di rispettare i tre punti sopra esposti, è rappresentato dai sulfamidici che risultano essere formidabili per le infezioni a carico dell’intestino e delle infezioni esterne dei nostri pesci, inoltre sono molecole chimicamente molte stabile in acque neutre o leggermente basiche e risentono poco della presenza in acqua di materiale proteico.
Un prodotto che è in commercio da molti anni e costa anche poco è il Bactrim costituito da un sulfamidico ed il trimetoprim: quest’ultima sostanza sinergizza l’azione del sulfamidico aumentandone la potenza.
Lo utilizzo con efficacia nella misura di una compressa ogni 5 litri nell’allevamento artificiale delle uova; in associazione con del blu di metilene nella misura di una compressa ogni 10 litri nelle infezioni esterne sia purulente che no (quando solo il blu di metilene non funziona).
L’utilizzo con le uova, inoltre, ci permette di riutilizzarlo di nuovo nella vita del pesce.
Dico che una analisi precisa sugli antibiotici utilizzabili in acquariofilia sia un lavoro estremamente arduo è che comporta una notevole esperienza sul campo… nel mio piccolo ho provato molto e sbagliato tanto.
Mi permetto però, così come la maggior parte dei “criteriati” acquariofili, di sconsigliare, quando non c’è necessità, qualsiasi curativo, bensì puntare sulla salute dei nostri pesci con l’alimentazione adeguata e cambi d’acqua frequenti e regolari… così che il sistema immunitario e le difese biologiche dei nostri pesci siano l’arma più potente contro i patogeni.
Ho appena iniziato una cura con antibiotici, ho separato il filtro esterno che continua a girare con un piccolo acquarietto, ma vorrei sapere come terminare la cura ossia quanto deve durare e una volta che è terminata e rimetto il filtro esterno non è che mi si infettano di nuovo i miei discus