Esperienza con un Ciclide dell’Africa occidentale, il “Pesce gioiello”, Hemicromis bimaculatus Foto di Antonello Demontis. In un negozio piuttosto trascurato, ho avvistato una coppia di riproduttori di Hemicromis bimaculatus (a detta del negoziante, ma potrebbero essere H. lifaili), con avannotti. Il negoziante afferma che sia la quarta volta che i pesci depongono, dopo aver “fatto fuori” i compagni di vasca, ma che loro non hanno tempo e voglia di tirare su i piccoli! Prelevo un campione d’acqua per analizzarla, e dai primi parametri mi rendo conto della trascuratezza della situazione: nitrati circa 100 ppm, conducibilità 1.940 ms, durezza 50° F; l’unico parametro decente era il pH, a 6,90 (il solo a venire controllato e corretto). Dopo essermi documentato (edizioni Tetra, I ciclidi dell’africa occidentale) decido di acquistare la coppia e salvarli da un triste destino: purtroppo i piccoli muoiono in breve, per mancanza di cibo e per la qualità dell’acqua. Adatto il mio acquario, in uso da circa due anni, alle caratteristiche dell’Hemicromis bimaculatus nell’arco di 10 giorni, modificando contemporaneamente la vasca del negozio per rendere il trasferimento il meno traumatico possibile. Per fare ciò porto circa 5 litri di acqua distillata ogni giorno al negozio (circa il 10 % del volume della vasca) fino ad avere le seguenti caratteristiche: 200 ms, 10° F, nitrati < 20 ppm, pH 6,90. Il mio acquario è popolato da Pecilidi, lumache di tre specie, gamberetti, due pulitori e una ricca vegetazione, oltre a due legni ed una pietra posata sul sabbione (preciso che il fondo non viene sifonato da oltre un anno, per precisa scelta). Mi libero dei Pecilidi, regalandoli o vendendoli, ed un lunedì pomeriggio porto a casa la coppia di Hemicromis, che subito a loro agio “fanno fuori” in un paio di giorni i circa 10 gamberetti, le lumache piccole e accorciano le “antenne” della grande, prontamente rimossa dall’acquario, oltre a “riarredare” la vegetazione: che caratterino! Già il mercoledì noto danze di corteggiamento, e giovedì al rientro dal lavoro nel primo pomeriggio trovo la superficie della pietra piatta tutta ricoperta di “perline”: hanno deposto le uova! Il sabato mattina si notano le macchie oculari (alle ore 7.00) e al rientro dal lavoro (ore 15.00) le uova (circa 200) sono scomparse, temo mangiate. Paziento fino al giorno seguente per indagare e “digerire” lo sconforto, ma sollevando il coperchio e scrutando ovunque scopro un nido dal fondo tremolante: in una fossa scavata dai genitori, al riparo dietro un legno, le larve sono adese al ghiaietto con la sommità del capo, pance all’insù, tutte vibranti, che gioia! A quattro giorni dalla deposizione compiono già piccoli balzi tra il ghiaino di fondo, ed il giorno seguente vengono trasferiti dalla coppia in un nuovo nido, meno nascosto e più “ventilato”. Al sesto giorno sono a spasso per l’acquario, sotto la scorta vigile dei genitori che diventano più aggressivi, costringendomi ad allontanare i due pulitori per il loro bene (vengono attaccati in continuazione, viste anche le ridotte dimensioni della vasca da 70 litri). Inizio a somministrare cibo liquido per pesci ovipari tre volte al giorno, spegnendo la pompa del filtro per circa un quarto d’ora, passando a cibo in polvere gradatamente, prima come integrazione e poi come dieta principale. I piccoli si alimentano senza problemi, e dopo due settimane possono dirsi svezzati; noto che spiluccano volentieri durante tutto il giorno tra le alghette che rivestono i materiali dell’acquario, non più tenuto lustro dai pesci pulitori, fatto questo che sicuramente integra la dieta con qualche cibo vivo e forse anche vegetale. Interessante notare che i genitori, preso il boccone di cibo, vanno a mangiarlo in mezzo alla “nuvola” di avannotti investendoli con le briciole di cibo, quasi a volerli alimentare… Cambio un terzo dell’acqua ogni settimana lavando la spugna all’ingresso del filtro biologico, ed ogni tre giorni somministro vitamine liquide: nient’altro di particolare. |
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