Conosciute da sempre con il nome di “Ampullarie” le chiocciole acquatiche del genere Pomacea costituiscono un vero elemento di richiamo nelle vasche d acqua dolce, dove possono convivere con molti pesci, purché pacifici e di piccola taglia. Ecco alcune curiosità e utili informazioni sulle specie più comunemente reperibili in commercio.
Foto di E. Spada.
La famiglia Ampullariidae (Gray, 1824) comprende 7 generi (o 10, a seconda dell’autore che si vuole seguire) e circa 120 specie. I Gasteropodi che la rappresentano vivono perlopiù in acqua dolce e sono ampiamente distribuiti nelle zone tropicali e sub-tropicali delle Americhe, dell’Africa e del Sud-est asiatico.
Le poche specie reperibili sul mercato acquariofilo europeo appartengono quasi sempre al genere Pomacea (Perry, 1810). Queste graziose lumache, dalla caratteristica conchiglia “ad ampolla”, vengono di solito commercializzate – e presentate dalla letteratura acquariofila – col nome volgare di ampullarie, o con le errate denominazioni scientifiche di Ampullarius o Ampullaria (a volte anche Pomus e Conchylium).
L’ingarbugliata storia sistematica degli Ampullaridi, in effetti, ha generato molte perplessità ed imprecisioni in ambito acquariofilo, come si può notare dal confronto di libri ed articoli che hanno trattato l’argomento in passato. Tuttavia, sulla validità del nome Pomacea non sembrano esserci dubbi, dal momento che fu istituito da Perry nel marzo del 1810 (con la descrizione della specie Pomacea maculata), ovvero diversi mesi prima rispetto al nome Am-pullarius proposto da Montfort per lo stesso genere di Gasteropodi Prosobranchi. Immerse respirano aria col “boccaglio” Le Pomacee sono originarie del Centro-Sud America e di alcu-ne zone della Florida. A partire dal 1980 vennero introdotte a Taiwan per scopi alimentari e da lì cominciarono a propagarsi in modo incontrollabile anche in altri paesi del Sud-est asiatico (attualmente sembra che abbiano raggiunto perfino l’Australia). La loro esplosione demografica non solo mise a repentaglio numerosi raccolti di riso, ma fu anche responsabile della massiccia diffusione del parassita Angiostrongylus cantonensis (utilizza i Gasteropodi come “ospite intermedio”), un virulento Nematode che attacca i ratti e che si è rivelato pericoloso anche per l’uomo (è sufficiente mangiare la carne “cruda” di un Mollusco infetto per rimanere parassitati).
Altre colonie alloctone di Pomacea, inoltre, sono presenti nelle Hawaii ormai da diversi anni (introdotte anch’esse dall’uomo).
Le Pomacea popolano numerosi biotopi d’acqua dolce, compresi quelli meno ospitali in cui il livello dell’ossigeno disciolto in acqua è piuttosto basso. Esse, infatti, sono dotate di un doppio sistema di respirazione: possiedono una branchia nella zona destra del corpo ed una camera polmonare nella sinistra. In quest’ultima zona, inoltre, è presente un lungo sifone retrattile con cui le Pomacea possono incamerare aria atmosferica anche mentre sono immerse, riuscendo così a rimanere al riparo dal pericolo dei predatori (uccelli, roditori, rettili, ecc.). Non tutti i Molluschi della famiglia Ampullariidae possiedono un “boccaglio” così sviluppato. Nelle lumache dei generi Afropomus, Lanistes e Saulea, per esempio, il sifone è molto più corto, mentre nelle Felipponea è addirittura assente.
Foto di E. Spada.
Durante le stagioni secche, quando le temperature si alzano sensibilmente e molti specchi d’acqua si prosciugano, alcune specie di Pomacea trascorrono un periodo di estivazione seppellendosi – completamente o parzialmente – nel fango umido, in attesa di essere risvegliate dalle prime piogge (alle quali corrisponde in genere il momento della riproduzione). Per superare tali periodi, riducono al minimo la propria attività metabolica e supportano le funzioni vitali ricorrendo perfino a processi di tipo anaerobico (glicolisi). Tutte le specie che, invece, vivono in ecosistemi in cui il cibo e l’acqua sono costantemente presenti, non sembrano aver bisogno di un periodo di estivazione.
Delle 50 specie di Pomacea ufficialmente riconosciute, solo due sono facilmente reperibili sul nostro mercato: Pomacea bridgesi (Reeve, 1856) e Pomacea canaliculata (Lamarck, 1819). Di tanto in tanto vengono importati anche dei magnifici esemplari di Pomacea paludosa (Say, 1829), una specie che, essendo originaria della Florida, risulta particolarmente diffusa tra gli acquariofili statunitensi. I fuorvianti ed obsoleti nomi scientifici con cui questi Molluschi vengono commercializzati (es.: Ampullarius cuprina, Ampullarius australis, ecc.) creano purtroppo non poca confusione tra gli acquariofili, stanchi ormai di fare “di tutte le lumache un fascio” e desiderosi di sapere a quale specie realmente appartengano le loro Pomacea, viste anche le diverse preferenze alimentari di questi Gasteropodi. Eppure, le differenze anatomiche fra le tre specie appena citate sono numerose e facili da individuare osservando semplicemente le conchiglie (per una rapida identificazione vedi disegno sotto).
Disegni di E. Spada.
In particolare, distinguere P. bridgesi da P. canaliculaia può essere utile soprattutto per chi ha intenzione di ospitarle in acquari popolati da piante. In tal caso, infatti, P. canaliculata è la specie meno consigliabile, dal momento che dimostra una maggiore propensione a nutrirsi di vegetali freschi, mentre P. bridgesi preferisce detriti, alghe e foglie morte in fase di decomposizione. Si spostano col “piede” retrattile I colori della globosa conchiglia calcarea delle Pomacea – “costruita” dal Mollusco stesso mediante speciali secrezioni – possono variare notevolmente anche nella stessa specie. In genere, le colorazioni più frequenti nascono da combinazioni di giallo, marrone e rossiccio, con fasce scure più o meno numerose. La forma completamente gialla, ottenuta diversi anni fa dagli allevatori della Florida, è senza dubbio la più commercializzata ed amata dagli acquariofili. Particolarmente apprezzata è anche la più recente varietà bianca, chiamata volgarmente “ivory apple snail”.
La struttura anatomica delle nostre beniamine è semplice ma incredibilmente funzionale. La testa è dotata di quattro tentacoli: due cefalici che compiono esplorazioni a lungo raggio e due labiali che hanno come funzione primaria la ricerca del cibo. Gli occhi, posti in prossimità dei tentacoli cefalici, forniscono alle Pomacea una scarsissima capacità visiva (la percezione dei colori, ad esempio, è del tutto assente) e vengono utilizzati solo per l’orientamento verso le fonti di luce. In compenso, questi Gasteropodi possono avvalersi delle informazioni elaborate dai numerosi chemiorecettori e meccanorecettori presenti su tutto il loro corpo e particolarmente concentrati sui tentacoli. La locomozione è assicurata dal movimento strisciante di un ampio “piede” muscolare di colore bianco, coperto sulla parte superiore da macchioline giallo oro e rossastre. In caso di pericolo, o nei momenti di inattività, esso viene ritirato insieme al resto del corpo dentro la conchiglia, la quale viene poi sigillata da un robusto opercolo corneo di colore marrone scuro.
Foto di A. Mancini.
L’allevamento delle Pomacee in acquario non comporta particolari difficoltà, ma richiede in ogni caso degli specifici accorgimenti. Innanzitutto, la vasca deve avere un filtro meccanico-biologico potente, in grado di sostenere il rilevante “carico organico” rappresentato da questi Molluschi. Inoltre, deve essere ben coperta, poiché le lumache – soprattutto di notte – sono solite compiere delle lunghe escursioni fuori dall’acqua.
Il numero massimo di esemplari da poter ospitare dipende dallo spazio che abbiamo a disposizione. In genere, è preferibile riservare ad ogni Pomacea almeno 10 litri effettivi di acqua. I valori fisico-chimici di quest’ultima, a differenza di quanto riferiscono alcuni autori, hanno una fondamentale importanza. Un pH con valore 7-7,5 ed una durezza media sono ideali per le Pomacee, le quali troveranno in tali condizioni il calcio necessario per “generare” una conchiglia robusta. Un’acqua acida può invece determinare seri problemi (es.: conchiglia fragile e coperta di buchi, opercolo con crescita irregolare, ecc.), soprattutto nei momenti, come quello faticosissimo della riproduzione, in cui i Molluschi necessitano maggiormente di carbonati. Anche la temperatura, che dovrebbe oscillare fra i 20 e i 25° C, è un parametro fondamentale, poiché da essa dipende la longevità delle nostre beniamine.
Infatti, le Pomacea, che vivono costantemente a temperature troppo alte (es.: 26-30° C), presentano un metabolismo accelerato e terminano il proprio ciclo vitale con una certa rapidità (1-2 anni). Esistono ovviamente delle eccezioni: ci sono casi documentati di Pomacee vissute in acquari tropicali per ben 10 anni!
Gli amanti del laghetto dovrebbero tener presente che le temperature inferiori ai 10° C uccidono questi Molluschi in modo piuttosto rapido. Nel nostro Paese, quindi, l’unica stagione adatta per eventuali loro soggiorni all’aperto è l’estate. Si consideri, inoltre, che le nostre beniamine possono fuggire con estrema facilità dalle vasche all’aperto, rischiando di morire disidratate in qualche angolo del giardino.
Il cibo (es.: mangimi secchi in compresse o granuli, polpa di molluschi finemente triturata, verdure bollite, mangimi surgelati, ecc.) dovrebbe essere somministrato perlopiù dopo lo spegnimento delle luci (le nostre ospiti sono attive soprattutto nelle ore notturne, sebbene non disdegnino mai un pranzetto diurno), in quantità adeguata e con l’aggiunta periodica di un prodotto poli vitaminico a base di calcio. In effetti, un classico errore che si commette spesso con gli organismi acquatici è quello di non alimentarli a sufficienza. È bene rammentare, a tal proposito, che la carenza di cibo può indurre le nostre lumache, e in particolare P. canaliculata, a nutrirsi di piante.
Le Pomacea sono onnivore e mangiano volentieri anche le alghe, raspandole con pazienza grazie ai robusti dentelli presenti sulla loro “lingua” (detta radula), un organo facile da osservare quando i Molluschi si muovono attaccati ai vetri dell’acquario.
In questa foto sono messi a confronto il guscio di un individuo adulto selvatico (a destra) e di un sub-adulto della varietà domestica gialla (a sinistra). Foto di E. Spada.
Gestiscono abilmente le loro energie Le Pomacea possono stupire ed affascinare l’acquariofilo in più occasioni. È curioso notare, ad esempio, come queste sorprendenti lumache si dimostrino attive solo quando ne hanno realmente bisogno, ovvero quando necessitano di cibo o vogliono riprodursi. In caso contrario, si ritirano nella propria conchiglia, poggiate sul fondo, attaccate alle pareti dell’acquario o galleggiando a pelo d’acqua in modo a dir poco preoccupante (in realtà, sono delle vere maestre nell’utilizzare l’aria atmosferica per bilanciare la loro posizione alle varie quote). In altre parole, il comportamento di questi Molluschi dimostra un’innata abilità nell’ottimizzare le energie, riducendo al minimo gli sforzi superflui. Quando, ad esempio, si trovano in una zona alta della vasca e desiderano tornare sul fondo, preferiscono in genere lasciarsi cadere piuttosto che strisciarvi “faticosamente”, palesando in tal modo un’astuzia non comune fra gli organismi privi di un vero e proprio cervello.
Nel caso in cui, tuttavia, un esemplare destasse particolare preoccupazione perché inattivo e galleggiante da troppo tempo, si provi ad estrarlo dall’acqua e a toccarne l’opercolo. Se la muscolatura dell’animale lo ritrarrà, avremo una conferma sul fatto che la nostra lumaca è ancora viva; se invece l’opercolo fuoriesce con parte del corpo dall’apertura della conchiglia, senza trasmettere alcuna risposta muscolare alle sollecitazioni, potremo concludere che, purtroppo, la Pomacea è passata a miglior vita.
Oltre che di alghe le ampullarie si nutrono anche dei detriti sul fondo e sono perciò ottime “spazzine”. Foto di A. Mancini.
L’argomento “coinquilini” non dovrebbe mai essere sottovalutato. Pericolosi per l’incolumità delle Pomacea sono senza dubbio molti Ciclidi e, più in generale, tutti i pesci aggressivi o di buona taglia, dal momento che tendono a mordere i tentacoli ed il sifone delle lumache arrecando loro gravi danni e portandole sovente alla morte (le Pomacea possono rigenerare le parti danneggiate del proprio corpo, ma spesso l’organo ricostruito è ipotrofico). Le specie molto pacifiche e di piccole dimensioni (es.: Caracidi, piccoli Ciprinidi, ecc.) si dimostrano invece molto adatte alla convivenza. Anche i pesci bentonici sono consigliabili, ma solo nel caso in cui si scelgano specie piccole (es.: molti Corydoras) e si introducano pochi esemplari (troppi “spazzini” potrebbero sottrarre tutto il cibo ai Molluschi).
Per concludere, ricordiamo che questi Gasteropodi sono particolarmente sensibili ai prodotti chimici comunemente usati per curare le malattie dei pesci tropicali (es.: il “verde malachite”). Se i nostri pinnuti necessitassero di medicinali, sarebbe opportuno trasferire temporaneamente le Pomacea in un’altra vasca, così da scongiurarne la possibile intossicazione. L’Autore desidera ringraziare il dott. Stijn Ghesquiere, dell’Università di Maastricht, per la preziosa collaborazione fornita. Bibliografia:
– A. Mancini: “Les escargois géants (Ampullaires) dans l’aquarium” (1991)-Aquarama 122:32-33.
– A. Mancini: “L’acquario tropicale d’acqua dolce” (1999) – Editoriale Olimpia, Firenze.
– M.L.Tani: “Ospiti da conoscere meglio: I Molluschi d’acqua dolce” ( 1999) – “II mio Acquario” 14:38-42. Questo articolo è stato pubblicato sul numero 35 – Agosto 2001 – della rivista “il mio acquario” la quale ha concesso tale ripubblicazione. |