AcquaPortal ringrazia vivamente l’autore, Hans-Georg Evers, per aver permesso questa pubblicazione. Un maschio di un Ancistrus albino “giallo uniforme”. Alcune persone che mi vengono a trovare storcono un po’ il naso quando nel mio acquario vedono degli Ancistrus e scherzando mi chiedono: “sono morti?”. Altri invece si entusiasmano per tali pesci e vorrebbero allevare anche loro questi Siluriformi. Si sa che dei gusti non si dovrebbe discutere e così ormai la vedo anch’io. Perché? Leggete voi stessi! Quando alcuni anni fa l’esperto di Siluriformi dr. H.-J. FRANKE, purtroppo scomparso prematuramente, mi chiese se volevo fornire un articolo per uno dei suoi progetti, non immaginavo ancora che l’argomento da me scelto avrebbe toccato nel vivo molti appassionati. Il mio articolo sui “Siluriformi albini” (EVERS, 1992) provocò l’invio di numerose lettere: in particolare, una specie menzionata nell’articolo, per l’appunto l’Ancistrus sp. albino, improvvisamente salì al primo posto negli elenchi dei pesci ricercati dagli appassionati di Siluriformi. Nel frattempo siamo tutti invecchiati di qualche anno e in fatto di Ancistrus albini sappiamo molto di più. Ritengo sia giunto il momento di un consuntivo e soprattutto di fornire informazioni dettagliate sulla riproduzione.
Il nome specifico La fiaba degli abiti dell’imperatore è una delle mie preferite e il paragone “calza” piuttosto bene. Come faccio a sapere come si chiama il pesce se non presenta alcuna livrea? Persino per gli Ancistrus dalla livrea normale, noti in alcuni Paesi con il nome comune generico di “Loricaridi blu”, è difficile fornire il nome corretto della specie. Si può piuttosto supporre che si tratti di diverse specie raggruppate sotto lo stesso nome comune. Questo vale ancor più per gli esemplari albini. Allora è preferibile rendersi la vita più facile possibile e chiamare la specie Ancistrus sp. “Albino”. La specie? Purtroppo no, perché esistono almeno due diverse specie di cui negli acquari degli appassionati nuota una forma di allevamento (?) albina. Innanzi tutto abbiamo la specie da me presentata a suo tempo (EVERS, 1992), che raggiunge una lunghezza totale di circa 10 cm. I maschi portano una “barba” più volte ramificata e su un colore di fondo giallo carico, talvolta bianco, si riconoscono, distribuiti su tutto il corpo, dei punti lucenti che risaltano in maniera netta. Questi punti si notano anche nei “Loricaridi blu” dalla livrea normale ed è lecito supporre che questa forma albina forse derivi da quei pesci che ormai da tanto tempo alleviamo in acquario. In assenza del pigmento del corpo, osservando il pesce dall’alto si vedono gli organi interni color rosso sangue per trasparenza attraverso le placche ossee appena dietro il capo. Ricevetti i miei primi esemplari nel 1991 da Joachim ZEESE di Lipsia. ZEESE aveva all’epoca ottenuto questi pesci come presunti esemplari selvatici dal grossista “Zoologica” di Berlino est, riuscendo anche a riprodurli. Allora la “colorazione” arancio-gialla dei pesci, e in particolare la “macchia” rossa dietro la testa, mi entusiasmò. Questa caratteristica si nota anche nella seconda specie, che diventa più grande. Dei cosiddetti “giallo uniforme” ho già visto maschi con una lunghezza totale di 14 cm. Questi vecchi e imponenti esemplari presentavano sulla testa delle escrescenze molto pronunciate, ramificate una sola volta. Ma la caratteristica distintiva più evidente rispetto alla prima specie è l’assenza dei punti lucenti. Solo a volte si vedono appena scintillare dei lievi punti di questo tipo, soprattutto nella parte anteriore del corpo, ma di solito non si riescono a distinguere.
Certamente appare spropositata la richiesta di un allevatore professionista, che per il resto si occupa soltanto di Ciclidi del Tanganica e del Malawi, il quale offrì a un mio conoscente una “coppia di riproduttori” di questa forma al prezzo di 1500 marchi (circa 1,5 milioni di lire)! Di fronte a simili eventi dobbiamo ridere o piangere?
Questa specie è molto facile da riprodurre e anch’essa ha suscitato grande interesse nel nostro hobby. Ancistrus sp. “Tartaruga” raggiunge appena una lunghezza di circa 10 cm e purtroppo con l’età perde un po’ la bella livrea marezzata, scurendosi. Gli esemplari giovani di 3-5 cm che si trovano in commercio sono invece degli ospiti attraenti.
Sull’origine di questa forma, se si tratti di una forma di allevamento oppure di pesci d’importazione, non si sa nulla. Esigenze per l’allevamento Tutte le specie citate non sono propriamente difficili da allevare e una volta acclimatate non creano pressoché alcun problema. Questo va a beneficio soprattutto di chi inizia ad appassionarsi di Siluriformi. Gli esemplari selvatici delle ricercate forme L, dalla livrea appariscente, sono invece tutt’altro che consigliabili per il principiante, richiedendo nella maggior parte dei casi una mano piuttosto esperta. Gli albini in casa mia sono un tormentone. Mia moglie apprezza davvero tanto questi animali privi di pigmenti e così da molti anni nel mio impianto nuotano gli albini più disparati. Se in passato, per diversi anni, sono stati gli Xenopus laevis albini ad affascinare moltissimo mia moglie, qualche anno fa sono riuscito a convincerla a passare agli Ancistrus. Gli Xenopus proprio non sono di mio gradimento, mentre con i Siluriformi la mia tolleranza è decisamente maggiore!
Gli Ancistrus necessitano di molti nascondigli sotto forma di pietre sovrapposte, di gusci di noci di cocco e soprattutto di legni. Il legno viene rosicchiato incessantemente ed è probabile che sue minuscole particelle finiscano in continuazione nel tratto gastrointestinale dei Loricaridi. Ogni allevatore di questi pesci potrà comunque confermare che i legni di torbiera e simili immessi in acquario col tempo si riducono di volume e in casi estremi vengono in breve consumati fino a diventare sottilissimi. Lo stesso vale per le canne di bambù, che amo usare come cavità di deposizione per gli Ancistrus.
Dopo 2-3 anni le pareti delle canne sono sottilissime e devo procurami del bambù nuovo. Oltre a tutti i comuni mangimi secchi o in granuli, viene accettato particolarmente volentieri il cibo in compresse. Queste scendono rapidamente sul fondo e presto vengono “prese in consegna” dagli Ancistrus, che si affrettano a uscire dai loro nascondigli per roderle con energia, alzando un bel “polverone”. Pulci d’acqua e Cyclops congelati o vivi, larve rosse di zanzara, Mysis e Gammarus contribuiscono a un’alimentazione bilanciata, che richiede un’integrazione con sostanze vegetali. A tale scopo sono indicati i mangimi in scaglie e in compresse specifici, come pure piselli, cavoletti di Bruxelles, spinaci e lattuga; quest’ultima è il cibo meno indicato per via dei composti azotati che contiene. Ma si possono somministrare anche altre verdure: cavoli, rape crude, patate crude, carote, zucchine e tanto altro vengono avidamente sgranocchiati e scompaiono lentamente ma inesorabilmente nelle grandi bocche a ventosa. Così i Siluriformi trovano un’occupazione, durante la quale si lasciano osservare a lungo dall’acquariofilo; questi noterà così ben presto quando si preannunciano novità. La riproduzione L’elevato fabbisogno di cibo comporta un’intensa attività metabolica e quindi si consiglia di cambiare ogni settimana circa un terzo dell’acqua. Una potente pompa di circolazione dovrebbe anche creare una forte corrente: allora questi Siluriformi, a una temperatura dell’acqua di 25-28 °C, si sentiranno perfettamente a loro agio e ben presto le femmine produrranno uova. I maschi adulti non ci mettono molto a occupare un territorio al cui centro si trova la futura cavità di deposizione. Questa può essere costituita da una noce di cocco cava che presenti una sola apertura. Anche le canne di bambù dovrebbero essere aperte soltanto da un lato. Nei negozi specializzati si trovano anche degli oggetti cavi in ceramica, a imitazione di pezzi di legno, che solitamente presentano un’apertura laterale. Anche questo tipo di materiale viene accettato di buon grado dai maschi. Ben presto questi ricevono visite dalla femmina pronta a deporre, che cerca energicamente di penetrare nella cavità. Nel caso di esemplari giovani, le scaramucce per avere accesso alla cavità possono protrarsi a volte per settimane senza che venga deposto un solo uovo. Così la pazienza dell’allevatore viene messa a dura prova. È possibile aiutare ulteriormente i potenziali riproduttori con una buona alimentazione, alzando la temperatura dell’acqua di 2-3 °C e aumentando drasticamente la quantità di acqua da cambiare. Prima o poi giungerà il momento buono e il maschio si adagerà nella cavità su un piccolo grumo di uova, proteggendole con le grosse pinne pettorali quando l’allevatore curioso andrà a guardare con una torcia elettrica. Il numero delle uova deposte varia a seconda della specie. Il miglior risultato dei miei “giallo uniforme” sono stati 90 piccoli da una femmina, ma solitamente il loro numero è di circa 50-60. La varietà più bella è la più prolifica e arrivata a 150 uova. Dopo 4-5 giorni si schiudono larve con un sacco vitellino gigantesco, che viene consumato nell’arco di un’altra settimana o più. In questo lasso di tempo, a un certo punto scuoto la cavità di deposizione per fare uscire le larve, che poi faccio accrescere separatamente.
In questo modo evito di dover cercare più avanti i piccoli per tutta la vasca.
Anche gli adulti e gli esemplari giovani di una certa taglia vengono da me nutriti con Crostacei, sotto forma di Cyclops congelati. In fase di accrescimento i piccoli albini sono più sensibili dei loro cugini dalla livrea normale. Le drastiche alterazioni della qualità dell’acqua, l’arresto del filtro, il raffreddamento e l’alimentazione carente sono le più frequenti cause di insuccesso nell’allevamento degli avannotti. Dopo tre mesi i bebé di Ancistrus hanno “superato lo scoglio” e la loro lunghezza corporea di 2 cm si raddoppia nell’arco di altri 2-3 mesi. Non cedo mai troppo presto gli esemplari da me riprodotti, solitamente solo dopo 6 mesi. A quel punto misurano talvolta già 5 cm, sono di un arancio carico e mostrano dei pancini tondi. Un accrescimento accurato è l’essenziale conclusione della riproduzione dei pesci; questo vale per qualsiasi specie, che si tratti di Guppy, Discus o appunto di Ancistrus albini. La scelta dipende dal gusto del singolo appassionato! Bibliografa: – EVERS H.-G. (1992): Wels Albinos. Welsjahrbuch 1993: 28-32. Kollnburg. – HOLOTA K. (1993): Ancistrus aus Paraguay und Brasilien. D. Aqu. u. Terr. Z., DATZ,46(10): 621. Tutte le foto presenti in questo articolo appartengono a Hans-Georg Evers. |
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