Sono certo che sia difficile trovare un qualsiasi appassionato che non abbia avuto almeno un’esperienza nell’allevamento dei pesci rossi. Per tanti anzi la “preistoria” dell’acquario è una boccia di vetro dentro cui ha nuotato – per maggiore o minore tempo – uno di essi. Curioso invece è il fatto che, nonostante i tanti pesci rossi venduti ogni giorno, solo pochi si applichino alla loro riproduzione e circoli così poca letteratura sull’argomento. La vasca nella quale ho ottenuto il maggior numero di riproduzioni è un recipiente un po’ insolito: un vaso per piante che contiene circa 50 litri di acqua. L’allestimento segue grosso modo il sistema suggerito da Paolo Bernardi in “La vasca all’aperto sul numero di Maggio 2000 di Infoacquario”. In pratica si tratta di un sistema molto spartano in cui non è presente alcun filtro, ma solo un po’ di ghiaia per acquari disposta sul fondo e un buon numero di piante robuste disposte in alcuni vasi più piccoli.
Nel mio “laghetto” si trovano 7 esemplari di Carassius auratus (di cui 5 nati l’anno scorso e già attivi riproduttori), un piccolo numero di Planorbis planorbis e 5 esemplari di molluschi bivalvi, detti meno pomposamente “cozze” ai quali ritengo di dover gran parte dei risultati raggiunti: in particolare credo di aver individuato 1 esemplare di Unio sp. e 4 esemplari di Anodonta cygnea.
Queste “cozze” hanno il grandissimo pregio di essere degli ottimi filtratori e ognuna di loro è in grado di trattare ben 40 litri di acqua all’ora, purificandola da batteri, detriti organici e da quant’altro possa trovarsi in una vasca di pesci rossi. La portata del vantaggio la potranno a pieno valutare quanti gestiscano vasche all’aperto che non ignorano quanto sia difficile avere un’acqua praticamente cristallina.
Ovviamente la presenza di questi filtri naturali mi ha indotto a non usare pompe centrifughe o altri accessori perché avrebbero, secondo me, il solo effetto di costituire una concorrenza alimentare per i bivalvi. Nella vasca sono presenti poi una Nymphaea alba, esemplari di Salvinia auricolata e di Pistia stratioides e un Echinodorus muricatus che ha brillantemente superato l’inverno e che la scorsa estate mi ha perfino regalato uno scapo fiorifero. L’alimentazione dei pesci è la più varia possibile. Uso praticamente tutti i mangimi per i pesci tropicali, anche se preferisco impiegare mangimi con predominanza di componente vegetale, Artemie saline adulte vive, pastone fatto in casa a base di fegatini di pollo e di spinaci, mangimi in pellet specifici per pesci d’acqua fredda e Lemna minor che i pesci apprezzano tantissimo. Preferisco somministrare gli alimenti una volta al giorno e in quantità molto modeste. L’unica accortezza da usare per condurre la vasca in questione è un cambio parziale di circa 10/15 litri una volta la settimana, seguito, a distanza di uno o due giorni, da una somministrazione di lievito di birra e vitamine sciolte in acqua per poter integrare l’alimentazione delle cozze. Come si può notare questo metodo d’allevamento è poco impegnativo, economico e ricco di soddisfazioni. Come dicevo all’inizio, mi ha dato la possibilità di assistere a vari accoppiamenti e deposizioni di carassi. Nella mia vasca i pesci iniziano ad accoppiarsi a metà febbraio e vanno avanti praticamente senza soste fino a settembre o ottobre (ma siamo in Sicilia), producendo ogni volta svariate centinaia di uova giallo ambrate di circa 1,5 millimetri di diametro e così resistenti da poter essere prelevate dall’acqua direttamente con le dita anche senza usare particolari cautele. Le uova vanno tolte dall’acqua perché i riproduttori sono abilissimi cacciatori di caviale e credo che in una vasca piccola come la mia non sopravvivrebbe un solo pesce. Proprio a causa di questo inconveniente è molto utile intervenire subito dopo l’accoppiamento. L’evento è facilmente individuabile perché si noteranno dei “trenini” costituiti da una femmina/locomotrice alla cui cloaca sono attaccati col muso i maschi. I pesci si muoveranno velocemente finchè la femmina deporrà le uova e i maschi provvederanno ad una loro fecondazione. Una volta prelevate, le uova vanno trasferite in un recipiente contenente acqua della vasca. Possibilmente questa nursery dovrebbe essere bassa per favorire il riempimento della vescica natatoria degli avannotti con aria atmosferica all’atto della loro schiusa. L’alto numero di uova deposte, la constatazione che poche hanno subito danni nel prelievo e che solo una decina di uova su circa un migliaio si sono ammuffite, mi hanno indotto a portare avanti solo alcuni pesci per volta nella speranza di tirare su esemplari sani, ottenendo il minor numero possibile di perdite. Per recuperare facilmente le uova si può ricorrere al trasferimento di alcune piante galleggianti nelle cui radici esse rimarranno impigliate.
Dopo un periodo di tempo variabile tra i 2 e i 9 giorni (in funzione della temperatura) si schiuderanno le uova e verranno fuori delle larve che per un paio di giorni non si nutrono se non del loro sacco vitellino. A questo punto inizieranno i primi movimenti alla ricerca di qualcosa da sgranocchiare: all’inizio saranno utili gli infusori che dovrebbero essere presenti tra le radici delle piante ma è meglio provvedere ad una loro aggiunta; poi, dopo almeno due giorni, occorre passare ad un’alimentazione più “solida”, ma a questo punto abbiamo avuto tutto il tempo per fare schiudere i naupli di artemia salina. In mancanza di cisti di artemia è possibile nutrire anche con i vari mangimi in polvere o con pillole sbriciolate per pesci da fondo, anche se mi pare di aver notato un elevato tasso di mortalità tra i pesci allevati col solo secco. Cambi parziali modesti, ma quotidiani e passaggi in vasche via via più spaziose ci porteranno ad ottenere pesci resistenti, belli e longevi. L’unico inconveniente e che questi pesci sono piuttosto lenti nella crescita e per ottenere pesciolini di 2 centimetri ho dovuto aspettare circa 4 mesi. Spero di aver dato stimoli per un allevamento alternativo del pesce rosso che possa dare soddisfazioni anche ad altri. Quanto a me, resto in attesa di una riproduzione degli Anodonta di cui poter dare notizia successivamente. Bibliografia: – Bernardi P. La vasca all’aperto in Infoacquario n° 5 Maggio 2000; Germano Ferrara |
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Pesci Dolce
Ritorno alle origini: suggerimenti per una riproduzione alternativa dei pesci rossi
23/12/20140
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