L’acquario marino per invertebrati è considerato da molti come il coronamento della carriera di un acquariofilo, un sogno realizzabile, ma alla portata solo di chi ha dalla sua profonde conoscenze tecniche e notevoli mezzi economici.
Per chi, però, ha la pazienza di raccogliere gli organismi da solo nel nostro mare, esiste la possibilità di allestire, con spese esigue, un acquario dove ricostruire un biotopo marino nostrano ed allevare specie resistenti ed attraenti.
Un acquario marino alla portata di tutti, e che biologicamente ed esteticamente ha poco da invidiare al molto più blasonato acquario di barriera. In questo articolo verranno presentate le nozioni di base per chi fosse interessato ad intraprendere “la terza via ” degli acquariofili: l’acquario mediterraneo.
Dopo un lungo periodo di stagnazione, l’acquario marino sta vivendo un momento di grande auge nel nostro paese, sospinto soprattutto dai successi che acquariofili dell’Europa del Nord e degli Stati Uniti hanno raggiunto nell’allevamento degli Antozoi tropicali, ovvero coralli molli e duri.
Questo ha portato al boom dell’acquario di barriera, che da molti (ma non da tutti) viene considerato l’apoteosi della tecnica acquaristica. Oggi, è possibile allevare coralli tropicali in casa a due condizioni: possedere le adeguate conoscenze tecniche, che spesso richiedono la lettura di testi in lingua inglese o tedesca, ed essere pronti ad un investimento che spesso si può quantificare in numeri a otto cifre.
Questo articolo è stato scritto per mostrare che esiste un’altra via, autarchica, che porta all’acquario marino e che richiede minori conoscenze ed investimenti esigui, ma maggiore passione; una via che permette a chiunque voglia allestire un acquario marino, e sia armato solo di buona volontà, di farlo.
Questo, per me, è l’acquario che vedevo da bambino nelle case degli amici di mio padre e che stato canonizzato forse per la prima volta da Anton Dohrn alla fine del secolo scorso, quando costruì la stazione zoologica di Napoli (che consiglio vivamente di visitare a tutti gli acquariofili).
Questa via è quella dell’acquario marino mediterraneo. Io non posso ricordarlo, ma chi è più avanti di me con gli anni saprà che venti o trenta anni fa l’acquario marino mediterraneo aveva ben altra reputazione. I mediterranisti gestivano “acquari per invertebrati” molto prima che nascesse l’acquario di barriera, anche se con molto meno glamour.
Le ragioni per cui l’acquario mediterraneo è finito nel dimenticatoio possono essere diverse. Sicuramente, in campo acquariofilo, l’Italia soffre di un complesso d’inferiorità nei confronti della Germania. Negli anni Settanta i tedeschi avevano anche acquari mediterranei; quando gli stessi tedeschi si sono lanciati nell’acquario tropicale di barriera, noi bovinamente abbiamo seguito questo trend con quel gusto, tutto italiano, di cercare sempre quello che è più chic ed alla moda.
Inoltre, non esiste un interesse commerciale ed un business legati all’acquario mediterraneo, mentre l’acquario di barriera, dati i cospicui investimenti che richiede, costituisce una notevole fonte di guadagno. Ma è proprio compito delle associazioni acquariofile uscire da queste ottiche commerciali e mostrare all’appassionato che è possibile avere grandi soddisfazioni senza dover necessariamente investire dei capitali.
- 1 1) Gli animali mediterranei sono poco belli.
- 2 2) Per gestire un acquario mediterraneo è necessario un refrigeratore.
- 3 3) Gli organismi mediterranei sono di difficile reperimento.
- 4 La vasca per cominciare
- 5 Il full optional
- 6 Ecologia delle pozze di scogliera
- 7 La vasca
- 8 Allestimento e manutenzione
- 9 Cattura e trasporto degli animali
- 10 La vasca
- 11 Vasca aperta o vasca chiusa?
- 12 Il refrigeratore
- 13 Illuminazione
- 14 La circolazione d’acqua
- 15 Integratori
- 16 Maturazione della vasca
- 17 Raccolta degli organismi
1) Gli animali mediterranei sono poco belli.
Qui bisogna distinguere prima di tutto perché si allestisce un acquario. Se un acquario si allestisce solo in base a criteri estetici, piuttosto che nel tentativo di ricreare un ambiente naturale, e si tengono i pesci come fossero pappagalli o colorati uccelli tropicali allora, sicuramente, l’acquario mediterraneo ha un piccolo svantaggio.
Va anche detto che, a mio avviso, il numero dei mediterranisti è grandemente sottostimato. Questo perché molte delle persone che hanno un pezzo di mare nostrum in casa sono del tutto fuori dai giri di acquariofili “standard”.
Per la maggior parte si tratta di subacquei o pescatori (io stesso sono un pescatore subacqueo), persone che conoscono il mare per esperienza diretta, non mediata, e che vengono spinti verso l’acquario dalla voglia irrefrenabile di ricostruire in casa uno scorcio del mondo del silenzio al quale sono legati in maniera indissolubile.
Quasi tutti sono navigatori solitari, che mettono su le loro vasche senza l’aiuto di nessuno, da completi autodidatti, imparando dai propri errori ed avendo il buon senso di chi il mare lo conosce davvero come unico consiglio nella gestione.
Per questo sono cosi poco “visibili. Prima, però, di cominciare a parlare di possibili tipi di acquari mediterranei è importante distruggere quei preconcetti sbagliati che molti hanno e che, mi dispiace dirlo, sono per lo più inculcati (in buona fede o per calcolo) dai commercianti, mentre va rimarcato che la politica seguita dalle riviste del settore è diversa e molto più obbiettiva.
Anche se alcune specie di Labridi mediterranei e qualche altro pesce nostrano (come, ad esempio, Anthías anfias, Apogon imberbis, Euscarus cretense) sono coloratissimi, non si può certo dire che i pesci mediterranei in generale possano competere con i Pomacantidi, gli Ancaturidi ed i Chetodontidi tropicali (ferme restando le difficoltà che l’allevamento di questi pesci comporta rispetto ai resistenti pennuti nostrani).
Ma se si cerca solo il criterio estetico, allora io personalmente preferisco un acquario dedicato ai Ciclidi del lago Malawi, coloratissimi, resistentissimi, che vivono in acqua di rubinetto e si riproducono in cattività, oppure ai Killifish.
Questo discorso, però, non vale per gli invertebrati e chi è stato allo Zoomark ed ha visto la vasca allestita dalla Sirius Mare sa di cosa sto parlando. Gli invertebrati mediterranei non hanno assolutamente nulla da invidiare ai loro ben più blasonati parenti tropicali. Inoltre, l’acquario di barriera si basa principalmente sugli Antozoi, mentre spugne ed ascidie tropicali spesso hanno vita breve in acquario (qui cito Nilsen e Fossá).
Questo non è assolutamente vero per le specie mediterranee, e le spugne mediterranee sono tra gli ospiti più appariscenti, per le loro forme bizzarre ed i colori accesi, delle vasche nostrane, mentre la maggior parte delle ascidie sono animali resistentissimi.
Anche i Crinoidei mediterranei, anche se ben più delicati, sono comunque tranquillamente allevabili in un acquario ben gestito, contrariamente ai loro parenti tropicali. Quindi, usando specie nostrane è possibile allestire una vasca più variegata che, almeno a me che sono un biologo e conosco la sistematica, dà un maggiore senso di completezza.
2) Per gestire un acquario mediterraneo è necessario un refrigeratore.
Al di là del fatto che anche per gestire una vasca di barriera molto spesso è necessario un refrigeratore, questo è assolutamente falso. Con una scelta oculata delle specie da ospitare è perfettamente possibile gestire un mediterraneo senza refrigeratore (parlo per esperienza personale).
E per individuare le specie adatte non è necessaria una specializzazione in biologia marina, ma solo un po’ di buon senso. Le specie che in natura vivono nelle immediate vicinanze della superficie, o nelle pozze di marea, in natura sono soggette a enormi sbalzi termici e sono più resistenti alle alte temperature di molti delicati organismi tropicali, ma su questo torneremo più tardi.
3) Gli organismi mediterranei sono di difficile reperimento.
Gli organismi mediterranei sono di difficile reperimento in negozio. Ma ne è pieno il mare. Questa è la vera differenza tra chi ha un acquario mediterraneo e tutti gli altri acquariofili. Non si può avere un acquario mediterraneo senza bagnarsi i piedi e tirarsi su le maniche.
Non si può comodamente andare nel negozio preferito e comprare quel che si vuole, bisogna catturalo e catturarlo costa fatica, ci si sporca e ci costringe ad entrare in contatto con la natura vera, non quella addomesticata che si vede illuminata dai neon e le lampade ad alogenuri metallici.
Ma siamo sicuri che questo sia uno svantaggio? O, piuttosto, osservare gli animali mediterranei nel loro ambiente naturale non ci fornisce informazioni importantissime sul loro allevamento in acquario?
E poi vogliamo mettere la soddisfazione che dà avere in vasca un animale poco comune, che ogni volta che lo guardiamo ci ricorda la storia rocambolesca della sua cattura! Molti acquariofili non hanno la fortuna di vivere vicino al mare e mi si potrebbe obbiettare che questo rende impossibile l’approvvigionamento di animali. Ma via!…
Chi è che ogni tanto non vorrebbe farsi un fine settimana al mare, magari fuori stagione, lontano dalla confusione? In ogni caso, sono presenti ora sul mercato alcune ditte di pescatori professionisti che catturano animali per l’acquario mediterraneo e che (non senza qualche difficoltà) possono rifornire l’appassionato di specie particolari, di difficile cattura, o che vivono solo in particolari aree geografiche.
A questo punto voglio presentare due tipologie di acquari mediterranei, quella di minima, che si prefigge di ottenere una comunità bilanciata con una spesa molto contenuta, e quella di massima, per chi vuole una vasca che gli consenta di allevare qualunque tipo di invertebrato.
Dettagli sull’allestimento di questi due tipi di vasche verranno poi presentati nelle parti seguenti.
La vasca per cominciare
Questa vasca ospiterà animali che non richiedono refrigerazione e quindi ricrea un ambiente di scogliera superficiale. La vasca sarà una vasca aperta illuminata con una semplice lampada economica a spettro solare (ma non una lampada ad incandescenza!); la vasca aperta evita il surriscaldamento e consente in estate di installare un ventilatore.
Vasche a partire da 50-70 L possono essere sufficienti se si fa attenzione a non sovrappopolarle. L’uso di acqua di mare naturale e rocce vive è praticamente un imperativo (tanto al mare bisogna andarci comunque).
Solo chi ha allestito acquari usando acqua “viva”sa quanto questo contribuisca a creare un ambiente stabile in vasca. Le specie da ospitare saranno scelte tra quelle resistenti degli strati superficiali e possibilmente di piccole dimensioni.
Ottimi sono i simpatici piccoli Blennidi che vivono in natura nei fori delle rocce e diventano docilissimi, i succiascoglio (Lepadogaster), piccoli Gobidi, peperoncini (Tripterygion) e, se si ha a disposizione più spazio, i coloratissimi Labridi (Coris, Thalassoma, Xyrríchtys).
Come invertebrati sono adatti piccoli paguri e gamberetti Paelemon, attinie, alcune ascidie e quant’altro si può trovare sotto il pelo dell’acqua. Come alghe, oltre a quelle che cresceranno sulle rocce vive, particolarmente consigliabile, per chi riesce a procurarsela, è Caulerpa taxifolia.
Se l’acquario viene riempito con rocce vive ed acqua di mare, il filtraggio potrà essere semplicemente fornito da un filtro biologico classico o da un filtro esterno. Un’ulteriore pompa, o un potente aeratore, smuoveranno l’acqua (al limite se ne può fare a meno se si usa un filtro esterno di buona portata).
L’acquario non ha bisogno d’altro. Ovviamente, non dimenticarsi dei cambi parziali!
Questi possono essere fatti tranquillamente con acqua di mare sintetica stagionata. In questo modo, con pochissima spesa, sarà possibile ricostruire una microscogliera con la moltitudine di animaletti che la abita, fonte di infinite osservazioni e che, se ben organizzata, sarà anche molto gradevole esteticamente.
Il full optional
Quello che vado a descrivere ora è la Rolls Royce degli acquari marini mediterranei; fare un confronto con un acquario di barriera di dimensioni equivalenti è molto interessante, soprattutto per quel che riguarda i costi.
La vasca: una vasca in vetrocamera. Consente di risparmiare sulle spese di refrigerazione. Forma a piacere. Aperta o chiusa è equivalente, ma una vasca aperta consente di lavorare meglio quando si posizionano nuovi invertebrati o si deve cambiare qualcosa nell’arredamento per qualche ragione (attività questa da limitare al massimo!). Una vasca in vetrocamera è più costosa rispetto a quella in un acquario di barriera. Con un po’ di abilità, però, si può trasformare una vasca normale (vuota) in una in vetrocamera con modica spesa.
Refrigeratore: se la vasca è in vetrocamera, lo stesso modello che si userebbe per una vasca di barriera di capienza analoga. Questa è la vera spesa per un acquario mediterraneo; spesso il refrigeratore costa più di tutto il resto dell’attrezzatura messa insieme.
Riscaldatore: ovviamente assente.
Illuminazione: questa è la differenza più consistente tra i due tipi di allestimento. Se si escludono le poche specie di alghe che vivono molto vicine alla superficie (ad es. Ulva lactuca), nessun organismo mediterraneo necessita di forte illuminazione e molti sono sciafili; quindi, un neon a spettro solare od un paio di lampade a risparmio energetico a spettro solare (per le vasche aperte) sono più che sufficienti. Che differenza rispetto ai costi dell’illuminazione di una acquario di barriera con HQI, luci attiniche e plafoniere dal prezzo a sette cifre!
Rocce vive: nell’acquario di barriera rappresentano una delle spese principali e sono assolutamente irrinunciabili. Nel mediterraneo, se si riempie la vasca con acqua di mare naturale hanno una funzione più che altro estetica; se, invece, la vasca è riempita con acqua sintetica, sono assolutamente necessarie per “inoculare” l’acquario. Tanta fatica ma costo zero.
Reattore di calcio: inutile. Gli organismi mediterranei calcificano molto più lentamente di quelli tropicali. Chi vuole, può usare aragonite nel filtro o come materiale fondo. Potrà, al massimo, essere necessaria un’integrazione saltuaria di calcio, che si può ottenere con i soliti metodi noti dall’acquario di barriera.
Pompe ad intervalli per simulare onde e maree: inutili. Molti degli organismi da ospitare provengono da profondità dove le correnti cambiano lentamente e l’idrodinamismo delle onde non arriva.
Schiumatoio: anche se non assolutamente indispensabile, non può mancare in un allestimento “di lusso”. Comunque, basta un modello che faccia il suo lavoro onestamente senza dover ricorrere ai “mostri” che si usano in acquari di barriera “berlinesi”, dove la necessità di contenere i nitrati e l’assenza di un filtro biologico impongono un’efficientissima schiumazione, con i relativi costi che questa comporta.
Filtro: non essendo ancora presenti in letteratura dati riguardo ad allestimenti mediterranei con il sistema “berlinese”, direi che per essere sicuri vale la pena di metterlo. Il massimo del lusso è un postpercolatore, che riceva l’acqua in uscita dallo schiumatoio o un filtro a letto fluido collegato sempre all’uscita dello schiumatoio. Gli organismi mediterranei non sono particolarmente sensibili ai nitrati, per cui non esiste nessuna controindicazione all’uso di un filtro biologico.
Denitratore: inutile (vedi sopra).
Controllo del PH in continua: quasi inutile, ma se proprio si vuole …
Controllo del potenziale redox in continua: come sopra.
Questo tipo di vasca consente di allevare quasi tutti gli organismi sessili del mediterraneo, cosi come quelli pelagici o bentonici, nei limiti delle loro dimensioni, esigenze alimentari e compatibilità.
Le potenzialità di un sistema del genere sono praticamente infinite; lo sviluppo di forme di vita, soprattutto se si usano acqua “viva” e rocce prese dal mare, stupefacente e le possibilità di fare osservazioni di tipo biologico, illimitato. L’impatto visivo di una vasca del genere non è descrivibile a parole.
Spero di aver reso chiaramente quali sensibili risparmi ci siano nell’allestimento di un acquario mediterraneo full optional rispetto ad un acquario di barriera. Ovviamente, procurarsi gli animali è molto più complicato, ma chi ha soldi da spendere ed un negoziante di fiducia può convincere questo a rivolgersi alle ditte che pescano animali mediterranei per un ordine dedicato.
Se si crea un piccolo mercato, questo sicuramente potrebbe spingere qualche grosso negoziante a tenere una vasca mediterranea sempre fornita, con grosso sollievo per gli appassionati.
Normalmente, si pensa all’acquario marino come ad un regno accessibile solo ad acquariofilo che, oltre a notevoli conoscenze tecniche e tempo da dedicare alle proprie vasche, dispongono anche di ingenti risorse economiche.
Questo è sicuramente vero nel caso dell’acquario tropicale di barriera, dove gli investimenti richiesti sono tali da scoraggiare quasi chiunque dal tentare l’allestimento o, ancora peggio, spingendo l’appassionato a cercare soluzioni “di fortuna”, destinate ad un sicuro fallimento.
Anche il classico acquario “per soli pesci”, una soluzione considerata da molti assolutamente “out”, per poter funzionare ragionevolmente richiede comunque spazi maggiori e spese decisamente più consistenti rispetto ad una vasca d’acqua dolce.
Come visto nel mio primo articolo, io propongo una soluzione che permette, a chiunque abbia voglia di bagnarsi i piedi, di ricrearsi un angolo di ambiente marino, un vero piccolo ecosistema, con spese esigue, addirittura inferiori a quelle necessarie per l’allestimento di un acquario d’acqua dolce.
Ho battezzato questo mio progetto “la scogliera da tavolo” e l’ambiente da ricreare è quello delle pozza di scogliera o del primo metro di profondità del nostro mare. Si tratta di un approccio minimalista che, si propone di ridurre le spese e la manutenzione necessarie, permettendo di allestire acquari anche di poche decine di litri da poter sistemare, magari, su di una scrivania (da qui la definizione “da tavolo”).
Ecologia delle pozze di scogliera
Le pozze di scogliera sono quelle zone che sicuramente, tutti avrete visto; sono corpi d’acqua salata di dimensione variabile, che non sono in comunicazione diretta e costante con il mare aperto e che, a dispetto di condizioni tutt’altro che stabili, ospitano, comunque, diverse forme di vita.
Le temperature nelle pozze di scogliera raggiungono, e talvolta superano, i 30°C d’estate; la qualità dell’acqua è necessariamente cattiva e le condizioni mutano velocemente. Gli organismi che riescono a sopravvivere in queste condizioni, sopravvivono anche in qualunque acquario.
Solo leggermente pił esigenti sono gli organismi che, d’estate, si possono trovare nel primo metro d’acqua sulle scogliere esposte al mare aperto, ma la loro resistenza alle alte temperature, il problema pił grande che si ha nell’allevare animali mediterranei, è comunque garantita.
Queste zone sono caratterizzate da una rigogliosa crescita algale, talvolta costituita da alghe filamentose, e particolarmente quando la qualità dell’acqua non è buona, e da una popolazione animale, di interesse acquariofilo, costituita principalmente da attinari (Actinia aequina, il comune pomodoro di mare, e Anemonia sulcata), gamberetti Paelemon, piccoli paguri, Blennidi di vario tipo e Gobidi come Trypterigion e Lepadogaster.
Nello stesso ambiente vivono anche diversi Labridi quali Coris julis e Thalassoma pavo, piccoli serranidi (ma ovviamente non gli Anthias!) e svariati saraghi, tra cui particolarmente attraente è il Sarago fasciato; queste specie, però, richiedono una vasca di almeno 80-100 cm.
Infine, un pesce molto colorato e che si mostra resistente alle alte temperature è Xyrrichtys novacula. Comunque, all’acquariofilo non sarà richiesta alcuna particolare conoscenza di sistematica nell’allestire un acquario “di scogliera”. Siccome gli organismi se li dovrà procurare da solo, qualunque cosa riuscirà a catturare d’estate nelle pozze, o a bassissima profondità, sarà adatta!
La vasca
Si può utilizzare una normale vasca in tutto vetro, o con plance termoformate, a patire da una quarantina di litri. La mia “scogliera da tavolo”, però, è una piccola vasca aperta, meglio quadrata, illuminata da una lampada da tavolo dotata di una lampada fluorescente a risparmio energetico con spettro simile, a quello della luce solare.
Questo per due ragioni; la prima è che una vasca aperta si surriscalda meno ed è possibile, in estate, applicare un ventilatore; la seconda è che risulta più economica. E’, comunque, importante coprire la vasca con una rete a maglie larghe perché tanti dei pesci che si intendono ospitare sono ottimi saltatori!
Il fondo sarà di un certo spessore (almeno 2-3 cm, meglio 4-5) di ghiaino o (meglio) sabbia corallina fine. in teoria sarebbe possibile far funzionare un acquario di questo tipo solo con rocce vive, sfruttando la colonizzazione batterica del fondo dovuta all’acqua di mare naturale come ulteriore filtro nitrificante.
Sto effettuando esperimenti in questa direzione, ma a chi non ha voglia di sperimentare consiglio di aggiungere un filtro biologico di dimensioni normali e riempito di comuni materiali filtranti. Questo farà salire i nitrati, ma gli animali che intendiamo ospitare sono abituati a ben peggio e non ne risentiranno.
Una vasca (magari autocostruita), una luce, una pompa per il movimento interno ed un piccolo filtro biologico. Non è necessario altro per allestire la nostra scogliera da tavolo.
Allestimento e manutenzione
E’ molto importante usare per l’allestimento rocce vive e acqua di mare naturale. L’acqua di mare naturale è ricca di microrganismi che accelerano la maturazione della vasca; inoltre, l’acqua di mare è immediatamente adatta per introdurre le rocce vive, mentre rocce vive immesse in acqua marina sintetica risentono, irrimediabilmente, delle differenti condizioni e perdono parte degli organismi incrostanti.
Molti sono contrari, ed a ragione, all’uso di acqua di mare in acquario, perché temono la presenza di sostanze inquinanti. Ma siccome, presumibilmente, l’acqua verrà prelevata dalle stesse zone dalle quali si preleveranno gli organismi da ospitare, questi dubbi mi sembrano infondati.
Basta non prenderla in un porto, allo scarico di una fogna, o alla foce di un fiume. Si consiglia di trasportare le rocce, vive utilizzando dei secchi o, come faccio io, quei contenitori che possono essere comprati in negozi di materiali agricoli, dove spesso si trovano le olive.
In questo modo, le rocce possono essere trasportate con l’acqua riducendo al minimo la perdita di materiale vivo. A chi riesce a procurarsela, consiglio vivamente di aggiungere uno o più ciuffi di Caulerpa taxifolia che, anche se non appartiene a questo ambiente, ha sicuramente una azione benefica sulla vasca.
Per l’allestimento si sistema prima il ghiaino, magari ci si può aggiungere della sabbia viva prelevata dal mare, quindi si versa l’acqua ed infine si mettono le rocce, badando che stiano fuori dall’acqua il minor tempo possibile.
La maturazione, di un acquario di questo tipo, grazie all’uso di acqua “viva” e di rocce in condizioni perfette è estremamente rapida. So, per esperienza personale, che attinie e gamberetti possono essere introdotti immediatamente. Per gli altri organismi attenderei un paio di settimane in via cautelativa.
Comunque, il maggior piacere nell’avere una vasca del genere, è osservare l’evoluzione delle forme di vita presenti sulle rocce vive.
Un regime di cambi parziali, che può andare dal 10% alla settimana fino al 10% al mese, a seconda della densità di popolazione, ed il rabbocco dell’acqua che inevitabilmente evapora con acqua d’osmosi, saranno gli unici interventi necessari.
Ovviamente, per i cambi d’acqua si potrà usare acqua sintetica, dato che l’acquario ormai è stato ampiamente inoculato, senza dimenticarsi che la densità del mediterraneo è di 1028 a 18°C, ovvero dei 37%o.
Cattura e trasporto degli animali
Il problema principale (o il divertimento principale, a seconda dei punti di vista) di chi ha un acquario mediterraneo è procurarsi gli organismi da ospitare. Le rocce basta prenderle, le attinie si trovano attaccate alle rocce e vanno scalzate delicatamente lavorando il loro piede; per altri organismi sessili, può essere necessario uno scalpello ed un martello.
I pesci possono essere catturati in tre modi: con la lenza, badando a limare l’ardiglione dell’amo, con il retino, un metodo, questo, che funziona abbastanza bene con i piccoli Blennidi e con i Tripterygion, ma che è destinato a fallire con i pesci che sono rapidi nuotatori, o con le nasse. Devo, però, dire che quest’ultimo sistema, nelle mie mani, si è sempre rivelato poco efficiente.
Nella precedente sezione ho presentato il progetto di una “scogliera da tavolo”, un acquario da allestire in massima economia per poter osservare in casa un piccolo ambiente marino.
L’ultimo articolo della serie intende guidare l’appassionato che, possedendo adeguate risorse economiche, decide di allestire un acquario ‘full-optional’ che gli permetta di allevare anche organismi più esigenti o di acque più profonde.
Premetto che forse il problema più grande dell’acquario mediterraneo è la convivenza tra organismi diversi e la scelta di un buon assortimento di specie. Lo spazio mi impedisce di entrare nei dettagli del problema, ma per prevenire gli errori più comuni si tenga almeno presente che generalmente “pesce grande mangia pesce piccolo”, che i grossi invertebrati urticanti sono pericolosi per piccoli pesci lenti e che grossi invertebrati vagili come ad es. le aragoste sono incompatibili con una delicata fauna sessile.
Infine cefalopodi e cavallucci di mare – per ragioni diametralmente opposte – non possono assolutamente essere allevati in acquari di comunità. Voglio anche fare un appello alla coscienza ambientalista dell’acquariofilo: si eviti di allevare animali che nei nostri mari sono diventati rari e raggiungono dimensioni tali da renderne impossibile l’allevamento nelle vasche domestiche, in modo particolare le cernie che da giovani possono essere facilmente catturate vittime della loro curiosità.
In generale, due tipi diversi di persone si affacciano all’acquario mediterraneo: il pescatore di superficie ed il subacqueo. Queste persone si rivolgono verso tipologie di vasche diverse che richiedono anche accorgimenti tecnici diversi. In generale il pescatore vorrà una vasca abitata da pesci spettacolari (grossi labridi, murene, etc …) e grossi invertebrati come le aragoste.
Il subacqueo vorrà invece cercare di ricreare un ambiente marino con molta fauna sessile. È ovvio che il carico biologico nel primo caso sarà maggiore che nel secondo. Parlerò della vasca “per soli pesci” solo brevemente.
In realtà la maggior parte dei pesci mediterranei sono alquanto resistenti a condizioni non ottimali dell’acqua ed un potente filtro biologico insieme a frequenti cambi parziali ed un buon movimento dell’acqua sono sufficienti a gestire una vasca di questo tipo. Si può utilizzare quindi il classico filtro biologico, un filtro bagnato-asciutto, un percolatore o un filtro a letto fluido.
Per un filtraggio puramente biologico, forse il filtro a letto fluido rappresenta il sistema migliore per l’efficienza e lo scarso ingombro. In ogni caso, il filtraggio migliore in assoluto per questo tipo di vasca -in particolare se sovraffollata o contenente pesci grandi e voraci- è uno schiumatoio con post-percolatore che permette di gestire anche carichi biologici elevati.
Allevare organismi sessili come spugne, Briozoi, Ascidiari e Antozoi richiede invece una qualità dell’acqua decisamente migliore e sistemi per mantenere basso il carico biologico.
Per lungo tempo si è utilizzato il classico filtraggio biologico coadiuvato magari da uno schiumatoio. Questo sistema è ancora valido, ma richiede una certa attenzione nei cambi parziali per evitare che il carico organico aumenti eccessivamente e che gli invertebrati sessili siano soffocati dalle alghe epifite.
Ultimamente ha preso piede un sistema detto “berlinese” che prevede la completa assenza di un filtro biologico, l’uso di rocce vive come unità filtranti naturali coadiuvate da un potente schiumatoio.
Il vantaggio di questo sistema è che l’acqua viene depurata in maniera “naturale” dalla complessa flora batterica presente su e all’interno delle rocce vive, le sostanze organiche disciolte o particolate vengono utilizzate in parte dalla microfauna presente sulle rocce vive ed in parte vengono eliminate dallo schiumatoio.
Se il carico organico è limitato (pochi pesci non eccessivamente voraci), questo sistema assicura una maggiore stabilità all’acquario ed un limitato accumulo di sostanze di rifiuto che consente di diradare in maniera significativa i cambi parziali.
Questo è un vantaggio in modo particolare in vasche di grandi dimensioni. Il sistema berlinese è utilizzato largamente per la conduzione di vasche di barriera tropicali.
La mia esperienza, e quella di altri appassionati, ha mostrato come lo stesso sistema può essere utilizzato con successo anche per la gestione di acquari mediterranei. Analizziamo, ora, in dettaglio le varie componenti necessarie al nostro acquario mediterraneo.
La vasca
Esistono varie possibilità, ma per un acquario mediterraneo è consigliabile utilizzare una vasca in vetrocamera perché consente un buon isolamento termico e quindi consistenti risparmi per quel che riguarda le spese di acquisto ed i consumi del refrigeratore.
Una vasca in vetrocamera è fatta come una finestra con doppi vetri. La vasca vera e propria è circondata da vetri di 5 mm distanziati di circa 1 cm dal vetro principale. Il tutto è sigillato in modo da creare una camera d’aria stagna tra i doppi vetri. Oltre a servire da isolante, questo evita la formazione di condensa sul vetro nelle giornate umide d’estate.
Un sistema più economico (ma meno efficace ed alquanto antiestetico) per isolare la vasca è circondarla di pannelli di polistirolo di alcuni cm di spessore lasciando libero solo il vetro frontale, o tappando anche il vetro frontale quando non la si osserva.
Vasca aperta o vasca chiusa?
Esistono ragioni pro e contro entrambe le soluzioni. Un vasca aperta è decisamente più bella, consente l’uso di uno schiumatoio esterno e facilita la manutenzione ed il piazzamento delle rocce e degli invertebrati. Ha però due difetti.
Il primo è che i pesci saltano, in modo particolare se sono rincorsi da altri pesci o se non si sentono al sicuro.
Il secondo è che si ha una notevole evaporazione che d’estate può essere di svariati litri al giorno.
Un ulteriore punto è se sia il caso o no di predisporre una vasca posta sotto la vasca principale nella quale alloggiare lo schiumatoio. Questa soluzione offre degli indubbi vantaggi estetici perché permette di celare alla vista tutta l’attrezzatura tecnica.
Inoltre, siccome le proteine che devono essere eliminate dallo schiumatoio si accumulano sulla superficie dell’acqua, il vano di tracimazione permette che lo schiumatoio purifichi principalmente l’acqua di superficie. Questo però può essere ottenuto anche utilizzando uno schiumatoio esterno tramite un piccolo trucco, spiegato più avanti.
Inoltre, il sump aumenta la capacità effettiva della vasca.
Al giorno d’oggi non è necessario forare il vetro di fondo per avere un sump. Esistono dei sistemi in PVC prodotti da varie ditte che possono essere appesi all’esterno della vasca (aperta) e pescano acqua superficiale.
Il sump ha due principali svantaggi.
Il primo è che per funzionare richiede una pompa con una notevole prevalenza (almeno 2 metri).
Il secondo è che l’evaporazione anche di pochi litri d’acqua causa una variazione sensibile nel livello del sump rischiando di compromettere il funzionamento dello schiumatoio per cui si è costretti a rabbocchi quasi quotidiani.
Per quel che riguarda la forma della vasca ognuno può scegliere quella che meglio crede. Vasche con altezze di 50-60 cm, simili a quelle che si usano per ricostruire minireef, offrono però il vantaggio di poter creare facilmente zone con diversa intensità di illuminazione consentendo di allevare sia organismi che prediligono l’ombra sia alghe superiori.
Per quanto riguarda le dimensioni in generale vale il concetto del “più grande è… meglio è!” ma va anche tenuto presente che le spese di gestione per vasche molto grandi e lo sforzo necessario per i cambi d’acqua sono considerevoli. Bisogna quindi stare attenti a non fare il passo più lungo della gamba! Vasche tra 200 e 300 litri rappresentano un compromesso ideale.
Il refrigeratore
Dopo la vasca, il refrigeratore è secondo per importanza tra gli accessori necessari ad allestire un mediterraneo. Inoltre il refrigeratore rappresenta la spesa più ingente alla quale va incontro l’appassionato nell’allestimento di queste vasche e spesso costa da solo più di tutto il resto dell’attrezzatura messo insieme.
È anche possibile costruirsi un refrigeratore in casa, ma non è cosa semplice e non sono io la persona adatta a dare consigli a riguardo. Il refrigeratore consente un enorme salto di qualità ampliando moltissimo la gamma di organismi allevabili.
Il refrigeratore funziona sfruttando lo stesso principio del frigorifero: una serpentina raffredda l’acqua che circola al suo interno mentre un’altra, posta all’esterno, si riscalda e viene raffreddata da un ventola.
Il refrigeratore quindi è una pompa di calore, con effetto dall’interno della vasca verso l’esterno. Questo ha una fondamentale conseguenza: il refrigeratore raffredda la vasca, ma scalda la stanza nella quale la vasca si trova e cioè cedendo esattamente la stessa quantità di calore che ha assorbito dalla vasca.
Per avere una idea di quanto un refrigeratore può riscaldare l’ambiente, va tenuto presente che i modelli in commercio hanno un wattaggio che varia dai 300W ai 900W.
Quindi è sconsigliabile piazzare l’acquario in stanze molto piccole. Inoltre, in generale, tutti i refrigeratori sono rumorosi a causa della ventola di raffreddamento. Questo va tenuto in considerazione prima di installare la vasca studiando bene dove posizionare il refrigeratore. Posizionarlo nel mobile sotto l’acquario è assolutamente sconsigliabile perché il piccolo vano si riscalderebbe moltissimo.
La soluzione ideale sarebbe posizionare la vasca a lato di una finestra e posizionare il refrigeratore sulla finestra o su un mobile ad altezza finestra in modo che espella l’aria calda all’esterno.
I refrigeratori sono disponibili in varie potenze. Nel comprare un refrigeratore va controllato tra le caratteristiche tecniche un parametro detto Delta-T che indica la differenza massima di temperatura che il refrigeratore riesce a generare e che ovviamente varia con la capienza della vasca.
Ad esempio, si può avere un refrigeratore che ha un Delta-T di 10 °C per 200 l e 5 °C per 300 l. Se la temperatura è stabile sui 30 °C, porterà 300 l a 25 °C e 200 l a 20 °C quindi andrà bene per un tropicale da 300 l ed un mediterraneo da 200 l.
Va anche tenuto presente che una vasca in vetrocamera aumenta l’efficienza del refrigeratore di circa il 50%.
Il refrigeratore va collegato ad una pompa da posizionare a valle di un piccolo filtro meccanico (si può mettere una cartuccia di spugna attaccata alla pompa) per evitare che si intasi. La pompa dovrebbe avere una potenza di almeno 1000 l/h per evitare che l’acqua in uscita si raffreddi eccessivamente ed una prevalenza adeguata alla posizione del refrigeratore.
Recentemente sono stati messi in commercio refrigeratori che sfruttano le celle di Peltier e quindi totalmente elettronici. Sono adatti solo a vasche da circa 100-150 litri ed hanno il vantaggio di essere silenziosissimi e relativamente economici. Non ho esperienza diretta di questi nuovi refrigeratori che rappresentano un promettente campo di sviluppo per l’acquariofilia mediterranea. Continua nella prossima parte….
Illuminazione
La differenza principale tra un acquario mediterraneo ed un acquario marino tropicale è nell’illuminazione. I coralli costruttori “mangiano” luce e necessitano di lampade HQI o parchi di neon per una potenza complessiva di oltre 1 W/litro.
Gli organismi mediterranei più interessanti sono tutti sciafili, ovvero amano l’ombra. Dal loro punto di vista l’illuminazione è del tutto dispensabile. Per ricreare la luce di un ambiente di profondità, bisognerebbe usare una debole illuminazione a forte dominante blu, come quella creata dalle lampade “Blue moon”, ma gli organismi sessili non se ne hanno a male se s’illumina l’acquario con dei neon a spettro solare che permettono all’acquariofilo di godere dei loro colori.
Personalmente ho due acquari aperti. Uno non ha illuminazione e per l’altro uso lampade compatte a spettro solare per 0,20 W/litro; si può però tranquillamente ridurre il wattaggio. In pratica un singolo tubo fluorescente lungo quanto la vasca è una scelta ottimale. Per ricreare un ambiente più naturale è consigliabile variare il fotoperiodo da 8 ore d’inverno a 14 d’estate.
La circolazione d’acqua
Per la gestione otimale degli acquari di barriera, si richiede che la direzione della corrente vari durante il giorno ed esistono simulatori d’onde o di marea tramite circuiti elettronici guidano l’accensione e lo spegnimento di più pompe.
Questi artifici sono sicuramente utili per l’allevamento d’organismi superficiali che risentono in modo particolare del moto ondoso e delle maree. Le maree nel mediterraneo hanno intensità minore e sono irregolari e quasi tutti gli organismi che s’intendono allevare provengono da profondità alle quali gli effetti del moto ondoso non sono cosě marcati.
Rimane quindi da dimostrare che questi sistemi siano effettivamente utili in un acquario mediterraneo. In generale una circolazione costante di 5-10 volte il contenuto della vasca ogni ora è più che sufficiente.
Integratori
Nei negozi d’acquariofilia è possibile trovare una. enorme di sostanze d’ogni tipo da aggiungere all’acquario per reintegrare elementi che presumibilmente sono assorbiti o spariscono. è possibile acquistare integratori di Calcio, Magnesio, Stronzio, Iodio, oligoelementi, aminoacidi, vitamine, acidi grassi-insaturi etc…
Alcune di queste sostanze effettivamente sono assorbite dagli organismi in acquario, l’utilità di altre è quanto meno dimostrare e talvolta i “cocktail” proposti sono molti più frutto dell’alchimia che di reali considerazioni d’ordine biochimico.
Il problema principale è che l’acquariofilo non ha alcun sistema per misurare la concentrazione e quindi la scomparsa di molte di queste sostanze ed ognuno inventarsi la propria filosofia.
La mia è che nell’acquario meno sostanze chimiche entrano e meglio è; per questo motivo non aggiungo integratori d’alcun tipo e mi limito a cercare di effettuare spesso dei piccoli cambi parziali con acqua di mare naturale.
Solo occasionalmente aggiungo oligoelementi, se nell’acquario sono presenti Ascidiari che, notoriamente, accumulano enormi quantità di Vanadio. Voglio anche far notare che recentemente Alf Jacob Nielsen ha pubblicato i risultati dello studio di un acquario dove, per 18 mesi, non ha aggiunto nient’altro che acqua calcarea ed ha potuto osservare comunque una notevole crescita di coralli duri.
Perciò a chi vuole utilizzare integratori consiglio di usarli con parsimonia perché tutti i metalli pesanti sono tossici in alte concentrazioni e troppo è peggio che troppo poco. Dei vari elementi, quelli il cui bio-utilizzo è meglio noto sono gli elementi del secondo gruppo dei metalli (Calcio, Magnesio e Stronzio) e lo Iodio. Calcio, Magnesio e Stronzio sono utilizzati dagli animali che depositano carbonati per costruirsi il proprio scheletro.
L’aggiunta regolare di questi elementi in un acquario con coralli costruttori è assolutamente indispensabile. Questo può avvenire tramite acqua calcarea, integratori liquidi di vario tipo o un reattore di Calcio.
Vantaggi e svantaggi dei diversi metodi sono stati discussi in dettaglio molte volte in altre sedi e non saranno ripetuti qui.
Voglio riportare quella che è la mia esperienza personale in acquari mediterranei, che può contrastare con quella d’altri appassionati e va presa per quello che è: una posizione personale.
A mio avviso, la fissazione del Calcio in un acquario mediterraneo non è tale da giustificare l’uso di sistemi di reintegrazione massicci, come acqua calcarea o reattori di Calcio. Inoltre, la fissazione del Calcio in un acquario mediterraneo avviene principalmente a causa delle alghe coralline, che fissano anche una notevole quantità di Magnesio.
Ho la fortuna di potermi procurare facilmente acqua dolce pulita (cioè priva di nitrati). Mi limito a reintegrare l’acqua evaporata con acqua dolce dura che reintegra Calcio, Magnesio e carbonati. è un sistema eretico, ma io mi trovo bene.
Per quanto riguarda lo Iodio, è indubbio che l’acqua di mare contenga Iodio e che questo sia poco stabile. è però altrettanto indubbio che in dosi eccessive lo Iodio è un potente veleno. Io preferisco farne a meno.
Maturazione della vasca
Nell’allestimento d’acquari marini tropicali si consiglia di non cominciare a popolare la vasca prima di tre mesi dall’allestimento. Le mie esperienze con il sistema berlinese nel mediterraneo sono troppo poche per dare dei tempi e sicuramente questi variano a seconda che si usi acqua marina sintetica o naturale e dalla qualità delle rocce vive.
In generale, vale la regola di inserire prima gli organismi più resistenti e poi quelli più delicati. Quindi entreranno nella vasca prima i pulitori (piccoli paguri, gamberetti Paelemon etc..), poi i pesci, ma non tutti insieme- e quindi gli organismi sessili più delicati.
Raccolta degli organismi
I pesci possono essere ottenuti in vario modo: in immersione spingendoli verso un guadino, con nasse, con ami dall’ardiglione molato o aspettando sul molo i pescatori che tornano per vendere il pesce da zuppa. Gli organismi sessili ovviamente possono essere raccolti solo in immersione.
Voglio ricordare la legislazione vigente circa la raccolta di organismi marini: la raccolta di qualunque tipo di organismo con l’ausilio di autorespiratori è severamente vietata ed è reato penale. è vietata inoltre la pesca in immersione di crostacei e molluschi (tranne i cefalopodi) di interesse commerciale.
La raccolta in immersione con autorespiratori può essere effettuata esclusivamente da persone autorizzate (ad esempio i pescatori di coralli). è altresì vietata la pesca in apnea di notte e con l’ausilio di torce. Infine una serie di organismi sono protetti, tra questi il corallo rosso e Astroydes calycularis. Chi non si attiene a queste disposizioni rischia pesanti multe ed il sequestro dell’attrezzatura subacquea.
Esistono un paio di ditte che commercializzano organismi mediterranei a scopo acquariofilo. In alcune città è quindi possibile acquistare in negozio pesci ed invertebrati di difficile reperimento.
L’autore: Alessandro Cellerino, nato nel 1969 acquariofilo dal 1985 ma con un lungo periodo di stasi. Laureato in Scienze Biologiche presso la Scuola Normale Superiore di Pisa nel 1991. Ricercatore in Neurobiologia presso la Scuola Normale Superiore di Pisa dal 2000. Appassionato di acquario marino mediterraneo, Ciclidi e guppy show. Recentemente autore di un libro interessantissimo dal titolo “eros e cervello”, nel quale non manca nel fare riferimenti al mondo acquariofilo per spiegare alcuni concetti. Trovate altre informazioni sul libro qui: http://www.erosecervello.com
Visita il sito dell’A.I.A.M (Associazione Italiana Acquario Mediterraneo) per vedere foto, immagini e altri articoli interessantissimi!
Salve, quali sono queste ditte che vendono organismi mediterranei? Grazie.